10 MAG 2022 · @francescovala ci ha dato qualche elemento per capire cosa sta avvenendo in Sri Lanka. Lo avevamo sentito il 28 aprile e ancora non era caduto il governo ma i prodromi c'erano tutti e i moventi risalgono a questioni sistemiche e strutturali decennali e coloniali...
La crisi dello Sri Lanka si può ascrivere ancora al colonialismo, perché i presupposti economici in cui è stata lasciata dal Commonwealth (colonialismo e sfruttamento schiavista, a causa del Ceylon tea che fu causa della deportazione tamil) sono tali che non le consentono di diversificare e di avere un’economia che consenta la sopravvivenza: manca la struttura e il tessuto socio-economico e la posizione è appetibile dalle potenze globali per controllare rotte senza portare benessere. Infatti sono dapprima i contadini a sostenere la ribellione, che poi si estende a tutti i gangli della società, ogni ceto sociale e qualunque etnia – compresi i tamil, costretti in enclave alla fine della guerra civile che li ha visti sconfitti e decimati.
A questo si sommano cataclismi, una forte migrazione per carestia, le pressioni di Cina e India… tutto ciò ha portato a fine marzo alle rivolte contro Gota, il presidente.
Le richieste, in parte ottenute il 9 maggio 2022, nel momento in cui abbiamo registrato questo intervento di Francesco Valacchi (ricercatore Ispi, collaboratore di China Files e T.wai) lasciavano immaginare che si sarebbe arrivati a questo e già si analizzava gli scambi di ruoli nella famiglia presidenziale Rajapaska, la cui colpa è di aver concesso totale libertà di scorrazzare per il paese sia a Cina (con il classico ricatto e occupazione di territorio e infrastrutture) che a India (con sospetti sostegni finanziari) senza che questo porti a un benessere per i cingalesi e per la loro comunità. I problemi sono endemici e non solo legati alla corruttela e alla galoppante inflazione.
Ma è ancora una potenza produttrice di tè; si è creata una agricoltura capace di essere sostenibile o è del tutto compromessa?