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Griffo - La grande festa delle lettere

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    Erede delle lettere scritte a mano, il carattere tipografico è la più rivoluzionaria, durevole, e forse la più dimenticata, creazione umana nella storia della comunicazione moderna e contemporanea. Le lettere mobili di Gutenberg, seppero sprigionare una forza, antica ma nel contempo rinnovata, dal nuovo libro. La pagina a stampa fu definita dalla scrittura tipografica che disegnò un ambito della leggibilità comune all’Europa umanistica. Alleati del libro a stampa, apparso nel cuore dell’Europa nel Quattrocento, i tipi metallici hanno presto ampliato la sfera di influenza visiva e culturale per cui erano nati. La loro storia è stata segnata da momenti di svolta epocale, quali il passaggio dall’artigianalità alla serialità, l’esplosione dell’originalità grafica nel Novecento, la diffusione commerciale, l’inclusione entro linguaggi espressivi complessi, ad esempio nell’arte, nella musica e, da ultimo, nell’immagine in movimento. Trainato dalla rivoluzione industriale, il segno della lettera si è fatto prodotto di massa, come tanti altri. Ha così invaso l’immaginario collettivo e si è inoltrato sempre più in profondità nella sfera delle dinamiche cognitive, individuali e sociali.
    –Paolo Tinti, curatore

    1.2 La forza delle lettere, Stefano Salis Il libro stampato e le sue lettere impresse rappresentarono il cardine della civiltà occidentale: dal momento del loro avvento, essi affiancarono e nel tempo quasi sostituirono la scrittura manoscritta e i suoi preziosi prodotti e resero, anche se ci sono voluti secoli, più democratico e fruibile il sapere. Ma non è mai stato solo un problema di diffusione della cultura: i tipi di metallo, nella loro qualità di oggetti, sono stati un supporto tecnologico duraturo, soppiantato certo da successivi sviluppi della materia ma insuperato nella forma perché perfettamente integrato con le modalità conoscitive della mente umana. In questo “gioco” di tecnologia-trasmissione-estetica risiede una delle più forti attrattive del carattere tipografico. Dalla Bibbia di Gutenberg alle sperimentazioni di William Morris, dalla tecnica già matura di Manuzio alle molte esperienze novecentesche, le lettere, la bellezza della pagina, l’architettura dell’armonia tra testo e spazio bianco consentono di ripercorrere una straordinaria avventura intellettuale che ha ancora un futuro.

    8.2 La lettera, l’occhio e la mano. Il futuro antico della calligrafia, Francesca Biasetton La calligrafia è la pratica della bella scrittura e segue regole che governano le forme delle lettere, a seconda dello stile a cui si fa riferimento. Altro è la nostra grafia, la scrittura che utilizziamo quotidianamente – quando e se ancora scriviamo a mano, e non utilizzando la tastiera. Nel corso dei secoli diverse sono state le forme delle lettere, influenzate sia dagli strumenti utilizzati per tracciarle sia dalle funzioni a cui la scrittura era destinata: celebrazione, registrazione, comunicazione. L’invenzione della stampa a caratteri mobili e lo sviluppo tecnologico hanno ridefinito il ruolo della scrittura a mano. Dopo un periodo di progressivo declino, culminato con l’abbandono dell’insegnamento della «bella scrittura» a scuola, la calligrafia è oggi riscoperta e nuovamente praticata, a livello amatoriale e professionale. Nell’era digitale, in cui è cambiato il nostro rapporto con la scrittura manuale, si apprezzano la relazione con gli strumenti scrittori e il tempo lento che la pratica di questa disciplina comporta.

    22.2 Disegnare lettere oggi, Antonio Cavedoni Dal giornale e dalla scatola dei cereali al mattino, allo schermo del cellulare e del computer durante la giornata, fino al libro prima di addormentarci, i caratteri ci accompagnano ogni giorno, tutto il giorno. Usando come lenti la storia della scrittura e l’esperienza di progettista di caratteri dell’autore, parleremo di lettere, numeri, forme per il mondo di oggi. Perché le lettere hanno la forma che hanno e perché non tutte le forme che ci servono sono già state progettate.

    1.3 Eredità del Rinascimento. Le minuscole nei caratteri tipografici, Riccardo Olocco Dal carattere romano di Nicolas Jenson (1470) è iniziata una avventura durata negli ultimi 500 anni. L’influenza dei suoi caratteri minuscoli a stampa è ancora visibile nelle lettere che usiamo oggi e un confronto con altri tipi incisi nel Quattrocento mostra la qualità tecnica e la scelta vincente nei confronti dei modelli manoscritti che ha fatto di Jenson una delle figure più importanti nella storia della tipografia e della cultura occidentale. L’intervento offre un panorama completo dei successivi sviluppi tipografici: dal romano di Francesco Griffo usato nel De Aetna ai lavori di Claude Garamond e Robert Granjon; dal carattere romano progettato per l’Académie des Sciences nei primi anni del Settecento alle lettere dei più noti Baskerville, Bodoni e Didot; e dai caratteri ottocenteschi per la pubblicità ai bastoni, ossia i caratteri privi di grazie, divenuti nell’ultimo quarto del secolo scorso lo stile tipografico più diffuso.

    8.3 All’insegna dell’àncora. Dal carattere alla marca, Neil Harris L’intervento percorre la nota genesi della marca aldina del delfino attorcigliato intorno un’àncora, che deriva da una moneta antica ripresa nel Rinascimento. Il simbolo fa una prima comparsa fra le illustrazioni del capolavoro tipografico di Aldo Manuzio del 1499, l’Hypnerotomachia Poliphili, accompagnato dal motto Semper festina tarde (la più nota versione Festina lente fu introdotta dagli eredi del grande stampatore). Da lì a distanza di un paio di anni nacque la famosa marca editoriale, inizialmente in due versioni, una piccola per la prima volta nel 1502, e un’altra più grande, di cui la data della prima impressione è controversa. Qui viene dimostrato che fu nel 1501, all’interno di un libro che venne pubblicato però soltanto nel 1504.

    13.3 Vestire la letteratura. Psicologia e design dei caratteri, Enrico Tallone I caratteri che hanno formato l’immaginario collettivo e in cui la civiltà occidentale identifica il suo panorama culturale saranno commentati attraverso una poesia, di cui ogni riga è composta a mano con tipi di cassa sempre diversi, tratti da punzoni originali – dall’età moderna al XX secolo. Il riemergere e il permanere di forme e stili antichi ci pongono di fronte all’apparente paradosso secondo il quale l’estetica tipografica si rinnova attingendo al passato. Infatti, se anche nel disegno dei caratteri destinati al libro fossero stati applicati i postulati dello spirito progressivo, dovremmo leggere da secoli libri fitti di sintetici segni stenografici, studiati per economizzare tempo e spazio. Evidentemente gli occhi dei lettori, più della razionalità dei tecnici, hanno invece gradito e promosso quegli stili che, rivelando corrispondenze tra forme, suoni e contenuti, codificate nel corso della storia della scrittura tipografica e del libro a stampa, sono entrati a far parte della memoria comune.

    Progetto di Griffo la grande festa delle lettere
    A cura dell’Università di Bologna FICLIT
    Con il sostegno di UniboCultura e Fondazione MAST
    In collaborazione con Biblioteca Universitaria di Bologna
    Con il Patrocinio di AIAP e Comune di Bologna
    Grafica e comunicazione Dina&Solomon

    via http://griffoggl.com
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    Categorie Cultura e società
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