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Gli islamici applicano il Corano sull'esempio del loro fondatore Maometto... perché stupirsi delle conseguenze?

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8 APR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8128
COME L'ISLAM STA CAMBIANDO IL MODO DI LAVORARE IN FRANCIA di Lorenza Formicola
Come ogni anno dal 2013, l'Institut Montaigne - think tank di orientamento liberale molto vicino al presidente Macron - ha pubblicato il suo rapporto per determinare il peso della religione nel mondo del lavoro in Francia. L'indagine approfondita, firmata dal professore universitario di scienze gestionali dell'Institut d'Administration des Entreprises de Brest, Lionel Honoré, evidenzia come lo spazio, l'influenza e le circostanze segnate dalla fede in ambito lavorativo siano in netto aumento rispetto al 2022 e l'islam figura come la religione più rappresentata. Il rapporto entra nel merito e utilizza l'espressione sovrarappresentazione per l'islam.
Honoré ha concentrato il suo lavoro di ricerca dedicando l'attenzione sul funzionamento delle aziende e sui comportamenti di dirigenti e dipendenti quando c'è di mezzo la religione. Dato che s'inserisce, a sua volta, in quello di un Paese dove l'ateismo è in crescita - circa il 40% della popolazione -, a dirsi ancora cristiani è poco meno del 50% e i musulmani dichiarati sono tra l'8 e 10%.
Secondo l'Institut Montaigne, il 71% degli intervistati dichiara di esser stato testimone di un qualche tipo di episodio in cui la religione ha influito sulla gestione del lavoro, rispetto al 66,7% di due anni fa: questo significa che sette aziende su dieci identificano nel loro funzionamento quotidiano situazioni che è la religione a regolare, si tratta del dato più alto da quanto il rapporto viene pubblicato. L'islam è presente nell'81% delle situazioni, contro il 73% del 2022. In calo il cattolicesimo, che figura nel 19% dei casi e i culti evangelici nel 16% delle circostanze.
L'ampio studio, basato sulle risposte di 1.348 dirigenti e 1.401 dipendenti, vuole fornire un indicatore efficace dell'evoluzione della religione all'interno della società. Se «nella maggioranza delle aziende, la presenza della religione è regolamentata e gestita senza notevoli difficoltà», nota l'autore del rapporto, Lionel Honoré, «le tensioni e i conflitti registrati sono in notevole aumento».
COMPORTAMENTO NEGATIVO NEI CONFRONTI DELLE DONNE
E la sovrarappresentazione della religione musulmana si riflette in particolare nell'uso di simboli religiosi in forte aumento, - al 36% nel 2024 rispetto al 19% nel 2022 -, ma anche per quel che concerne le assenze e le richieste di cambiamenti d'orario: il 52% delle richieste arriva dall'islam. È il 44% degli intervistati a denunciare, invece, che alcuni simboli religiosi sono ragione di preoccupazione e turbano la quiete sul posto di lavoro.
Anche il comportamento negativo nei confronti delle donne viene citato come conseguenza importante dei «fatti religiosi» osservati sul lavoro. Nel 2024, il 15% dei dipendenti intervistati ha assistito ad atteggiamenti sgradevoli, rispetto al 13% nel 2022. Secondo il rapporto, «fatti e comportamenti negativi nei confronti delle donne si riscontrano esclusivamente come legati all'islam». Più in generale, «ogni episodio trasgressivo sul posto di lavoro ha a che fare con l'islam»: nel 91% delle circostanze contro l'89% del 2022.
Il 6% afferma che sta cambiando il proprio comportamento con le colleghe per motivi religiosi e un altro 6% ha già chiesto di non lavorare direttamente con o sotto supervisione di una donna.
Secondo l'indagine, l'ebraismo risulta la fede più colpita da atti discriminatori. Gli atti frequenti di stigmatizzazione sono al 15% (+2 punti), mentre gli atti occasionali sono al 23%, con un aumento di ben 15 punti percentuali. Questi due dati sono in forte crescita rispetto alla rilevazione del 2022 (rispettivamente del 2% e del 13%). Nel dettaglio, lo stigma nei confronti delle persone di fede ebraica è particolarmente aumentato rispetto al 2022, passando dal 16% al 32%.
L'indicatore dell'Institut Montaigne dimostra anche che la manifestazione dei fatti religiosi in atto è soprattutto una questione di età. Pertanto, la stragrande maggioranza delle situazioni (79%) coinvolge persone di età inferiore ai 40 anni. I casi di comportamento negativo nei confronti delle donne, attribuiti dal rapporto esclusivamente ai dipendenti musulmani, sono presenti in modo significativo prima dei 35 anni e poi si fanno più rari sopra i 40 anni.
CONDIZIONARE COMPORTAMENTI
Lo studio sottolinea, così, come il crescente impatto di determinate convinzioni religiose nel mondo professionale sia capace di condizionare comportamenti, abitudini e consumi. Quello del think tank parigino non è, pertanto, un rapporto sui generis. Ma vuole essere una fotografia statistica rilevatrice di un Paese che sta andando in sofferenza nel rapporto con l'islam nello spazio pubblico. Basta tornare indietro di circa dieci anni, che poi è anche il momento in cui l'Institut Montaigne ha inaugurato le sue indagini annuali.
Pochi giorni dopo gli attentati islamici del Bataclan, e in seguito alla notizia che voleva Samy Amimour, uno dei kamikaze, come autista di autobus della Ratp, la compagnia del trasporto pubblico parigina, iniziò ad emergere la preoccupazione dell'ingerenza islamica nel mondo del lavoro. Quell'attentato aprì tutta una serie di indagini in Francia ed emerse quel che già si sapeva: a Pavillons-sous-Bois - quartier generale del reparto autobus e tram della Ratp - i dirigenti non comandavano molto. La direzione raccontò di come le istanze delle comunità islamiche di fatto regolavano, già allora, le dinamiche sul posto di lavoro: dal rifiuto dei macchinisti di stringere la mano alle donne o di guidare se dietro un'auto a sua volta guidata da una donna fino agli autobus in sosta, nel bel mezzo della corsa giornaliera, per recitare le preghiere.
Tra manifestazioni di pietà, rapporti tra uomini e donne, integrazione di nuovi dipendenti e addirittura di paura del terrorismo, la RATP dieci anni fa condensava, in una stessa azienda, tutti i temi propri dell'espressione della religione al lavoro e che oggi l'Istitut Montaigne analizza a livello nazionale raccontando di quelli che erano solo allarmi e oggi son fatti consolidati.
CLAUSOLA DI NEUTRALITÀ
Era il 2005, quando veniva introdotta una clausola di neutralità nei contratti di lavoro per le prime difficoltà riscontrate. E nel 2011 venne addirittura pubblicato un primo codice etico in Francia. Ma l'iniziativa aveva un significato più simbolico che reale. Era l'epoca in cui la storica sigla sindacale francese, Force Ouvrière, venne soprannominata “Forza Orientale” perché appariva oltremodo aperta alle richieste della comunità islamica. Nel 2014, la Force Ouvrière sospese l'adesione di quasi 200 iscritti al sindacato perché non rispondevano ai valori dello Stato. Decisione che costerà un prezzo altissimo: alla fine del 2014 il sindacato ottenne solo il 9,6% dei voti e perse la sua rappresentanza alla RATP. A beneficio di un nuovo sindacato, appena nato, la SAP, ribattezzato tra gli addetti ai lavori come “l'Unione dei musulmani”.
La cronaca francese del 2024 racconta di corrieri che rifiutano di consegnare casse di vino o birre, o, addirittura, di aziende di aiuto domestico responsabili della spesa per anziani non autosufficienti con dipendenti velate che depennano carne di maiale dalle liste della spesa. E poi c'è tutto il tema legato a quando, come e se lavorare durante il Ramadan.
Nel 1987, Gilles Kepel propose di parlare di «estensione del dominio halal» per descrivere la trasformazione delle forme di religiosità che dalle periferie arrivavano in centro con una rigidità identitaria inedita al punto di spingere a governare la loro esistenza e il mondo che li circonda. Nel 1900: in Francia lo 0% dei neonati aveva un nome arabo-musulmano. Nel 2021 erano il 21,1%. Una dinamica, non marginale, che ha già trasformato profondamente il volto culturale della Francia.
Houellebecq, il celebre scrittore francese, al Corriere della Sera, l'11 dicembre, raccontava, «quando ho lasciato la Francia nel 1999 non si parlava affatto d'islam. Quando sono tornato, 12 anni più tardi, non si parlava che di questo, continuamente». Aggiungendo, a proposito di una Francia cambiata o meno, dopo gli attentati del 2015, «il peggio è che non è cambiato niente. L'islamismo ha continuato ad avanzare».
Il nucleo del romanzo fantapolitico Sottomissione che, probabilmente ha reso veramente famoso Houellebecq è la penetrazione nell'islam nella società attraverso l'università. Cosa che l'islam ha già fatto. Oggi, il rapporto dell'Institut Montaigne ci racconta che l'islam ha invaso il mondo del lavoro francese, quindi la società, modellandola.
1 APR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8119
SANTI O MEDIOCRI? LA NECESSITA' DELLA VIRTU' CARDINALE DELLA FORTEZZA di Padre Cipriano de Amborosiis
"Viva Cristo Re!". Furono queste le ultime parole pronunciate dal martire messicano, il beato Miguel Pro, accusato ingiustamente e fucilato in odio alla fede il 23 novembre 1927 a soli 36 anni d'età. Nel periodo della persecuzione messicana contro la Chiesa, egli si donò completamente per sostenere i cattolici perseguitati, i poveri, i malati, i moribondi. Svolse clandestinamente il suo ministero di sacerdote, e in un giorno riuscì a distribuire anche 1500 Sante Comunioni. Questo Beato, che agli occhi di tutti sembrava essere sempre felice e ottimista, in realtà nascondeva le lacrime dietro al sorriso e passò nel crogiolo della sofferenza più acuta e della depressione a causa della persecuzione che stava patendo il suo popolo e la sua famiglia. Arrestato, quando si rese conto che gli restavano poche ore di vita, chiese di essere portato sul luogo dell'esecuzione, senza essere bendato né trascinato. Poco prima di ricevere il proiettile in petto, perdonò i suoi assassini e allargò le braccia a forma di croce, tenendo in mano il Rosario.
Un anno dopo la morte del Beato, san José Sanchez del Rio, ragazzo messicano di 14 anni, subiva anche lui il martirio in difesa della fede cattolica, dopo atroci torture. Prima di morire, dopo essere stato ripetutamente pugnalato, un soldato gli chiese di lasciare un messaggio per suo padre: «Ditegli che ci rivedremo in Paradiso. Viva Cristo Re! Viva la Madonna di Guadalupe!».
LE ALTERNATIVE SONO DUE
La beata Irene Stefani, missionaria in Africa, morta in Kenya nel 1930, era instancabile nel correre tra i malati, nell'amministrare ai moribondi il Battesimo (amministrò il Battesimo a circa tremila anime in punto di morte), nel catechizzare, nel sanare le piaghe dell'anima e del corpo. Tutti questi Santi (e tanti altri ancora) dove trovavano la forza spirituale (e fisica) nell'andare avanti?
Nelle nostre vite le sofferenze, i dolori, i travagli e le avversità sono innumerevoli, ed è impossibile che spariscano. Quello che però fa la differenza è come li affrontiamo nel tempo che ci è dato da Dio. Le alternative sono due: possiamo comportarci da eroi o da mediocri. Gli eroi, i Santi, sono coloro che danno valore soprannaturale alla sofferenza, perché vedono in essa un mezzo per unirsi più intimamente a Cristo e per andare in Paradiso; i mediocri invece si lamentano di essa, si chiedono perché Dio li abbia voluti punire mandando quei castighi, arrivano alla disperazione e alla mancanza di abbandono in Dio.
La fortezza è perciò quella virtù che fa affrontare senza temerità e timidezza qualunque pericolo per il servizio di Dio e del prossimo. Tra temerità e timidezza c'è una differenza grande quanto il giorno e la notte: la prima ci fa affrontare i pericoli confidando solo nelle nostre forze, la seconda invece non ci dà il coraggio di superare le difficoltà, non facendoci confidare nell'aiuto della grazia.
NÉ TEMERITÀ, NÉ TIMIDEZZA
Due eccessi a cui la virtù della fortezza sa ben rispondere in maniera equilibrata. Questa, inoltre, ci fa superare le tentazioni e le difficoltà che provengono da parte del demonio, del mondo e delle passioni. La fortezza fa vincere il rispetto umano, ci dà la forza per affrontare le derisioni, le persecuzioni, la morte e anche il martirio. Integra questa virtù la pazienza, grazie alla quale sopportiamo con animo sereno le tribolazioni permesse da Dio per la nostra santificazione.
Nelle Litanie lauretane invochiamo l'Immacolata sotto il titolo di Vergine potente. In effetti, non si può forse considerare la nostra Mamma celeste come l'esempio, per noi più importante, di Colei che ha vissuto integralmente e in maniera eroica la virtù della fortezza? Quante difficoltà ha dovuto affrontare nella sua vita, a partire dalla Nascita di Gesù, la fuga in Egitto, la profezia di Simeone, la Passione e la Crocifissione dell'amato Figlio? Tutto ciò che ha patito Cristo, l'ha sofferto intimamente e interiormente anche Lei. Solo l'Immacolata può veramente insegnarci come si soffra e si offra santamente. Solo Lei può insegnarci la magnanimità, che rende pronti a compiere opere eccelse per il servizio di Dio, la pazienza nel sopportare tutti i mali senza contristarsi, e la perseveranza, che fa proseguire nell'esercizio delle virtù.
È a Lei dunque che chiediamo la grazia dell'esercizio perfetto della virtù della fortezza, come i martiri, come i missionari, instancabili nel servizio a Dio, come tutti i Santi che hanno fatto di Dio la loro roccia, il loro sostegno, senza temere le tempeste della vita perché totalmente fidenti in Lui.
25 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜https://www.bastabugie.it/8111
DIFFERENZE TRA LA QUARESIMA E IL RAMADAN di Roberto de Mattei
Sul "Corriere della Sera" del 13 marzo 2025 leggiamo un reportage dall'Inghilterra del giornalista Luigi Ippolito che scrive questo: "A Londra il Ramadan sembra aver soppiantato la Quaresima: quest'anno i due periodi di digiuno e penitenza praticamente coincidono, ma tutta l'attenzione appare focalizzata sulla ricorrenza musulmana. Nei grandi supermercati ci sono pubblicità che annunciano «Sei pronto per il Ramadan?», Harrod's sul suo sito propone cene per l'Iftar, il banchetto dopo il tramonto che spezza il digiuno, le catene di fast food offrono sconti, i parrucchieri stanno aperti fino a tardi per agevolare la clientela musulmana".
Non basta: nella capitale britannica sono state accese le "Luci del Ramadan" a Coventry Street, mentre nella centralissima Leicester Square c'è una installazione luminosa interattiva che vuole simboleggiare lo "spirito del Ramadan".
L'islamizzazione europea avanza dunque indisturbata, come un'onda silenziosa. Da una parte si reclama di togliere dalle scuole il presepio o i canti di Natale, per non urtare la sensibilità dei non cattolici, ma nessuno si sognerebbe di chiedere la rimozione delle luminarie del Ramadan.
L'ostentazione del Ramadan da parte dei musulmani ci aiuta a capire la differenza con la nostra Quaresima, che non ha bisogno di luminarie, perché è uno spirito interiore. L'Islam invece si presenta come una religione rituale, che si limita a esigere dai propri appartenenti il rispetto dei cosiddetti cinque pilastri: l'affermazione verbale del monoteismo, la recita delle preghiere prescritte, il viaggio una volta nella vita alla Mecca, l'elemosina rituale e quello che è l'aspetto più noto: il digiuno del Ramadan.
LA RELIGIONE DEL PIACERE
Una volta adempiuti questi obblighi esteriori, il musulmano è libero di immergersi nel piacere. Il digiuno del Ramadan non è penitenza, è ritualismo. Si digiuna per otto ore e si mangia a volontà nelle otto ore successive. Ciò sarebbe inconcepibile per un cristiano a cui nella Quaresima non viene richiesto di osservare dei semplici riti, ma di vivere in spirito di penitenza. Per questo Gesù stigmatizza l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni rituali imposte dalla legge, ma avendo il cuore lontano da Dio.
Nell'Islam non c'è spirito di penitenza perché non c'è spirito di sacrificio. E non c'è spirito di sacrificio perché l'Islam ignora, anzi respinge, quel sacrificio della Croce che san Paolo definisce "scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani". (1 Corinzi 1, 22-23).
L'Islam può essere definito una "religione del piacere": non solo perché ignora il sacrificio, ma perché sostituisce nel Paradiso al concetto cristiano di felicità eterna quello di eterno piacere, di infinita voluttà. Il paradiso islamico, prevede innanzitutto le gioie dei sensi: banchetti squisiti, accompagnati da vini prelibati; gioie carnali con le sempre vergini a disposizione degli Eletti.
Il Papa Pio II, in una celebre lettera scritta nel 1461 al sultano Maometto il conquistatore, lo ammoniva con queste parole: nella vita eterna "la nostra felicità corrisponde alla parte più nobile del corpo, l'anima; la vostra alla più vile, il corpo. La nostra felicità è intellettuale, la vostra materiale. (...) La nostra è comune agli angeli e allo stesso Dio, la tua ai porci e agli animali bruti".
UNA RELIGIONE TOTALITARIA CHE VUOLE LA CONQUISTA DEL MONDO
Proprio per questo edonismo, l'Islam può esercitare un'attrazione sui giovani secolarizzati d'Occidente. I giovani occidentali, come ogni uomo, aspirano al sacro, all'assoluto, ma sono corrotti dal relativismo, incapaci di sacrificio. L'Islam offre loro una religione che presenta un surrogato di sacro, senza chiedere nessun sacrificio reale. Ma la chiave del successo dell'Islam sta anche nell'appoggio finanziario che riceve dall'OCI, la Conferenza Internazionale Islamica, che raccoglie 58 Paesi musulmani e da alcune delle nazioni più ricche della terra, come l'Arabia Saudita. [...]
L'Islam è una religione totalitaria che si propone la conquista del mondo e l'Arabia Saudita, dopo aver investito per decenni in moschee, oggi investe nelle università occidentali per cambiarne le idee. [...]
Negli Stati Uniti una vasta protesta a favore dei terroristi di Hamas ha coinvolto prestigiosi atenei, come la California University, Harvard, Yale e Columbia. Una delle ragioni di questo allineamento di una cospicua parte di studenti e di docenti delle università americane alle parole d'ordine dell'Islam radicale sta nel fatto che le principali università americane ricevono massicci finanziamenti da Fondi islamici, in particolare dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dagli Emirati. Questo denaro, fluisce verso tutti i tipi di scuole americane private e pubbliche. In America, come in Europa, i finanziamenti non sono a fondo perduto, ma legati alla creazione di centri di studi, corsi di laurea e master dedicati alla promozione della cultura islamica e all'assunzione di docenti favorevoli alla religione di Allah, che viene praticata in moschee costruite negli immediati dintorni delle università.
La celebrazione del Ramadan è un'espressione di questa cultura, antitetica a quella occidentale e cristiana. E la resistenza a questa offensiva anticristiana, non si può certo ridurre al controllo, pur necessario, dei flussi migratori, ma è soprattutto culturale e spirituale.
Non è troppo tardi. Contro l'Islam che ci aggredisce facciamo nostre le parole che rivolgeva Pio II al sultano musulmano. Il Papa ricordava al "conquistatore" che nella storia è accaduto che un piccolo esercito cristiano riuscisse a sbaragliare il ben più forte esercito ottomano, solo grazie a un aiuto straordinario di Dio. Ciò non è mai accaduto per l'Islam. L'Islam può vincere con la forza del numero, delle armi o del danaro, ma non ha dalla sua il miracolo, l'intervento di Dio, che in qualsiasi momento è capace di capovolgere quelli che sembrano i destini irreversibili della storia.
18 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8101
DAL CALCIO ALLE PIAZZE, IN EUROPA IL RAMADAN DETTA LEGGE di Lorenza Formicola
Quando il deputato Aboubakar Soumahoro, a bordo del suo suv senza assicurazione, ha annunciato di aver presentato la proposta di legge alla Camera per il riconoscimento civile dell'Eid Al-Fitr, la "festa della rottura del digiuno" che segna la fine del mese di Ramadan, nessuno ci ha dato troppo peso. Se è vero che, almeno per ora, non sembra ci siano le condizioni perché la proposta diventi legge, è altrettanto vero che nessuno s'è troppo turbato perché una proposta del genere giaccia al Parlamento italiano.
D'altronde è proprio in queste settimane che la dolce islamizzazione d'Occidente s'impone come una realtà impossibile da ignorare.
Sono i campi di calcio d'Europa che hanno mandato in onda il Ramadan normalizzando, come mai prima, il mese sacro islamico. Quest'anno, Ramadan e Quaresima, di fatto coincidono, ma tutta l'attenzione è per il primo, mentre i quaranta giorni che separano alla Pasqua sono qualcosa di misconosciuto e trascurato di fatto. Più spesso anche di mortificato.
Dopo otto minuti dall'inizio della partita di Champions League tra Lille e Borussia Dortmund l'arbitro ha interrotto il gioco (nella foto). Perché? Per permettere ai calciatori islamici di ristorarsi: è il Ramadan! Il digiuno islamico vuole, infatti, che i musulmani neanche bevano dall'alba al tramonto. In tutta Europa, un numero crescente di leghe calcistiche sta implementando misure specifiche per consentire ai giocatori musulmani di interrompere il digiuno durante le partite serali. Uno strappo al regolamento e pure allo spettacolo della partita, l'importante è che l'islam sia protetto. E le nuove generazioni educate alla volontà di Allah.
CARNEVALE ANNULLATO IN GERMANIA
In Belgio, è stato rivisto il regolamento per concedere la pausa durante le partite nel periodo del Ramadan e consentire ai giocatori musulmani di rompere il digiuno.
L'Inghilterra è stato il primo Paese a modificare il regolamento per il Ramadan. Se negli ultimi anni si trattava di libere concessioni del direttore di gara, quest'anno l'annuncio è stato ufficiale, in pompa magna: dal primo marzo le partite si potranno interrompere, come quelle di basket per intenderci, con una specie di time out per i calciatori musulmani. È successo nella partita tra Manchester City e Plymouth, così come tra Manchester United e Fulham. E succederà ancora.
Lo stesso ha fatto la Federazione calcistica olandese (KNVB) specificando che le brevi pause durante le partite serali per consentire ai giocatori musulmani di interrompere il digiuno siano concesse anche per un solo giocatore.
Chi quest'anno s'è voluta, invece, chiamare fuori, è la Federazione calcistica francese (FFF). Nel 2024, in seguito anche alle polemiche legate al velo a scuola, la FFF ha introdotto direttive al contrario: vietato interrompere le partite per rompere il digiuno islamico. Niente concessione per l'islam di Francia. Dopo decenni d'islamizzazione dilagante e la guerra del velo che i musulmani di Parigi hanno intrapreso, il governo procede per goffi tentativi per arginare la marea con le mani. Così, il Senato ha appena adottato un testo che rafforza, e generalizza, il divieto di riferimenti religiosi in tutti gli sport.
Il campionato di calcio italiano ancora tentenna, non ha un regolamento modificato in favore del Ramadan, ma nel frattempo, quest'anno ignorerà la Pasqua per disputare tre turni di Serie A. Della serie: la domenica della Resurrezione di Cristo si può ignorare, il Ramadan no.
Nel frattempo, gli assembramenti di massa dei musulmani sono ormai gli unici raduni pubblici che non richiedono la protezione della polizia, mentre tutte le altre forme di eventi pubblici, specie se con una connotazione cattolica, subiscono cancellazioni, revisioni, boicottaggi di diversa natura.
Accade ad esempio che in Germania si annulli il Carnevale perché i terroristi hanno fatto i nomi di potenziali obiettivi, tra cui le sfilate di Carnevale. Così, niente carnevale a Monaco e a Norimberga. Ma anche a Kempten, dove la tradizionale sfilata è stata annullata perché non c'erano abbastanza barriere in cemento e i costi delle misure alternative non erano "sostenibili". «Ramadan invece del Carnevale: il fallimento del progetto multiculturale», ha scritto con risentita ironia la giornalista Anna Diouf.
«I segnali stradali bilingue sono un'espressione simbolica di inclusione sociale e diversità», diceva già due anni fa, Samy Charchira, il consigliere dei Verdi a Düsseldorf, quando, per la prima volta in Germania si installavano cartelli stradali in arabo come a Baghdad.
LA DOLCE ISLAMIZZAZIONE IN INGHILTERRA
Il modello è stata Londra, che sotto la guida del suo sindaco musulmano ha segnato la via della dolce islamizzazione. Da anni, ormai, la famosa Piccadilly Circus ha inaugurato l'illuminazione del Ramadan. E che Ramadan batta Quaresima dieci a zero a Londra non è una novità. Là non si parla che del mese sacro islamico, tutti sanno di cosa si tratta e tutto è cambiato perché i musulmani si sentano a casa.
Nei grandi supermercati ci sono pubblicità che annunciano «Sei pronto per il Ramadan?»; Harrod's sul suo sito propone cene per l'Iftar - il banchetto dopo il tramonto che spezza il digiuno -; le catene di fast food offrono sconti, e i parrucchieri stanno aperti fino a tardi per agevolare la clientela musulmana.
Nel Regno Unito l'islam è cresciuto del 44 per cento in soli dieci anni e Londra è già oggi al 18 per cento musulmana. I bambini musulmani sono più dei bambini cristiani in diverse città britanniche. Su 278.623 giovani nella seconda città più grande della Gran Bretagna, Birmingham, 97.099 si sono registrati come musulmani rispetto a 93.828 come cristiani. E l'introduzione del Ramadan come festività religiosa nazionale è sempre più dietro l'angolo.
Lo scorso anno, anche Colonia ha festeggiato per la prima volta il Ramadan. E Monaco s'è illuminata per il Ramadan, a poche settimane dall'attacco islamista.
«A Gesù oggi sarebbe impedito di parlare a Oxford», diceva già nel 2016 un super liberal di Oxford, Timothy Garton Ash. Ma già Edward Gibbon in Ascesa e caduta dell'Impero Romano ci avvertiva che se i Mori non fossero stati sconfitti a Poitiers nel 711 «oggi l'interpretazione del Corano sarebbe insegnata nelle aule di Oxford e i nostri pulpiti sarebbero calcati da chi predica la santa verità della rivelazione di Maometto».
Nel 2025, i politici di tutta Europa fanno a gara con gli auguri del Ramadan, mentre nessuno osa fare riferimenti espliciti al Natale o alla Pasqua, ma soprattutto a nostro Signore Gesù Cristo. È sempre più evidente che l'eccezione si è fatta norma.
24 DIC 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8026
IL TERRORISTA CHE HA UCCISO 5 PERSONE AL MERCATINO DI NATALE E' ISLAMICO di Lorenza Formicola
Le casette di legno del mercatino di Natale di Magdeburgo, capitale del Land Sassonia-Anhalt, nell'ex Germania Est, così vicino a Berlino, hanno chiuso definitivamente le saracinesche. Non apriranno più. Almeno fino al prossimo anno.
Tutto s'è esaurito nel giro di tre minuti. Alle 19 di venerdì 20 dicembre, un uomo alla guida di un Suv si è deliberatamente lanciato sulla folla ad una velocità pazzesca, zigzagando per un percorso di circa 400 metri: cinque morti, tra cui un bimbo di 4 anni, e circa 200 feriti, 41 in gravi condizioni (nella foto LaPresse, la folla lascia fiori e prega davanti alla chiesa nei pressi del mercatino).
Ci è riuscito nonostante il mercatino, come tutti in Europa da un decennio a questa parte, fosse "sotto la massima sicurezza". Polizia armata, veicoli blindati delle forze dell'ordine, e poi i blocchi di cemento anti attentato, quelli inventati a Londra contro il terrorismo islamico, erano ad ogni ingresso pedonale; tranne uno, quello per il pronto intervento. È da lì che è arrivato Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen, il presunto attentatore, arrestato pochi minuti dopo i fatti.
Di lui circola la foto di un passaporto saudita scaduto nel 2012. Il primo identikit rilasciato dai media internazionali racconta di un uomo, specialista in psichiatria e psicoterapia, che lavora in una clinica a Bernburg (Saale), dove vive, secondo la Bild. S'è trasferito dall'Arabia Saudita in Germania nel 2006. Tremendamente insoddisfatto per il modo in cui vengono trattati i rifugiati sauditi in Germania, s'era messo in tempi recenti ad ostentare simpatie per l'AfD. I vicini di casa intervistati raccontano di una persona del tutto normale, e l'AfD ha escluso qualsiasi legame tra il partito e l'uomo.
KILLER DI ULTRADESTRA?
Nel 2019, il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicava un'intervista al presunto autore dell'attentato in cui quest'ultimo dichiara di essere «il critico dell'islam più aggressivo della storia», affermando addirittura che «il buon islam non esiste». In quell'occasione affermerà anche di aiutare le donne a lasciare l'Arabia Saudita. Ma è sui social che il sospettato s'è mostrato molto impegnato politicamente, in particolare condividendo l'idea della chiusura delle frontiere e contro il progetto del governo di islamizzare la Germania.
«Torna l'ombra cupa del terrorismo di estrema destra»; «killer di ultradestra»; «islamofobo e fan di Musk», sono alcuni dei titoli che la stampa, in particolare quella italiana, ha proposto al grande pubblico per raccontare un attentato che è il migliore dei cortocircuiti proposti nell'ultimo decennio. Cohn Bendit, l'anarco comunista ed ex europarlamentare tedesco dei verdi, in un'intervista a Repubblica dice che è tutta colpa di Musk, la sentenza è lapidaria: «È la strage di un fascista, sedotto da chi semina odio».
Per qualche ora, la strage di Magdeburgo, oltre ad essere incasellata come responsabilità dell'AfD, la principale formazione di destra tedesca, è stata anche paragonata all'attentato neonazista di Charlottesville dell'agosto 2017.
MOLTE COSE NON TORNANO
In realtà, molte cose non tornano, a partire dall'obiettivo dell'attentato, il mercatino di Natale: Al Abdulmohsen, saudita, ex musulmano, islamofobo, sionista, fan dell'AfD avrebbe volute punire la Germania per la tolleranza nei confronti dell'islam e colpisce un simbolo del Natale cristiano: islamisti o anti-islamisti l'obiettivo sarebbe sempre lo stesso. Del resto la modalità dell'attentato ricalca quello di precedenti stragi islamiste - Nizza, Berlino, Londra, con auto o camion lanciati contro la folla - e se davvero ce l'ha con i musulmani perché colpire un mercato di Natale e non una moschea all'ora di uscita dalla preghiera del venerdì, visto che era proprio venerdì?
Inoltre il saudita, dopo l'arresto, è risultato positivo anche al test antidroga. Non è chiaro quale stupefacente abbia consumato, ma si sa che i terroristi utilizzano alcuni tipi di droghe per compiere attentanti.
È utile allora spulciare nel suo profilo su X dove campeggia la foto di un mitragliatore Ar 15 - il fucile d'assalto utilizzato nelle stragi jihadiste e non - sospeso sopra l'autoritratto a matita di Taleb. Si trovano strani post in cui si mostra sostenitore dei nuovi jihadisti che hanno preso il potere in Siria, o racconta di aver obbedito ai suoi leader religiosi che autorizzavano i furti ai danni dei cristiani, infedeli. È venuta fuori anche un'intervista, rilanciata dal Corriere della Sera, in cui si definisce un uomo di sinistra. E si scopre che di recente una ragazza lo avrebbe segnalato alla polizia perché aveva manifestato l'intenzione, proprio via social, di compiere un attentato usando un'auto. Segnalazione che, a quanto pare, non è stata recepita, anzi ignorata. Inoltre l'Arabia Saudita avrebbe avvertito per ben tre volte le autorità tedesche proprio riguardo quest'uomo; la Germania, però, ne avrebbe rifiutato l'estradizione.
Dunque la questione è più complessa di quello che la grande stampa vorrebbe far passare. E non si può scartare l'ipotesi della taqiyya, pratica islamica che consente ai fedeli di ingannare il nemico, fingere di essere un altro, allo scopo di non destare sospetti in una comunità che non è islamica. Del resto ci sono già diversi precedenti, come il caso del pakistano Muhammad Shahzeb Khan. Aveva fatto richiesta di asilo in Canada dichiarandosi ex musulmano ed omosessuale, per poi, lo scorso ottobre, essere arrestato perché terrorista islamico che, in collaborazione con una cellula Isis, organizzava un attentato per «massacrare quanti più ebrei possibile in Occidente» - come rivelato dall'FBI -, proprio nell'anniversario del 7 ottobre.
11 DIC 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8014
LA CADUTA DI ASSAD IN SIRIA NON E' UNA BUONA NOTIZIA di Paola Belletti
Converrebbe aspettare a togliere la gabbietta ai tappi di spumante, prima che partano inavvertitamente: non è così certo che ci sia di che festeggiare, anzi. La Siria è stata liberata dai cattivi e a prescindere dai "liberatori" siamo sicuri che si appresti a sbocciare in una festosa primavera di democrazia o meglio - dovendo prendere quello che passa il convento - a finire sotto un governo gestito da un ossimorico «fondamentalismo moderato»? Narrazione è tra i termini più abusati degli ultimi anni, ma in questo caso conviene chiamarlo in causa: sui molti media italiani e occidentali in genere non si raccontano solo i fatti, ma vengono forzate connotazioni positive dove invece persistono una grande complessità e numerosi pericoli legati all'islamismo radicale che, a quanto è dato sapere, non ha cambiato il proprio core business.
Odia l'Occidente e tutto ciò che rappresenta e intende espandersi il più possibile. Ciò che è successo l'8 dicembre in Siria, e si sta tuttora consumando nel Paese con enormi ripercussioni sul Medio Oriente e su tutto lo scacchiere internazionale, quindi, è tutt'altro che una svolta positiva, dal momento che essere liberati da un tiranno, ancorché appoggiato da Putin, non significa affatto che ora la situazione sarà migliore, né per la popolazione siriana, né per le relazioni internazionali.
I FATTI
Nella notte tra sabato e domenica scorsi il gruppo jihadista HTS, Hayat Tahrir al -Sham, è entrato nella capitale Damasco già abbandonata dal presidente Bashar al Assad, datosi alla fuga, e senza incontrare alcuna resistenza da parte dell'esercito regolare. «In un video trasmesso dalla tv pubblica siriana», riferisce anche TGcom24, «i ribelli hanno annunciato la caduta del regime e "la fine della tirannia dopo 50 anni". Il premier Mohammed Ghazi Jalali ha teso loro la mano e resterà formalmente nel suo ruolo fino alla completa transizione dei poteri».
Abu Muhammad Al Jolani è il leader a capo dei ribelli insorti contro Assad. Arrivato in città è stato ripreso mentre baciava la terra e le sue prime parole ufficiali, pronunciate alla folla radunatasi nella moschea degli Omayyadi, sono state una proclamazione di «vittoria per la nazione islamica». La storia di Jalali è quella di un leader jihadista che sta facendo carriera: da fondatore di Hts ha cercato di smarcarsi dalle altre forze militarizzate impegnate oltre confine per concentrarsi sulla creazione di una «Repubblica islamica» in Siria; dal 2016 definisce sé e il suo gruppo «custodi credibili di una Siria liberata da al-Assad».
UN CAMPIONE DEL TERRORE: NON È QUI LA FESTA
Ciò che per esempio sta facendo in questo momento il governo Usa è una sorta di operazione di restyling del marchio Jalani. Da terrorista internazionale sul quale pende una taglia di 10 milioni di dollari ad interlocutore affidabile per decidere gli equilibri mediorentali in poche semplici mosse. Questo è ciò che al Jalani preme per ottenere e il governo di Washington sembra volergli concedere, nonostante sanguinoso e fitto curriculum fatto di violenze terroristiche, a danno per esempio dei curdi, e la mai rinnegata continuità ideologica con il grande terrorismo jiahdista di Al Quaida dal quale si è allontanato solo per questioni di visioni strategiche, non di "ideali" che restano tali e quali. Il terrorista che ora si definisce solo "ribelle" spera dunque di diventare l'interlocutore ufficiale riconosciuto a livello internazionale e la taglia di 10 milioni potrebbe smettere di pendere sul suo capo, mentre il passato di massacri e il futuro in cui ambisce di veder trionfare l'islam radicale non sono cammuffabili nemmeno con un extreme make-over jihad edition.
Bisognerebbe ricordarlo ai leader occidentali di Usa e Ue che, come scrive anche il "buon" Marco Travaglio sul Fatto di oggi, in preda a incoscienti entusiasmi per una Siria passata dalla mezzo-secolare tiranni di Assad al giovane e dinamico Califfato jihadista. Il "pragmatico" capo dei ribelli, concentrato sulle cose da fare, ha intanto abbandonato il suo nome di battaglia, non è più Abu Mohammed al Jolani ed è entrato a Damasco in una "Siria purificata" come Ahmad al-Sharaa osannato dalla folla come "il Conquistatore". In rete c'è chi si attarda a considerarne la poetica somiglianza con Fidel Castro (ah, la poesia dei tiranni illuminati...), a festeggiare addirittura le due vittorie dell'Occidente con la caduta di Assad, sostenuto da Russia e Iran e con colpevole ingenuità si dimentica di considerare quanto abbia incassato invece la Turchia del diversamente liberale Erdogan, spietato persecutore della minoranza curda e insaziabile destinatario di fondi anche europei per tenere a bada ondate di profughi verso i nostri lidi.
L'Iraq del dopo Saddam, come la Libia del dopo Gheddafi, [...] dovrebbero ricordare a quanti sono pronti a brindare per una Siria liberata che la geopolitica non si fa per tifoserie e non si può fingere che buoni e cattivi siano come gli eroi e gli antagonisti di un film hollywoodiano anni Novanta.
30 OTT 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7969
L'IRAN E' IL VERO OSTACOLO ALLA PACE di Eugenio Capozzi
È passato un anno dallo spaventoso eccidio scatenato da Hamas contro i civili israeliani ai confini della striscia di Gaza: il peggiore atto di deliberato sterminio condotto contro gli ebrei dopo la shoah.
Quel massacro ha mostrato con brutale evidenza come l'odio antiebraico più profondo possa rimanere latente per periodi brevi o lunghi, ma è sempre pronto ad erompere di nuovo con violenza in superficie. E ha ribadito dati di fatto che chiunque ha occhi per vedere avrebbe dovuto continuare ad avere chiari da tempo.
In primo luogo, non soltanto la questione israelo-palestinese fu irrimediabilmente condizionata all'origine dall'ostinato e unilaterale rifiuto del mondo arabo di riconoscere la legittima esistenza dello Stato ebraico, ma almeno da mezzo secolo essa si è andata trasformando in una guerra di religione totale scatenata dall'islam integralista verso Israele ma anche verso gli ebrei in quanto tali, e più ampiamente verso l'Occidente e verso i cristiani in quanto tali.
In secondo luogo, nello stesso Occidente l'antisemitismo non è stato debellato con la fine del regime nazista, ma rimane come un fondo oscuro nel sentimento diffuso di larghe zone della società e della cultura politica, a destra come a sinistra, scatenandosi puntualmente ogni volta che si riaccende la tensione tra Israele e i suoi nemici, alimentato anche dalle tendenze alla radicalizzazione nelle numerose comunità di immigrati dai paesi islamici. Un sentimento riflesso ancora in tante reazioni irrimediabilmente sbilanciate contro Gerusalemme nelle fasi successive alla strage. Ed evidenziato per l'ennesima volta, da ultimo, anche in Italia dalla violenta manifestazione estremista tenutasi il 5 ottobre a Roma.
LA DITTATURA DEGLI AYATOLLAH
La guerra totale degli integralisti a Israele è stata aizzata e tenuta costantemente viva soprattutto dal loro maggiore centro di potere: la dittatura degli ayatollah instaurata in Iran nel 1979, animata dall'esplicita intenzione di cancellare l'"entità sionista" dalla carta geografica e di scacciare dal Medio Oriente il "grande Satana" statunitense, per assoggettare il mondo islamico alla sua egemonia. Ed è stata combattuta in primo luogo dagli emissari e sicari di quella dittatura - Hamas nei territori palestinesi e Hezbollah in Libano - tenendo le popolazioni sotto il giogo delle loro organizzazioni militari e tenendo Israele sotto la costante, incessante, quotidiana minaccia del terrore indiscriminato.
Dopo una lunga serie di speranze e delusioni, dopo periodi di apparente calma e di nuove tempeste, il massacro del 7 ottobre 2023 ha rappresentato la prova definitiva del fatto che nessuna convivenza pacifica stabile tra Israele e i suoi vicini arabi potrà mai essere costruita finché rimane in piedi la centrale terroristica incarnata dal regime islamista sciita iraniano, e finché rimangono in grado di operare i suoi proxy.
Ciò emerge con ancora maggiore nitidezza se si considera che il pogrom antiebraico è stato ideato e perpetrato innanzitutto per uno scopo ben preciso: quello di far fallire il percorso diplomatico degli "Accordi di Abramo", intrapreso sotto gli auspici della presidenza statunitense di Donald Trump, e sfociato nel 2020 nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Gerusalemme e vari stati arabi come Emirati, Marocco, Bahrein.
Gli Accordi erano stati una svolta decisiva nella strategia statunitense nell'area, con l'abbandono della fallimentare politica di appeasement nei confronti di Teheran portata avanti precedentemente dall'amministrazione Obama, e con l'obiettivo di favorire un'alleanza storica tra Israele e i paesi sunniti, isolando l'Iran destabilizzatore e ridimensionando le speranze dei suoi indiretti "padrini", ossia Cina e Russia, di guadagnare spazio in Medio Oriente ai danni degli Stati Uniti e dell'Occidente.
L'approdo naturale decisivo di quel cammino sarebbe stato un patto diretto tra israeliani e Arabia Saudita, atteso con favore dal principe ereditario Mohammed bin Salman, intenzionato a creare un'area di cooperazione economica pacifica e a fermare definitivamente le mire di potenza regionale coltivate dagli ayatollah. Ma la presidenza Biden, seguita a quella di Trump, ha nuovamente rovesciato la linea statunitense, e ha tentato ancora una volta, con risultati altrettanto fallimentari che quella di Obama, di recuperare i rapporti con Teheran, raffreddando per molti anni quelli con Riad.
HAMAS, JIHAD ISLAMICA, HEZBOLLAH
Così, l'eccidio del 7 ottobre, favorito dalla fatale debolezza americana, è riuscito a lacerare violentemente la tela di quelle trattative, riportando il caos in tutto il Medio Oriente. Esso ha sospinto nuovamente Israele verso l'isolamento, costringendolo al drammatico dilemma tra una reazione militare di portata tale da scoraggiare ulteriori aggressioni, ma destinata ad alimentare ancora una volta l'odio dei suoi vicini, e la rassegnazione a continuare a vivere sotto la perenne spada di Damocle del terrorismo di Hamas, Jihad islamica, Hezbollah, assistendo impotente alla disgregazione di ogni solida prospettiva futura di pacificazione.
Il governo israeliano di Benjamin Nethanyau, pur dovendo fronteggiare violente opposizioni interne ed esterne, e nonostante i pesanti freni che l'amministrazione Biden ha tentato di imporre ad esso, ha scelto la prima strada, puntando decisamente alla distruzione delle capacità belliche sia di Hamas che di Hezbollah, mettendo nel mirino direttamente anche il loro protettore iraniano e mostrando di non temere uno showdown militare con quest'ultimo.
Oggi, a prezzo di gravi tensioni e di molte perdite anche civili, le capacità militari delle due organizzazioni estremiste sono state quasi azzerate. Gli iraniani sono stati costretti sulla difensiva, a dispetto delle loro minacce roboanti, e l'"asse della resistenza" da loro sbandierato ha mostrato clamorosamente la sua debolezza.
Ma soprattutto va notato che, nonostante la radicalizzazione dello scontro, i maggiori Stati arabi sunniti non si sono lasciati trascinare in esso, e nella sostanza hanno anzi addirittura mostrato di sostenere con discrezione l'opera israeliana di smantellamento delle centrali terroristiche. Alcuni, come Egitto e Giordania, hanno addirittura collaborato alla sua difesa contro le offensive missilistiche iraniane.
Non è possibile sapere in che condizioni avverrà il redde rationem tra Gerusalemme e Teheran. In ogni caso per ora il grave scacco subìto dall'asse integralista sta, di fatto, creando le premesse per un rinsaldamento dell'"asse della cooperazione" (soprattutto nel caso di una vittoria di Trump alle elezioni), a cui oltre Israele, sauditi e Stati Uniti potrebbe essere associata anche una potenza pacifica in grande ascesa come l'India.
Ma nelle classi dirigenti e politiche europee questi sviluppi non sembrano essere ancora chiari, e il torbido residuo dell'ostilità anti-israeliana continua a tornare troppo spesso alla luce. Generando interpretazioni ambigue ed equivoche del conflitto. E l'invocazione di soluzioni diplomatiche impossibili, almeno finché gli agenti effettivi della destabilizzazione non verranno definitivamente posti in condizione di non nuocere.
9 OTT 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7945
L'IRAN E IL FUCILE DI KHAMENEI PUNTATO CONTRO L'OCCIDENTE di Roberto de Mattei
L'immagine ha fatto il giro del mondo. Alla folla che si era radunata nella Grande Moschea di Teheran, per la commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l'ayatollah Ali Khamenei si è presentato con un fucile al fianco. Il significato simbolico della scena è evidente. Khamenei, che è la "Guida suprema", della Repubblica Islamica. vuole esprimere la sua determinazione a combattere ad oltranza il nemico che ha di fronte. Quale nemico? Sul suo profilo X Khamenei ha indicato "il regime sionista", chiamando l'Islam all'unità in questa guerra. I Paesi islamici - ha detto - hanno "un nemico comune. Il nemico dell'Iran è il nemico dell'Iraq, lo stesso nemico del Libano. Il nemico di tutti noi è lo stesso".
Il nemico è certamente Israele, non il governo di Netanjahu, ma lo Stato di Israele, che deve essere spazzato via dalla Palestina. Si illuderebbe tuttavia chi pensasse che questa sia la meta ultima della guerra in corso. Il nemico comune di Khamenei e dei paesi islamici non è solo Israele, ma l'intero Occidente, di cui non solo i predicatori, ma gli storici e i politici islamici prevedono l'imminente collasso. E' stato uno storico palestinese, dell'Università di Gaza, Ghassan Weshah a dichiarare alla Tv Al-Aqsa di Hamas, il 28 febbraio 2022, all'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina, che gli Stati Uniti sarebbero crollati entro vent'anni, assieme a Israele.
Ma il vero, l'antico nemico, è la Chiesa di Roma, Madre dell'Occidente. Yunis Al-Astal, un parlamentare di Hamas lo ha ribadito lo scorso anno: "Molto presto, per volontà di Allah, Roma sarà conquistata, proprio come lo è stata Costantinopoli e come è stato profetizzato dal nostro Profeta Maometto». «Oggi - ha continuato - Roma è la capitale dei cattolici, o la capitale dei crociati che ha dichiarato la propria ostilità all'islam, questa loro capitale sarà un avamposto delle conquiste islamiche che si diffonderanno per tutta l'Europa e poi si sposteranno nelle due Americhe, e anche nell'Europa dell'est». Il deputato di Hamas ha spiegato come compiere proselitismo tra le nuove generazioni: "Credo che i nostri figli e i nostri nipoti erediteranno la nostra jihad e i nostri sacrifici e, se Allah vuole, i comandanti della conquista verranno da loro".
UNA SFIDA ALL'OCCIDENTE E ALLA CHIESA CATTOLICA
Le dichiarazioni del rappresentante politico di Hamas non vanno sottovalutate. Il destino che nelle sue speranze attende la città di Roma è il medesimo riservato agli israeliani nell'incursione dello scorso 7 ottobre che essi celebrano come una pagina gloriosa della storia dell'Islam.
L'immagine simbolica di Khamenei è dunque una sfida non tanto ad Israele, che ha mostrato la sua decisione di difendersi con uguale determinazione del suo nemico, ma all'Occidente remissivo e codardo, e a una Chiesa cattolica, sempre più disorientata, che sembra aver perso la sua identità.
Certo nessuno potrebbe immaginare papa Francesco con un fucile accanto. Papa Francesco, oltretutto, ha fatto un mea culpa delle guerre combattute dalla Chiesa, proclamando un Vangelo pacifista in cui cade la distinzione tra guerra giusta e guerra ingiusta e la pace diviene un bene supremo e assoluto. Eppure non è sempre stato così e se l'atteggiamento del Papa attuale contraddice la storia della Chiesa, l'immagine che trasmette Khamenei non equivale a quella dei combattenti cristiani, ma ne rappresenta una caricatura.
La Chiesa infatti con altro spirito e con altra logica, senza ferocia o fanatismo, al di là dei possibili abusi, ha chiamato alla guerra santa, benedicendo nel corso della sua storia spade, fucili e cannoni.
LEPANTO (7 OTTOBRE 1571) E VIENNA (12 SETTEMBRE 1683)
Così accadde a Lepanto il 7 ottobre 1571, una grande vittoria militare dei cristiani, che l'Islam non ha dimenticato, come dimostra il fatto che ha scelto quella data per scatenare l'attacco di Hamas del 2023, così come aveva scelto l'11 settembre, vigilia della vittoria cristiana a Vienna del 1683, per il suo attacco alle Torri Gemelli del 2001. Le sconfitte dell'Islam devono essere vendicate, attraverso il Jihad, o "guerra santa", la dottrina che impone ad ogni musulmano di estendere al mondo la sharia, la legge religiosa e politica di Allah.
C'è dunque una guerra in corso, alla quale non ci si può sottrarre. Perciò all'immagine provocatoria dell'ayatollah Khamenei con il fucile rispondiamo con una preghiera dei Marines americani, chiamata Il credo del fuciliere (Rifleman's Creed), che dice: "Davanti a Dio, giuro su questo credo. Io e il mio fucile siamo i difensori del mio paese. (Before God I swear this creed. My rifle and myself are the defenders of my country); e soprattutto rispondiamo con le litanie che un tempo si recitavano nel Rituale Romano per abbattere la potenza islamica: "Ut Turcárum (vel Mahometanórum, vel Haereticórum) conátus reprímere et ad níhilum redígere dignéris, R. Te rogámus, áudi nos." (Rituale Romanum, Pauli V Pontificis Maximi jussu editum. Avenione. Typis Francisci Chambeau, 1783, pp. 287-293 e Preces dicendae in Litaniis tempore belli, pp. 310-312). "O Signore, affinché tu ti degni di reprimere e ridurre a nulla gli sforzi dei maomettani, ascoltaci, ti supplichiamo"
Lo spirito combattivo dei cristiani sembra oggi scomparso, ma è un dono che giunge da Dio, attraverso le mani della Madonna, protettrice per eccellenza della Cristianità.
E' alla Vergine Maria che chiediamo questo dono, per la Chiesa e per l'Occidente, nel mese di ottobre a Lei dedicato e nei giorni in cui si ricorda non solo la strage di Hamas, ma anche la straordinaria vittoria di Lepanto.
10 SET 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7923
NUOVA ONDATA DI ATTENTATI ISLAMICI IN EUROPA di Lorenza Formicola
La chiesa dell'Immacolata Concezione nella cittadina di Saint-Omer, nel dipartimento del Passo di Calais nella regione dell'Alta Francia, non ha più un tetto, né un campanile. L'interno è completamente devastato, e non resta quasi nulla d'intero.
È stata data in fiamme lo scorso lunedì e per domare l'incendio sono dovuti intervenire 90 pompieri. Quando alle prime luci dell'alba, il parroco è stato informato dell'incendio in corso, s'è fiondato sul posto chiedendo ai pompieri di entrare in chiesa: «la cosa più importante, il Santissimo Sacramento, l'abbiamo recuperato», ha riferito poi. Ma la chiesa neogotica, costruita nel 1854 e che era stata restaurata nel 2018, adesso va ricostruita. Come Notre Dame a Parigi.
A compiere l'attentato anticristiano è stato un quarantenne uscito di prigione solo il 27 agosto. Il casellario giudiziario dell'uomo racconta di 26 condanne per reati gravi, tra questi decine di incendi dolosi in altrettante chiese.
Così, mentre il pubblico ministero ritiene che sono «necessari accertamenti psichiatrici e psicologici per comprendere le sue reali motivazioni in merito alla recidiva in particolare in relazione ai luoghi di culto», la Francia si conferma prima in Europa per attacchi, attentati e incendi in chiese cattoliche. L'unica costante che ha avuto, infatti, l'estate francese, sono stati gli attentati alla cristianità.
A luglio, a pochi giorni di distanza, sono stati appiccati incendi nella chiesa di Saint Simplicien a Martigné-Briand che ha visto il confessionale bruciare per intero e poi nella cattedrale di Rouen che ha distrutto "solo" la guglia più alta, il resto è stato sedato in tempo. In entrambi i casi, nessun colpevole.
E se era da qualche anno che «Allah Akbar» non compariva sul portone di una chiesa come fu per Notre Dame du Taur a Tolosa e a Saint Pierre du Martroi a Orleans dove, prima delle fiamme, il grido di battaglia islamico è stato lasciato come firma, la storia s'è ripetuta lo scorso 14 luglio. A Notre Dame du Travail, nel 14° arrondissement di Parigi, qualcuno - che non è stato ancora identificato - ha ricoperto l'interno dell'edificio sacro di pensieri come, «della chiesa qui stiamo bruciando la prima parte»; «sottomettetevi ad Allah»; «un solo dio Allah» insieme a tante altre scritte con bestemmie esplicite. L'attentatore ha provato anche a darle fuoco, ma senza successo e prima di abbandonare l'edificio, ha rubato dalla chiesa una statua lignea della Vergine Maria, ritrovata nel bagno in un bar accanto, con un coltello piantato alla gola, e il biglietto, «Maria, questo è il tuo destino. Noi musulmani non ti possiamo accettare».
OSTIE CALPESTATE
In Nuova Caledonia, ancora a luglio, incendi dolosi hanno colpito le chiese di Notre-Dame de l'Assomption, la chiesa di Tyé e di Saint Louis, di quest'ultima non resta più nulla. Atti di violenza talmente brutale da indurre un intervento sull'argomento a Macron e al ministro dell'interno, Darmanin. Ad agosto, invece, prima della messa domenicale il parroco della chiesa di Saint Pierre a Lège Cup Ferret, ha trovato il tabernacolo divelto e trafugato delle Ostie consacrate lanciate a terra e calpestate.
La cronaca francese degli attacchi alla cristianità raccoglie una lista sterminata e quanto mai creativa nella declinazione di una violenza gratuita, ciononostante non racconta mai di un colpevole. Basti pensare ai casi di Notre Dame, Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Pontoise, Nancy, Nantes, Nostra Signora delle Grazie di Revel, la chiesa di Saint-Jean-du-Bruel di Rodez, la cattedrale di Saint Alain di Lavaur: tutte chiese date alle fiamme negli ultimi anni e che sempre, stando ai pareri dei pubblici ministeri, avevano prove evidenti di incendi dolosi, eppure sono stati archiviati come incidenti. Al punto che, a lungo, c'è chi ha fatto ironia sullo strano fenomeno delle chiese francesi in autocombustione.
Quando, però, spunta un colpevole non sempre è utile. Come per l'estate del 2021, quando un sacerdote venne assassinato a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell'ovest della Francia. L'assassino si consegnò da sé alla polizia: era un clandestino del Ruanda, lo stesso che un anno prima aveva appiccato l'incendio alla cattedrale di Nantes perché esasperato dal fatto che non gli venisse rinnovato il permesso di soggiorno.
Un rapporto parlamentare sugli "atti antireligiosi", presentato al Primo Ministro nel 2022 da Isabelle Florennes, deputata dell'Hauts-de-Seine, e Ludovic Mendès, deputato della Mosella, menzionava 857 atti anticristiani commessi in Francia nel 2021, tra cui 752 attacchi a luoghi di culto e cimiteri cristiani. Quindi ogni giorno almeno due luoghi di culto in Francia sono stati oggetto di violenza. Nel 2022 gli attacchi contro la comunità cristiana sono aumentati dell'8%, secondo l'ultimo rapporto del Servizio centrale di intelligence territoriale (SCRT). Nel 2023, secondo il ministero dell'Interno, quasi 1.000 sono stati gli atti anticristiani: circa 3 attentati al giorno.
UNA VIOLENTA OFFENSIVA ANTICRISTIANA
Indagando la cronaca, vediamo che si tratta di un fenomeno sociale enorme per la Francia di Macron. Le radici sono profonde e soluzioni all'orizzonte non ci sono. L'ex figlia prediletta della Chiesa oggi conta almeno 40mila chiese, un dato che va accostato a quello della scristianizzazione che dilaga nel Paese e che è caratterizzata in particolare dal calo della pratica religiosa. Conservato, però, l'uso di tenerle aperte, ne segue che, prima di tutto, la sorveglianza nei luoghi di culto ogni anno va scemando: questo le rende luoghi molto facili da attaccare.
La vera comprensione del problema risiede, però, nella violenta offensiva anticristiana che imperversa in Francia. Un dato culturale che oscilla tra le derisioni e gli"atti intellettuali" di odio verso i cattolici e la guerriglia anche giudiziaria di associazioni e Ong varie, come la 'Libre pensée' e la 'Ligue des droits de l'homme' che, ogni qual volta si intravede un simbolo del cristianesimo nello spazio pubblico, sono pronte ad intasare i tribunali per condurre una guerra contro i cristiani. Sono anni che queste due associazioni tentano di ripulire la Francia dalle statue di san Michele e la Vergine Maria: emblematici i casi a Sables d'Olonne, in Vandea, e a Bordeaux.
Al contempo, se da decenni esiste una critica unanime, e a senso unico, contro l'istituzione cattolica, con tanto di cori della sinistra estrema che ripetono, «l'unica chiesa che illumina è quella che brucia», perché questo non può essere considerato un incitamento all'odio? E, soprattutto, come ci si può stupire dell'attuale deriva? La quale, peraltro, ha finito, inevitabilmente, per intrecciarsi con l'odio al cristianesimo insito nell'islam. Mettendo, parimenti, a repentaglio la vita e la libertà di tutti.
Quello di Macron è un Paese che vive il più importante fenomeno di scristianizzazione di massa dai tempi della Rivoluzione francese, e, in una Società dove non c'è più nulla da dissacrare, le chiese restano, nell'immaginario collettivo, l'ultima cosa di sacro rimasta in Francia. Per adesso, però, i portoni restano inagibili.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Germania sotto attacco jihadista: dopo Solingen, anche Monaco e Linz" mette in luce gli ultimi attentati islamici in Germania.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 settembre 2024:
La Germania è ancora in lutto per le tre vittime dell'attentato di Solingen, dove un terrorista islamico ha ucciso, a coltellate, tre persone del pubblico di un concerto in piazza. Ma quello, a quanto pare, era solo l'inizio. L'attentato di Solingen è del 23 agosto. Appena due settimane dopo, il 5 settembre, un altro terrorista dell'Isis ha cercato di fare una strage a Monaco di Baviera e il giorno dopo un altro affiliato dello stesso gruppo terrorista ha provato a uccidere, a Linz am Rhein, gli agenti della locale stazione di polizia.
Il 5 settembre non è una data casuale: è l'anniversario della strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972. I terroristi palestinesi, dell'organizzazione Settembre Nero, presero in ostaggio e assassinarono undici atleti israeliani. Il 5 settembre di 52 anni dopo, giovedì scorso, un uomo è stato avvistato dalla polizia per le vie del centro di Monaco con un fucile a tracolla. Il terrorista ha sparato, prima, al Centro di documentazione sui crimini del nazismo, dove sono raccolti i documenti sulla persecuzione degli ebrei sotto Hitler. Poi puntava a fare una strage al Consolato israeliano, che però in quel momento, proprio per commemorare le vittime del 1972, era temporaneamente chiuso. L'aggressore ha sparato sul consolato, provocando l'immediata reazione della polizia che lo ha freddato, dopo un breve scontro a fuoco. «Durante il contatto con la persona - ha scritto la polizia di Monaco, su X - c'è stato uno scontro a fuoco nel quale il sospettato è stato ferito a morte. Nessuna altra persona è rimasta ferita».
Dopo la sua morte, si è risaliti all'identità dell'uomo col fucile. Era un diciottenne, cittadino austriaco, di Salisburgo, di origine bosniaca. Musulmano, pare si fosse radicalizzato su Internet. Secondo la stampa austriaca (ma le autorità non confermano), gli inquirenti avrebbero trovato sul suo cellulare materiale di propaganda dell'Isis. Essendo cittadino austriaco, non ha avuto problemi a passare la frontiera (un confine dell'area Schengen). Però resta da capire
30 LUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7858
LA TURCHIA RIFIUTA IL RIFORNIMENTO ALL'AEREO PERCHE' E' ISRAELIANO di Michael Sfaradi
Un volo della compagnia israeliana EL AL partito da Varsavia e diretto a Tel Aviv è stato costretto a un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Antalya, in Turchia, per evacuare un passeggero bisognoso di cure mediche.
Dopo aver affidato ai medici turchi una donna che aveva probabilmente avuto un attacco cardiaco, come da prassi consolidata in questi casi il comandante ha chiesto il rifornimento del carburante sufficiente per arrivare a destinazione, ma i lavoratori dell'aeroporto turco si sono rifiutati nonostante l'atterraggio sia stato di emergenza.
C'è anche da sottolineare che ai passeggeri, anche questo contro ogni regola, era stato vietato di sbarcare e per aggiungere ulteriori difficoltà l'aereo era stato fatto parcheggiare in un punto in pieno sole.
I lavoratori turchi, sicuramente su indicazione dei dirigenti, oltre al carburante si sono rifiutati di rifornire le persone a bordo di acqua potabile e viveri, nulla di tutto ciò è stato messo a disposizione dell'equipaggio per essere poi distribuito fra le persone a bordo dell'aeromobile.
Questa situazione, comunque ignorata dalla quasi totalità della stampa internazionale nonostante il fatto di per sé sia di una gravità estrema, è venuta alla luce solo dopo la pubblicazione di una nota da parte della compagnia aerea.
RAGIONI UMANITARIE
I media israeliani hanno riferito che il Ministero degli Esteri aveva ricevuto rassicurazioni dalle autorità turche che all'aereo sarebbe stato consentito di fare rifornimento, ma le procedure andavano per lunghe e nel frattempo l'aereo stava bruciando carburante sulla pista per mantenere in funzione l'aria condizionata e altri sistemi.
A quel punto, e dopo aver preso contatto con le autorità greche, il comandante del volo ha deciso, prima che la riserva di carburante nei serbatoi non lo rendesse più possibile, di decollare per Rodi, a 40 minuti di volo di distanza, e fare rifornimento nell'aeroporto dell'isola.
Secondo una fonte diplomatica turca il carburante doveva essere fornito all'aereo per ragioni umanitarie e la procedura stava per essere completata, è stato il capitano israeliano che ha deciso di decollare di propria iniziativa.
Questa spiegazione oltre ad essere patetica è anche ridicola.
Era palese che il governo turco stava facendo di tutto per far rimanere a terra l'aereo e creare un nuovo caso diplomatico.
Non è da escludere che sia le persone a bordo sia l'equipaggio sarebbero poi stati trattenuti, con motivi pretestuosi, dalle autorità turche.
C'è anche da segnalare che secondo voci attendibili la torre di controllo non abbia dato assistenza in fase di decollo e che i piloti siano stati costretti a staccare dal suolo affidandosi ai soli dati strumentali dell'aeromobile.
L'ATTERRAGGIO PER EMERGENZA MEDICA
Sapremo se queste voci rispondono al vero solamente se la compagnia israeliana farà denuncia verso gli enti di controllo della sicurezza aerea internazionale mettendo a disposizione le scatole nere dell'aereo che hanno continuato a registrare anche a terra perché, è giusto ricordarlo, i motori sono rimasti accesi durante tutto il periodo della sosta.
L'atterraggio è stato per emergenza medica, infatti tutti i voli diretti tra Israele e Turchia sono stati cancellati poco dopo lo scoppio della guerra contro il gruppo terroristico Hamas in seguito al 7 ottobre 2023, quando migliaia di terroristi invasero il sud di Israele dalla Striscia di Gaza, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo 251 ostaggi.
Fin dai primi giorni il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha sostenuto Hamas nella guerra e ha ospitato il suo leader Ismail Haniyeh a Istanbul in aprile e in maggio e ha anche affermato che più di 1.000 membri di Hamas, feriti durante i combattimenti, erano in cura negli ospedali turchi.
Dopo essere stato rifornito in Grecia l'aereo ha potuto concludere il suo avventuroso viaggio ed è arrivato in Israele nella serata del 30 giugno.
È la prima volta in assoluto nella storia dell'aeronautica civile che viene negata assistenza a terra a un volo atterrato per un'emergenza.
Ciò che è accaduto in questo caso è l'ennesima prova di quale sia il vero volto di chi fino a pochi anni fa chiedeva con insistenza di entrare a far parte dell'Unione Europea.
Gli islamici applicano il Corano sull'esempio del loro fondatore Maometto... perché stupirsi delle conseguenze?
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Autore | BastaBugie |
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