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ARTICOLI DI BIOETICA SU ABORTO E LE SUE CONSEGUENZE NEGATIVE www.bastabugie.it
9 OTT 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7946
PRO-LIFE ETICHETTATI COME ''TERRORISTI'' DALL'ESERCITO USA di Stefano Magni
L'esercito degli Stati Uniti ha rimediato una figuraccia. Ma non è una gaffe qualsiasi. Per sette anni, nel corso teorico di addestramento contro i gruppi estremisti, tenuto a Fort Liberty (North Carolina), fra le potenziali minacce venivano indicate anche delle Ong pro-life che, nella loro storia, non hanno mai torto un capello a nessuno. L'esercito si scusa, in un'audizione al Congresso, ma non vuole rivelare chi sia il colpevole, come sia stato possibile un errore così prolungato, né quali provvedimenti disciplinari intenda prendere. Un atteggiamento molto omertoso che non fa che destare ulteriori sospetti, in un momento in cui i pro-life sono additati, un po' in tutto l'Occidente, come gruppi "violenti" potenzialmente fuorilegge.
Lo scandalo risale al 2017, ma è scoppiato solo nel luglio scorso, quando sono trapelate su Internet le foto di una classe del corso teorico di addestramento contro i gruppi estremisti. I militari sono intenti a seguire una lezione su come identificare i gruppi più pericolosi, quali siano i loro metodi di sovversione e come combatterli. Uno si aspetterebbe di vedere sigle come l'Isis o (per restare al terrorismo interno) il Ku Klux Klan. Invece, sulle diapositive della lezione si vedono chiaramente i simboli delle Ong pro-vita. E non sono immagini prese a caso, perché in quella slide si leggono effettivamente tutte le nozioni possibili sul modus operandi delle "pericolosissime" associazioni che si oppongono all'aborto negli Usa, come National Right to Life e Operation Rescue.
Le foto hanno sollevato un polverone soprattutto nel mondo conservatore e su iniziativa del deputato repubblicano Jim Banks, il 13 luglio scorso, la Sotto-commissione per il personale militare (da lui presieduta) e la Commissione sul servizio militare, hanno chiesto un'audizione a Christine Wormuth, segretaria dell'Esercito circa il corso di addestramento.
LA SLIDE INCRIMINATA
«Scriviamo oggi per esprimere la nostra indignazione per un corso di addestramento della Direzione dei Servizi di Emergenza (DES) tenutosi a Fort Liberty che ha caratterizzato le organizzazioni pro-vita come "gruppi terroristici" - scrivevano i deputati repubblicani Jim Banks e Mike Rogers, presidenti delle due Commissioni - Il corso di addestramento ha etichettato diversi gruppi pro-vita di spicco e ben rispettati come estremisti violenti. Il corso ha anche indicato che i membri di queste organizzazioni sono una minaccia per la sicurezza delle installazioni militari e ha designato i simboli dei gruppi pro-vita, comprese le targhe automobilistiche pro-vita rilasciate dallo Stato, come indicatori di terrorismo. Questo è davvero scioccante per un'organizzazione che insiste nel trattare tutti con "dignità e rispetto"».
Il 19 settembre si è tenuta l'audizione in Congresso, come richiesto. E gli esponenti dell'Esercito si sono presentati con la cenere sul capo, ma poca voglia di parlare. Un'inchiesta era stata avviata subito dopo l'interrogazione della Camera ed era stata rilevata la slide incriminata. Non solo i gruppi pro-life, ma anche altre associazioni non profit perfettamente legali, come gli animalisti della Peta, erano indicati come gruppi terroristi. La colpa è stata attribuita a un "dipendente di Fort Liberty" che ha materialmente compilato le lezioni. Ma non si sa chi sia, né se sia un civile o un militare. Agnes Schaefer, vice-segretaria dell'Esercito, ha semplicemente riferito alla Camera: «L'Esercito sta conducendo una revisione completa per assicurarsi che questi materiali didattici non vengano diffusi altrove». Mentre il generale Patrick Matlock, che supervisiona l'addestramento, ritiene che non sia perdonabile un errore protratto per così tanto tempo, ma ha rifiutato di rispondere ai deputati che gli chiedevano quali provvedimenti disciplinari siano stati presi nei confronti dei colpevoli.
ATTEGGIAMENTO OMERTOSO
Proprio questo atteggiamento omertoso dell'esercito lascia molti deputati perplessi, anche perché non si è trattato di un errore commesso in un giorno e corretto subito dopo, ma di lezioni che si sono tenute dal 2017 al 2024, sempre con lo stesso materiale didattico, istruendo circa 9mila soldati. Quindi, classi dopo classi di militari americani hanno imparato come identificare la minaccia dei pro-vita e come neutralizzarla.
Amare le conclusioni del deputato Jim Banks, che ha fatto scoppiare il bubbone per primo: «Questo inquietante addestramento ha confermato i miei timori sulla recente pubblicazione della Direttiva 2024-07 dell'Esercito (Gestione delle attività di protesta, estremismo e bande criminali). Questa nuova direttiva definirebbe come estremismo anche la mera espressione di sostegno, da parte dei militari in servizio, a coloro che hanno rifiutato il vaccino Covid... In altre parole, l'Esercito sta usando una politica troppo arbitraria per sorvegliare quel che dicono i militari in servizio di idee conservatrici, mettere a tacere il dissenso e spingere i militari conservatori a nascondere la propria identità per paura di ritorsioni da parte dei loro comandi».
Non si tratta, per altro di un problema che riguarda solo le forze armate. Anche l'Fbi, la polizia federale, infiltrava agenti nelle organizzazioni cattoliche, pro-vita e conservatrici in generale, per prevenire potenziali minacce. Anche in quel caso, l'agenzia si è discolpata affermando che le azioni dei suoi agenti contro i cattolici sono in violazione dei suoi standard, ma non si sa ancora chi abbia dato l'ordine. Di fatto, la polizia federale considera i pro-vita come terroristi e agisce di conseguenza. Né è un problema che riguarda solo gli Usa, come abbiamo visto in Francia, dove la polizia si addestra su simulazioni di attentati da parte di "estremisti cattolici". E dove i partecipanti alle pacifiche Manif pour Tous sono stati arrestati come se fossero black block violenti (e trattati anche peggio). L'Italia non è esente da questo pericolo, stando almeno alle dichiarazioni del sindaco di Modena che ha definito "violente" le associazioni pro-vita (ne abbiamo parlato qui).
Contro le associazioni che si oppongono all'aborto, insomma, "stanno creando un clima infame".
10 SET 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7895
ABORTO, LE GRAVI CONSEGUENZE NELLA COPPIA di Theresa Karminski Burke
Per alcune donne, l'aborto è la conseguenza di una vera e propria minaccia di abbandono se non "fa la cosa giusta" e non abortisce. Altre volte, la pressione è più sottile: «È una tua decisione, ma...».
Purtroppo, tutte le evidenze mostrano che l'aborto per "salvare una relazione" non funziona praticamente mai: poco tempo dopo l'aborto, molte relazioni di coppia si rompono. Altre sopravvivono solo perché i partner sono ancora legati dal lutto: queste relazioni si trasformano spesso in rituali di lutto prolungati e reciprocamente distruttivi. Anche le coppie sposate spesso, dopo un aborto, si allontanano, a meno che non trovino un modo per compiere insieme il processo di elaborazione del lutto.
L'aborto genera rabbia, risentimento e amarezza nei confronti del partner che non è stato di supporto o che ha ignorato il desiderio del partner di tenere il bambino. Allo stesso tempo, vi è spesso nella relazione un'enorme pressione a nascondere i propri reali sentimenti di dolore o di colpa. Questo può essere un problema soprattutto per gli uomini, ai quali viene solitamente insegnato a nascondere le proprie emozioni. Gli uomini possono anche sentirsi obbligati ad apparire "forti" per non turbare ulteriormente la donna.
Gli uomini possono essere segnati dall'aborto in maniera analoga alle donne. Molti uomini riportano problemi post-aborto come sentimenti di dolore, impotenza, senso di colpa, disfunzioni sessuali, abuso di sostanze, odio verso se stessi, paura delle relazioni, assunzione di comportamenti a rischio e suicidari, depressione, maggiore tendenza alla rabbia e alla violenza, senso di perdita della virilità.
Quando le donne o gli uomini trascinano il bagaglio emotivo di un aborto irrisolto in una relazione successiva, questo può causare problemi in modo subdolo e talvolta drammatico.
Un problema è rappresentato soprattutto dal tenere nascosto l'aborto al coniuge, il quale non è in grado di comprendere i cicli emozionali che esso suscita. Le distorsioni nel comportamento che si verificano quando i coniugi si nascondono dei segreti a vicenda possono essere devastanti per il matrimonio.
Come minimo, il "bisogno" di mantenere segreto un aborto del passato impedisce alle coppie di dare e ricevere amore incondizionato. Questo priva la relazione dell'opportunità di raggiungere il suo pieno potenziale.
Non è una coincidenza il fatto che il tasso di aborto e quello di violenza domestica siano aumentati pressoché di pari passo. Sia per le donne che per gli uomini, l'aborto è associato all'odio verso se stessi, a comportamenti autopunitivi e a una maggiore tendenza ad agire con aggressività e rabbia nei confronti degli altri.
Una donna con tendenze autodistruttive o condotta suicidaria, ma che ha timore di farsi deliberatamente del male, può essere più propensa ad avere una relazione con un uomo violento. Una relazione violenta può permetterle sia di esprimere la propria rabbia, sia di sperimentare ciò che inconsciamente ritiene sia la "punizione che mi merito". A causa dell'odio verso se stessa e della bassa autostima, può rimanere nella relazione perché pensa di non meritare niente di meglio.
Certamente esistono molte altre cause di violenza domestica, ma evidenze statistiche significative e molti studi di casi dimostrano che l'aborto contribuisce a questa tragedia nazionale.
Fino a che a queste donne e a questi uomini non verrà assicurato un ambiente che favorisca la guarigione post-aborto, è probabile che rimarranno intrappolati in questi cicli di violenza.
3 SET 2024 · VIDEO: Le strategie di Planned Parenthood ➜ https://www.youtube.com/watch?v=OFcNoFogpSA
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7904
CONTRACCEZIONE E ABORTO: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA di Lorenza Perfori
I prolife sono spesso accusati di ipocrisia quando affermano di essere contrari sia all'aborto sia alla contraccezione. Si obietta loro che i contraccettivi prevengono le gravidanze indesiderate e poiché l'aborto viene usato per eliminare le gravidanze indesiderate logica vuole che la promozione degli stessi ridurrà il numero degli aborti. Secondo questo ragionamento se sei contrario all'aborto devi per forza essere favorevole alla contraccezione. I prolife replicano che in realtà, come dimostrano gli studi, lì dove i contraccettivi sono largamente utilizzati i tassi di aborto aumentano. I promotori della "salute riproduttiva" rilanciano che ciò è vero solo all'inizio perché una volta che l'uso dei contraccettivi raggiungerà la massima copertura nella popolazione poi gli aborti diminuiranno. Ma è davvero così?
LA SITUAZIONE IN INGHILTERRA
L'Inghilterra è considerata un punto di riferimento per lo studio sulle politiche legate all'uso degli anticoncezionali perché ha uno dei programmi sulla contraccezione più martellanti al mondo e il Servizio sanitario nazionale (Nhs) fornisce da tempo gratuitamente ogni tipo di contraccettivo. Con l'obiettivo di dimezzare le gravidanze tra le adolescenti il governo ha avviato dal 1999 il programma Teenage Pregnancy Strategy stanziando 300 milioni di sterline per promuovere un'educazione sessuale completa; la pillola "del giorno dopo" si può acquistare senza ricetta (solo nel 2008 ne sono state vendute 1.428.000 confezioni) e dal 2011 anche le tredicenni la possono ottenere gratis in farmacia senza il consenso dei genitori. Intanto campagne mediatiche bombardano da tempo i giovani con consigli su come procurarsi i contraccettivi migliori e su come averli gratis. Con quali risultati? I dati del ministero della Sanità mostrano un tasso di abortività altissimo tra le adolescenti e un forte aumento della ripetitività abortiva: nel 2010 nel Regno Unito sono state 38.269 le adolescenti ad aver abortito e, di queste, ben 5.300 erano al loro secondo aborto, 485 al terzo aborto, 57 al quarto, 14 al quinto, quattro al sesto e almeno tre giovani al settimo. Nel 2012, il Daily Mail ha scritto che i contribuenti britannici stavano finanziando aborti ripetuti per una cifra pari a un milione di sterline a settimana.
I dati del 2018 in Gran Bretagna indicano complessivamente 84.258 aborti ripetuti (di cui 3.332 su adolescenti) che corrispondono a un aumento del 7% rispetto al 2017 e dell'11% rispetto al 2016. In particolare: 4.389 donne (tra cui 23 adolescenti) erano al loro quarto aborto, 1.298 donne (tra cui cinque adolescenti) erano al quinto aborto, 403 donne (tra cui cinque adolescenti) erano al sesto aborto, 172 donne erano al settimo aborto (in aumento del 26% rispetto al 2016).
Dai dati del British Pregnancy Advisory Service (Bpas), uno dei maggiori fornitori di aborti del Regno Unito, emerge che il 51,2% delle pazienti che ha abortito stava usando almeno una forma di contraccezione nel mese in cui ha concepito, e una su quattro che hanno chiesto l'aborto stava utilizzando uno dei metodi contraccettivi più efficaci (di tipo ormonale o la spirale) nel momento in cui è rimata incinta.
Secondo l'Economist, sono circa un quinto le gravidanze che in Inghilterra terminano con un aborto e un terzo delle donne che abortisce ha già abortito almeno una volta in precedenza.
Quindi nonostante l'offerta insistente e gratuita di contraccettivi nella popolazione, in Inghilterra continuano lo stesso a verificarsi un 20% di gravidanze indesiderate che esitano in aborto.
L'ex direttrice del Bpas, Ann Furendi, ha chiaramente ammesso che la contraccezione non elimina l'aborto e che, anzi, questo rappresenta lo strumento ulteriore di controllo delle nascite quando la prima fa cilecca: «I nostri dati dimostrano che la contraccezione da sola non basta per controllare la propria fertilità, anche quando vengono usati i metodi più efficaci. La pianificazione familiare include contraccezione e aborto. L'aborto è lo strumento di controllo delle nascite di cui le donne hanno bisogno quando il loro contraccettivo abituale fallisce».
I DATI USA
Il fatto che l'accesso alla contraccezione non riduca il tasso di abortività è confermato da uno studio del 2018 del Guttmacher Institute dal quale emerge che più della metà delle donne americane che ha abortito stava usando un metodo contraccettivo nel mese in cui è rimasta incinta. Il tasso di queste donne era pari al 54% nel 2000 e al 51% nel 2014. Mentre il tasso delle donne che hanno abortito e non avevano mai usato alcun metodo anticoncezionale era solo dell'8-10%.
Analogamente, l'agenzia Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) riferisce costantemente che più della metà delle pazienti che abortiscono facevano «correntemente uso» di misure contraccettive nel mese in cui sono rimaste incinte e osserva che gli aborti derivano solitamente da gravidanze indesiderate «che spesso si verificano nonostante l'uso di contraccettivi».
Significativo è quanto si è verificato a Washington dopo che nel 2001 ha avviato il programma pilota Take Charge volto a fornire contraccettivi gratuiti alle donne a basso reddito non coperte dal Medicaid. Il programma è stato finanziato per cinque anni, prorogato per altri tre anni e nuovamente rinnovato nel 2009. Ebbene, il rapporto annuale del 2007 di Planned Parenthood di Western Washington mostrava un aumento degli aborti del 16% passati da 7.790 nel 2006 a 9.059 nel 2007.
GLI ESEMPI DI SCOZIA, SPAGNA, SVEZIA E FRANCIA
Oltre all'Inghilterra, in Europa vi sono altri Paesi che promuovono con forza e insistenza l'uso dei contraccettivi.
In Scozia, per esempio, nonostante le spinte all'uso della contraccezione sia ordinaria sia di "emergenza" (pillola "del giorno dopo") non solo gli aborti non diminuiscono, ma aumentano anche le recidive. Per esempio - secondo l'Nhs - il 26,3% delle donne che aveva abortito nel 2008 aveva avuto almeno un aborto in precedenza. Gli aborti in Scozia mostrano un trend in costante crescita: 12.603 nel 2005, 13.081 nel 2006, 13.703 nel 2007, 13.815 nel 2020 fino al picco del 2022 con 16.584 aborti.
Lo stesso avviene in Spagna. Uno studio del 2011 pubblicato sulla rivista Contraception ha preso in esame campioni rappresentativi di donne spagnole in età fertile (15-49 anni), nel periodo di dieci anni 1997-2007, e le ha interpellate ogni due anni per valutare l'uso di contraccettivi e se fossero rimaste incinte e avessero abortito. Nei dieci anni considerati è emerso che l'uso complessivo di metodi anticoncezionali era aumentato dal 49,1% al 79,9%. Nonostante ciò il tasso di abortività non solo non era diminuito, ma era raddoppiato passando da 5,52 a 11,49 per 1.000 donne.
La Svezia è un altro Paese notoriamente all'avanguardia in termini di promozione della "salute riproduttiva". Qui l'educazione sessuale nelle scuole è obbligatoria dal 1955 e dal 2001 la pillola "del giorno dopo" è diventata un farmaco da banco che le giovani possono acquistare senza ricetta. Da allora le sue vendite sono raddoppiate a livello nazionale e addirittura triplicate nella capitale Stoccolma. Risultati? I funzionari governativi hanno reso noto che gli aborti in Svezia sono aumentati del 17%, passando dai 30.980 del 2000 ai 37.205 del 2007. A Stoccolma solo nel 2007 sono stati praticati 10.259 aborti che equivalgono a un aumento del 6,9% rispetto solo al 2006. Il tasso di abortività tra le giovani supera abbondantemente il 20 per 1.000.
Idem in Francia. In questo Paese quasi il 97% delle donne sessualmente attive che non desidera una gravidanza usa i metodi contraccettivi considerati più sicuri come la spirale e la pillola ormonale e solo un 3% circa non usa alcun metodo contraccettivo. La pillola "del giorno dopo" si può acquistare senza ricetta e le ragazzine la ricevono gratuitamente (nel 2010 ne sono state vendute 1.100.000 confezioni, 1.200.000 nel 2012). L'educazione sessuale è entrata nelle scuole dal 1973 e dal 2001 è diventata obbligatoria a partire dalle scuole elementari, con programmi differenziati a seconda dell'età degli studenti. Nonostante ciò dal 1975 non diminuisce mai la cifra media di 220.000 aborti l'anno, con un picco raggiunto nel 2022 pari 234.000 aborti: la cifra più alta mai registrata da trent'anni.
Gli ultimi dati disponibili, relativi ai tassi di abortività delle donne in età fertile (15-44 anni), collocano i Paesi europei più solerti sulla contraccezione ai livelli più elevati. In Francia i dati del ministero della Salute riportano per il 2022 tassi di abortività altissimi: 16,2 per 1.000 tra le giovani di 18-19 anni; 26,9 tra quelle di 20-24 anni; 28,6 tra le donne di 25-29 anni e 17,8 tra le donne di 35-39 anni. Negli altri Paesi sopra citati i dati più recenti riportano i seguenti tassi di abortività: 18,6 per 1.000 in Inghilterra (dato 2021); 17,8 in Svezia (2021); 13,4 in Scozia (2021) e 10,3 in Spagna (2020). Questi numeri decretano chiaramente il fallimento del paradigma "più contraccezione = meno aborti", si pensi per esempio, a titolo di confronto, che il tasso di abortività in Italia nel 2021 è stato di 5,7 per 1.000.
Il fallimento, come visto, non riguarda solo la contraccezione ordinaria, ma anche la cosiddetta "contraccezione" di emergenza. Significativa al riguardo è una revisione sistematica
30 LUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7867
SE ANCHE TRUMP MOLLA SULL'ABORTO di Stefano Magni
Con un colpo di mano e senza chiedere il parere alle associazioni pro-life conservatrici, il Partito Repubblicano ha quasi del tutto eliminato il suo programma contro l’aborto.
Segnando un cambiamento radicale rispetto a un'agenda che veniva rinnovata di volta in volta sin dal 1984, la Convention Nazionale Repubblicana ha approvato un programma che non contiene l’esplicita richiesta di vietare l’aborto su scala nazionale, introducendo un "emendamento alla Costituzione sulla vita umana e a una legge che chiarisca che le protezioni del Quattordicesimo Emendamento si applicano ai bambini prima della nascita". Il Quattordicesimo emendamento, alla sezione 1 recita: «Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono. Nessuno Stato produrrà o applicherà una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà alcuno Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l'eguale protezione delle leggi».
Ecco, i Repubblicani hanno rinunciato a estendere questi principi ai nascituri, disconoscendo di fatto che la vita umana inizia dal concepimento. La politica sull’aborto viene interamente delegata ai singoli Stati. Inoltre il programma sostiene anche il controllo delle nascite (i cui metodi sono spesso usati come abortivi) e l’accesso alla fecondazione in vitro, una pratica che inevitabilmente porta alla distruzione di embrioni umani.
Oltre che il contenuto, sono sconcertanti le modalità con cui è stato approvato un cambiamento così radicale. La scorsa settimana è stata approvata dal Comitato per il programma con 84 voti contro 14, con un iter che, secondo gli addetti ai lavori, è stato affrettato per sedare le resistenze. Gayle Ruzicka (Eagle Forum) che ha servito come delegata in ogni Convention repubblicana dal 1992 spiega alla rivista cattolica First Things che negli anni precedenti, il processo del comitato richiedeva diversi giorni, con riunioni di sotto-comitati, proposte di emendamenti e discussioni approfondite sulla piattaforma prima di votarla. Quando Ruzicka è arrivata a Milwaukee lo scorso fine settimana, si aspettava diversi giorni di deliberazioni simili. Invece, tutto è finito prima dell'ora di pranzo di lunedì.
SENZA MODIFICHE E SENZA SCONTRI
Il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump ha dato il benvenuto ai delegati, la bozza della piattaforma è stata distribuita per la prima volta e i microfoni sono stati aperti. I commenti erano limitati a un minuto. La maggior parte dei delegati erano nuovi, ha detto la Ruzicka, persone che «sono venute preparate a fare quello che gli è stato detto di fare». La senatrice Marsha Blackburn «dirigeva la commissione e diceva alle persone che non potevano parlare».
Sarah Fields (Texas Freedom Coalition) spiega invece al sito cattolico online Life Site News: «Abbiamo visto persone che hanno cercato di raggiungere i microfoni per contestare il programma e i microfoni sono stati spenti. Il regolamento e il programma sono stati adottati così come sono, senza modifiche e senza scontri in aula».
Il figlio del presidente Eric Trump, marito della co-presidente della Convention, Lara Trump, ha giustificato i cambiamenti alla NBC News sostenendo che «questo riflette mio padre e ciò in cui crede». Le convinzioni dell’ex presidente sull’aborto sono di fatto imposte anche a chi accetta di collaborare con lui. Anche JD Vance, un anti-abortista convinto, adesso ha dovuto moderare la sua posizione nel momento in cui ha accettato la candidatura alla vicepresidenza. Vance, è uno dei numerosi repubblicani firmatari di una lettera in cui si dichiarava il forte "sostegno [per] l’accesso continuo a livello nazionale alla fecondazione in vitro", dopo che una sentenza del tribunale dell'Alabama aveva messo in dubbio la disponibilità della procedura. All’inizio del mese Vance ha definito Trump un "leader pragmatico", elogiando l'ex presidente a Meet The Press per la sua politica di lasciare le decisioni sull'aborto agli Stati. Nel 2022 Vance ha dichiarato di sostenere "eccezioni ragionevoli" ai divieti di aborto.
IL PARTITO DI TRUMP
Ma anche un altro vero guerriero della causa pro-life, il senatore Marco Rubio, ha dovuto ammorbidire la sua posizione, pur non avendo neppure la nomination a candidato vicepresidente, a cui ambiva. Per quattro decenni, il programma del partito ha appoggiato il divieto di aborto a livello nazionale, a domanda diretta della Cnn su cosa pensasse del cambiamento imposto da Trump ha risposto tentennando: «Beh, penso che il nostro programma debba riflettere il nostro candidato», e «Si dà il caso che la posizione del nostro candidato sia fondata sulla realtà».
La realtà è che il Partito repubblicano è ormai diventato un partito di Trump, adottando anche i suoi metodi spicci aziendali dirigisti. Può stupire molti elettori che proprio Trump, il presidente che si è maggiormente battuto per il diritto alla vita, imponga al partito di ammorbidire la posizione sull’aborto e la fecondazione in vitro. Ma questa è la realtà di tutti i partiti personalisti: le persone cambiano idee. Trump può cambiare anche drasticamente idea, anche sui principi non negoziabili. E può farlo per molti motivi: elettorali (in questo caso avrà visto che la causa pro-life è perdente), per le influenze delle persone che frequenta, o per ripicca. L’ex vicepresidente Mike Pence, campione della causa pro-vita e conservatore cristiano, è ora nella sua lista nera, perché ha voluto certificare la vittoria di Biden.
Ci sono mille motivi. E Trump non si sente neppure legato alla tradizione cristiana, come dimostra anche un altro episodio significativo di questa Convention Nazionale Repubblicana: quando l'avvocatessa ed esponente del partito Harmeet Dhillon ha recitato una preghiera Sikh nel corso del suo intervento, nel primo giorno della convention. Ha pregato "l'unico nostro Dio" Waheguru, lasciando di stucco molti conservatori cristiani, per questo episodio multi-religioso in stile Pachamama. Ma perché a Trump non interessa il cristianesimo in sé, preferisce parlare di libertà di religione, materia su cui l'avvocato Dhillon è specializzata. E sa che, pur guidando un partito in cui l'82% degli elettori è cristiano, verrebbe seguito comunque, perché per un cristiano non ci sono molte alternative.
Il punto è che se un partito si fonda su una persona e non su principi, tutto può essere messo in discussione, persino il diritto alla vita. Pur tenendo sempre presente che il Partito Repubblicano difende ancora i diritti del nascituro, meglio rispetto al Partito Democratico e al suo candidato cattolico Biden, per cui l’aborto è un diritto inalienabile della donna.
Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Il matrimonio secondo i Repubblicani" si rende noto che dal programma elettorale dei Repubblicani è stato tolto il riferimento al matrimonio come vincolo tra un uomo e una donna.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 luglio 2024:
La Convention nazionale repubblicana ha partorito un programma elettorale che ha reso felice le lobby LGBT. Infatti rispetto alla precedente versione è stato depennato il seguente principio: «il matrimonio e la famiglia tradizionali, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sono il fondamento di una società libera».
I Log Cabin Republicans, gruppo arcobaleno, ha salutato con favore questa modifica nel programma: «Ciò rende anche chiaro agli elettori che il Partito Repubblicano accoglie tutti e guarda con ottimismo al futuro invece di riproporre cinicamente vecchi dibattiti del passato». Il passaggio si riferisce alla dichiarata, fino a ieri, avversione dei Repubblicani per la sentenza Obergefell della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2015 che obbliga tutti i 50 stati a riconoscere il "matrimonio" omosessuale.
Un partito Repubblicano sempre più progressista e sempre meno conservatore.
2 LUG 2024 · VIDEO: I was gonna be ➜ https://youtu.be/q2D9tDubpF0?si=lTHdkpT2UCcbWOVo
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7842
DUE ANNI FA VENIVA RIBALTATA LA ROE VS WADE di Manuela Antonacci
Si chiama «I Was Gonna Be» ed è una commovente canzone uscita in occasione del secondo anniversario del ribaltamento della sentenza Roe vs Wade. L'autore, Chris Wallin, che ha scritto canzoni per Brad Paisley, Toby Keith, Kenny Chesney e molti altri grandi nomi della musica country, ha voluto rappresentare il punto di vista di una bambina nel grembo materno e, in un'intervista con Breitbart News, ha dichiarato di aver capito che «qualcosa doveva essere detto» anche se «non pensava che qualcuno avrebbe mai cantato il brano».
Invece l'interprete c'è ed è una bellissima diciottenne, di nome Rachel Holt, che ha registrato e pubblicato la canzone con Baste Records e in poco tempo è già salita in cima alle classifiche di Si tratta della struggente storia di una bambina che non ha mai visto la luce: «Se mia mamma avesse potuto vedere la mia faccia, forse mi avrebbe tenuta comunque». Nella sua intervista su Breitbart News, Holt, ha spiegato che le ragazze della sua età non ascoltano mai canzoni sulla "vita reale" ed è necessario che comincino a farlo.
Perciò Baste Records si è messa a disposizione per aiutarla a condividere questa prospettiva. Così come, la stessa casa discografica, attraverso un video, ha voluto dare spazio ad uno dei loro artisti, che ha dichiarato che «persone laboriose e amanti della famiglia sono state espulse dal settore per le loro idee politiche e le loro posizioni culturali e ciò che vogliamo fare alla Baste Records è cambiare questa situazione». Dunque un messaggio pro-life esplicito, da parte di una casa discografica che è riuscita a produrre quello che viene già considerato un "inno pro-vita". Tanto che, sotto un post di Instagram che annunciava l'uscita della canzone, molti hanno espresso la loro gratitudine.
Tra i commenti più significativi: «Se stai pensando di abortire ascolta questa canzone ripetutamente. Tieni tuo figlio e dopo ascoltala di nuovo. Sarai orgoglioso della decisione che hai preso». C'è chi ringrazia direttamente la cantante: «Grazie per aver prestato voce a chi non ha voce. Se pensi che Dio abbia già fatto cose straordinarie nella tua vita, non hai ancora visto niente!» Alcuni hanno espresso il desiderio che più artisti seguano le orme di Holt: «Grazie per aver lottato per tutti i bambini... il mondo ha bisogno di te più che mai. Non ci sono molte giovani donne come te».
19 GIU 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7823
MELINDA, L'EX MOGLIE DI BILL GATES, E' CATTOLICA, MA FINANZIA CON MILIARDI DI DOLLARI CONTRACCEZIONE E ABORTI di Paola Belletti
«È arrivato il momento per me di affrontare il prossimo capitolo della mia filantropia», aveva spiegato Melinda French Gates a metà maggio, aggiungendo che avrebbe avuto a disposizione 12,5 miliardi di dollari per impegnarsi «a favore delle donne e delle famiglie». Il 7 giugno sarà l’ultimo giorno della ex moglie di Bill Gates nelle fila della fondazione che porta i loro nomi, una delle più potenti realtà "filantropiche" che si è sempre impegnata nel campo della salute e della riduzione della povertà. La sua fondazione, Pivotal Ventures, si impegnerà dunque a versare risorse economiche per finanziare l’aborto. Ah, è dunque questo che la ex signora Gates intende per "sostegno alle donne e alle famiglie"? Ed è in nome della sua formazione e fede cattolica che lo fa? Così pare. Melinda è la prima a dispiacersi per le reazioni di chi le fa notare come le sue azioni in questo senso siano apertamente in contrasto con quanto la Chiesa cattolica insegna.
Ci spiace che le spiaccia, - anche se urtare qualcuno nella propria sensibilità non è salito al rango di peccato mortale -, eppure il fatto rimane: neppure la disponibilità di enormi mezzi finanziari cambia di una virgola i comandamenti della dottrina cattolica, la stessa che lei stessa riconosce come fonte della sua educazione, per la quale ha espresso gratitudine molte volte, arrivando anche a concretizzarla, per esempio, con donazioni multimilionarie alla Ursuline Academy dove ha frequentato il liceo. Nel suo libro, The Moment of Lift, - riporta il Ncr, Melinda Franch ex Gates spende parole ed enfasi per promuovere l’importanza della contraccezione (una causa in effetti minoritaria, che merita nuovi sponsor): è «un mezzo per migliorare la salute, la ricchezza e l’indipendenza delle donne. Considera i contraccettivi orali una parte importante della sua vita. "Ho avuto il vantaggio di una piccola pillola che mi ha permesso di cronometrare e distanziare le mie gravidanze", scrive in The Moment of Lift».
LA CHIAVE PER SUPERARE TUTTI I TIPI DI BARRIERE
Anche questa considerazione stupisce e scoraggia: in un’epoca [...] che si distingue anche per la grande attenzione, al limite dell’integralismo a volte, per tutto ciò che è bio, naturale, rispettoso della natura (quella umana esclusa, dunque?), il fatto che sul corpo della donna, quello che è mio e lo gestisco io, si possa intervenire chimicamente, alterandone ritmi e fisiologia ed esponendolo a concreti rischi di patologie o eventi acuti, salta quanto meno all’occhio, o dovrebbe farlo. Tant’è: per Melinda la diffusione sistematica dell’accesso alla pillola «è la chiave per superare tutti i tipi di barriere che hanno trattenuto le donne per così tanto tempo».
E veniamo alla Chiesa e alla presunta personalizzazione con cui è possibile ritagliarsi su misura gli insegnamenti che meglio si attagliano alle istanze dei suoi appartenenti: sempre nelle pagine del suo libro dimostra di avere presente che la fede cattolica considera immorale la contraccezione, ma non ne espone mai le ragioni, tutte a favore della persona, della donna in primis: «Separare il rapporto sessuale dalla procreazione attraverso mezzi artificiali lo degrada, crea un cuneo tra uomo e donna impedendo una reciproca donazione di sé e aiuta a portare al divorzio. Invece, dice, la sua coscienza le dice di valorizzare un altro insegnamento della Chiesa - l’amore per il prossimo – al di sopra dell’insegnamento della Chiesa sulla contraccezione. Nel libro afferma di aver "sentito un forte sostegno in questo da parte di preti, suore e laici che mi hanno detto che ho una solida base morale. ..."».
Un approccio "antologico" affatto innocuo che ci ricorda da vicino quello di un’altra personalità Usa con grandi responsabilità sul destino del suo popolo, il presidente Joe Biden, a sua volta svelto nel riconoscersi pubblicamente cattolico e altrettanto pubblicamente schierarsi a favore dell’aborto, addirittura suggellando con un segno di croce il sostegno alla causa.
L’ABORTO AL CENTRO DEI SUOI INTERESSI
Fino a pochi anni fa, il tema dell’aborto non era al centro dei suoi interessi, anzi ci teneva che quello della contraccezione non venisse indebitamente associato ad esso. Ora, invece, ha deciso di destinare milioni di dollari in quella direzione. Meno di quanti ne riversi l’ex marito, ma pur sempre tanti dollari. Il 28 maggio scorso lo ha annunciato pubblicamente. Le motivazioni? Contrastare quelli che i liberal democratici chiamano i nemici del progresso e dell’emancipazione delle donne: in un articolo pubblicato dal New York Times, riporta Rai News, «ha affermato che dall’annullamento della garanzia federale del diritto all’aborto deciso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2022, ha sentito la necessità di reindirizzare parte dei suoi finanziamenti verso i diritti riproduttivi delle donne negli Stati Uniti, e non solo all’estero. "Per troppo tempo, la mancanza di fondi ha costretto le organizzazioni che lottano per i diritti delle donne a stare in difensiva mentre i nemici del progresso sono passati all’offensiva. Voglio aiutare a riequilibrare il rapporto di forza"».
Ecco, dunque, svelato l’arcano: l’aborto è usato biecamente come tema politico, una sorta di pendolo da far oscillare a favore delle opinioni di quelli che, una volta alle urne, si spera scelgano il candidato per il quale si stanno versando milioni. Soldi, voti, lobby di potere sulla pelle delle donne e di quella ancora più fragile dei bambini non nati. Con amarezza così commenta a Register Carol Tobias, presidente del Comitato nazionale per il diritto alla vita: «Melinda French Gates potrebbe fare molto per aiutare le donne e i loro bambini non ancora nati a livello nazionale - e anche internazionale - eppure ha deciso invece di versare soldi nell’industria dell’aborto che già guadagna miliardi di dollari togliendo la vita a bambini non nati innocenti».
Nel fatto che abbia deciso consiste il dramma della sua libertà, orientata a uno dei sistemi di peccato più feroci che la modernità abbia messo a punto; nella sua libertà permane la possibilità che si converta, abbracciando di nuovo e fino in fondo quella fede che tanto ha significato nella sua storia personale e che, sola, può decidere del suo destino eterno, sul quale sempre va invocata l’infinita misericordia di Dio. Anche questo dice la Chiesa e non è un articolo passibile di alcun emendamento.
22 MAG 2024 · VIDEO: L'addio ad Azzurra ➜ https://www.youtube.com/watch?v=zplsY-AyM8Y&list=PLolpIV2TSebVzYmc5B11R08Qd2ib0ZEgL
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7798
LA LEZIONE DI AZZURRA CHE RIFIUTA LE CURE PER DARE ALLA LUCE IL FIGLIO di Paola Belletti
Vivere è bello, vivere senza amore è una tortura, una di quella privazioni per cui si può desiderare di morire. Azzurra non ha disprezzato la propria vita, l'ha amata nella sua verità più radicale che si esprime massimamente nella possibilità di donarla, nel movimento naturale che ci spinge liberamente a sacrificarci per l'altro. La sua storia è eccezionale perché drammatico ed eroico è il modo in cui è stata chiamata a farlo, e la sua risposta è stata un sì pieno. Eppure, se ci osserviamo con onestà, lo riconosciamo in azione nella trama apparentemente dimessa del nostro quotidiano: il sacrificio è parte di noi, addirittura è il motore più robusto che fa girare le nostre esistenze. Il sacrificio vero, come lo ha fatto Cristo, non quello antico o quello perverso, nevrotico e freudiano; quello nuovo, guarito da Dio in persona e finalmente, definitivamente salvifico.
Non riesco a leggere altrimenti la dolorosa storia piena di gioia, coraggio e avventura di questa mamma che, sostenuta dal marito, ha deciso di custodire la vita del figlio che portava in sé rimandando le terapie oncologiche più aggressive. Lei è Azzurra Carnelos, è morta all'età di 33 anni, quando suo figlio Antonio aveva poco più di otto mesi. Ha voluto dargli il tempo necessario a formarsi, sufficiente almeno perché potesse vivere fuori dal primo rifugio che a tutti noi ha permesso di prepararci alla luce a volte molesta del mondo esterno. Ha deciso insieme al marito di rimandare la chemioterapia perché rischiosa per la salute del loro bambino. Non riteneva accettabile che un farmaco compromettesse il grande bene della vita del figlio, per quanto utile a rallentare l'aggressività del tumore al seno, tornato con crudele tempismo con una recidiva. Questa storia ci ricorda di sicuro quella della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, ugualmente decisa a proteggere il terzo bambino che portava in grembo, ugualmente capace di negoziare coi medici le cure per il tumore che l'aveva colpita in modo che non nuocessero al piccolo Francesco.
Su la Repubblica leggiamo che «nel 2019 era stato diagnosticato un tumore al seno. In sogno, ha raccontato lei stessa, la nonna, anche lei vittima di cancro, le aveva suggerito di non mancare i controlli. Così Azzurra Carnelos aveva scoperto quel nodulo maligno e si era sottoposta alle cure indicate dai medici, uscendo da quella prima neoplasia. A febbraio del 2023 aveva annunciato [...] di essere rimasta incinta».
La cosa che già nell'affrontare le terapie seguite alla prima diagnosi l'aveva preoccupata, era che avrebbero potuto impedirle di concepire e di portare avanti una gravidanza. Invece quella gioia non le è stata negata. Purtroppo però a luglio, quando era già al sesto mese, ha iniziato ad accusare dolori e disturbi. [...]
Azzurra ha accettato solo farmaci più blandi e ha puntato all'obiettivo della trentaduesima settimana, età gestazionale prematura ma sufficiente a offrire al piccolo Antonio una nascita relativamente sicura. È nato il 2 Agosto, questo bimbo che sembra essere segnato dalla misericordia in ogni sua cellula.
Subito dopo Azzurra Carnelos ha iniziato i cicli chemioterapici, purtroppo non sufficienti a ottenerle una seconda remissione del tumore. Le hanno però donato la possibilità di vivere con il marito e il figlio per otto mesi e mezzo, attraversando dolori e grandi difficoltà, ma pur sempre nella gioia di averlo conosciuto e averlo protetto quando il suo corpo era l'unico scudo e la sola fonte di nutrimento. Ha fatto in tempo a sentirsi chiamare "mamma", una tappa che ha sempre del miracoloso (effetto che perde quando questo appellativo viene ripetuto ossessivamente e per qualsiasi tipo di richiesta, fino ai vent'anni inoltrati).
«La vita va difesa, lo diceva spesso mentre premeva al petto il suo corpicino», racconta Francesco che aggiunge come abbiano vissuto tutto insieme, sostenendosi l'un l'altra. [...] Le ultime settimane le hanno trascorse ideando un piano per crescere Antonio. «Io cambierò lavoro e starò vicino a nostro figlio. Così il suo sacrificio non sarà stato vano», conclude. Nemmeno il suo sacrificio di padre e marito capace di accompagnare la moglie in una scalata tanto impegnativa resterà senza frutto.
Ci auguriamo che in molti si stringano a lui e al piccolo e mettano in campo la stessa intelligenza pratica e piena di speranza che i due sposi hanno dimostrato fino all'ultimo. Azzurra avrebbe compiuto 34 anni giovedì, domani pomeriggio, invece, saranno celebrati i suoi funerali nel duomo di Oderzo, la loro cittadina in provincia di Treviso. Possiamo essere certi che continuerà ad occuparsi del bene di suo figlio e di suo marito anche adesso, di più ancora. Ora la vita da far nascere e da difendere da possibili veleni è quella eterna.
7 MAG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7785
TEXAS, PATRIA DELLE CITTA' RIFUGIO PER I BAMBINI NON ANCORA NATI
A inizio aprile il consiglio cittadino di Muenster, una cittadina del Texas, ha votato all'unanimità un'ordinanza che vieta l'aborto, rendendola così una città «rifugio sicuro per i concepiti». Il voto ha reso la cittadina di Muenster la 52esima città nello Stato del Texas e la 69esima degli Usa ad approvare un'ordinanza che rinforza il divieto d'aborto.
L'ordinanza prevede sei disposizioni, infatti vieta: di eseguire un aborto all'interno dei confini della città di Muenster, di ricorrere all'aborto ai residenti di Muenster a prescindere da dove si svolga la procedura, di accompagnare consapevolmente qualcuno ad abortire a prescindere da dove si svolga la procedura, di somministrare pillole abortive, di procurare aborti in modo clandestino all'interno della città di Muenster, e di trasportare e smaltire i resti dei bambini abortiti in cliniche situate al di fuori dello Stato del Texas. Questo significa anche che è punibile chiunque transiti nelle strade della città di Muenster per portare i resti dei bambini abortiti agli impianti di smaltimento dei rifiuti, come se fossero mera immondizia e non esseri umani assassinati.
L'iniziativa è partita da un comune cittadini, Kenneth Bierschenk, primo firmatario della petizione che ha chiesto di far diventare la città "rifugio" per i non ancora nati. Bierschenk, infatti, ritiene che ogni vita debba essere protetta dalla nascita alla morte naturale e che i bambini concepiti abbiano bisogno di qualcuno che li difenda, non potendo farlo da soli. Per questo è importante continuare a proclamare la verità che sta dietro l'orrore dell'aborto.
TESTIMONIANZE FAVOREVOLI AL DIVIETO DI ABORTO
Durante la discussione comunale, nel giorno del voto, ha esposto ai membri del consiglio cittadino le stime sui danni delle pillole abortive, secondo le quali su 25 donne che ricorrono all'aborto farmacologico una è costretta a recarsi in ospedale a causa delle complicazioni che possono verificarsi, come aborti incompleti, infezioni, emorragie. Un medico presente all'incontro ha confermato quanto dichiarato da Bierschenk, dichiarando che all'ospedale dove lavora si è trovato ad affrontare diverse situazioni di questo tipo, dimostrando che l'aborto è ancora un serio pericolo per le salute delle donne.
Il senatore repubblicano dello Stato del Texas Drew Springer, ha poi preso la parola citando la testimonianza di Abby Johnson, ex direttrice della clinica di Planned Parenthood, oggi attivista pro-life, la quale aveva parlato di recente di organizzazioni estere che commerciano pillole abortive in Texas, affermando perciò che devono essere prese posizioni decisive e adottati provvedimenti più restrittivi contro questi farmaci così pericolosi.
Molti altri concittadini si sono espressi favorevolmente rispetto all'ordinanza durante l'incontro che ha preceduto il voto: il sacerdote cattolico Joseph Keating ha affermato che l'aborto «è contro sia la legge divina sia la legge naturale, poiché nega la dignità umana; è immorale e ingiusto uccidere un essere umano innocente».
Particolarmente toccante è stata la testimonianza di una madre, Kristie Becker, che ha raccontato la sua esperienza di una gravidanza difficile, caratterizzata da gravi complicazioni, alla quale ha reagito scegliendo la vita. «Sono qui stasera in onore di mia figlia, Julie Marie Becker. Nel 2016, a metà della mia gravidanza, mio marito e io scoprimmo che la nostra bambina era gravemente malata, e la mia stessa vita era a rischio a causa di una condizione che mi portava ad avere una quantità eccessiva di liquido amniotico. Avevamo 4 bambini piccoli a casa, uno dei quali, Bryan, stava per essere diagnosticato autistico. Julie e io siamo uno dei casi per i quali molte persone creano un'eccezione nei dibattiti sull'aborto», ha raccontato, eppure «prima ancora che il dottore pronunciasse la parola "aborto" l'ho fermato e gli ho detto che non ci sarebbe stata altra scelta oltre alla vita. Julie è nata a 31 settimane il 15 settembre 2016. È stata amata da subito e circondata dalla sua famiglia in terapia intensiva neonatale per 21 giorni. È stata battezzata nella fede cattolica ed è morta tra le mie braccia il 6 ottobre 2016».
DIFENDERE LA SACRALITÀ DELLA VITA UMANA INNOCENTE
Becker ha proseguito con la sua testimonianza, ricordando l'importanza dell'aiuto comunitario e disinteressato nella scelta della Vita: in quei momenti così difficili, infatti, la comunità della cittadina di Muenster non ha mai lasciati soli né lei né i suoi familiari, sostenendoli sia con la preghiera sia con importanti azioni concrete: «ci preparavano i pasti, ci aiutavano con i bambini, ci supportavano economicamente e ci sono stati vicino con tanti altri gesti di carità. Hanno continuato a supportarci e ad amare la nostra famiglia negli anni».
L'avvocato Jonathan F. Mitchell, che ha partecipato all'incontro del consiglio cittadino di Muenster tramite una video-chiamata, ha poi accettato di rappresentare gratuitamente la città per qualsiasi controversia legale che potrebbe nascere dall'approvazione delle ulteriori restrizioni sull'aborto, mentre anche il sindaco Tim Felderhoff ha tenuto un discorso appassionato in favore dell'ordinanza, che considera allineata ai valori e agli ideali della città di Muenster, conosciuta come una fervida comunità cattolica.
Lo stesso primo cittadino ha ricordato che già nel recente passato - nel marzo del 2022 - durante le primarie del partito repubblicano del Texas, i repubblicani dello Stato dovettero esprimersi su una proposta che stabiliva che «il Texas avrebbe promulgato un emendamento costituzionale statale per difendere la sacralità della vita umana innocente, creata ad immagine di Dio, dal concepimento alla morte naturale». Nella contea di Cooke, dove si trova Muenster, l'88% degli elettori votarono a favore di questa proposta, mentre solo il 12% votò contro.
Queste prese di posizione così coraggiose ci fanno intendere che c'è ancora speranza, che ci sono ancora persone disposte a proclamare la verità della sacralità della vita e della dignità umana del concepito. In Texas, dopo anni di battaglie, sono riusciti a compiere enormi passi avanti nella difesa della vita anche sul piano istituzionale, senza mai arrendersi nonostante le difficoltà, ma continuando sempre e comunque a perseverare, senza scendere a compromessi. Si spera che anche l'Italia - le regioni, i comuni e lo Stato centrale - possano seguire questa strada: quella della difesa del concepito e del suo pieno riconoscimento giuridico, come tra l'altro affermano alcune proposte di legge già presentate in Parlamento, e che aspettano solo di essere approvate.
3 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7742
LE TRE INCROLLABILI VERITA' DELL'UOMO FEMMINISTA di Loredana Basili
Sono stufa e arcistufa degli uomini che io definisco "femministi", quelli cioè che si vantano di combattere e alzare la voce per i sacrosanti e inviolabili diritti, a loro dire, di noi donne.
Mi trovavo qualche giorno fa in treno, in viaggio di ritorno con mio figlio "grande" di 6 anni e mio marito, reduce da un intervento alla spalla in Romagna.
Come sempre accade, vado a cercare il controllore, onde sincerarmi di aver preso il treno corretto con i giusti biglietti e, quando faccio ritorno al mio posto, trovo mio marito che condivide due chiacchiere col vicino.
Saluto cortesemente e mi dedico a mio figlio, a cui nel frattempo, onde ovviare all' utilizzo del telefono "baby sitter", propongo di disegnare. Mentre lo aiuto con i suoi trenini, seguo la conversazione. Il buon uomo, adocchiando il tutore di mio marito, chiede che intervento abbia avuto, dove, perché e ci confessa di tornare anche lui reduce da alcune visite di controllo, a seguito di un trapianto di rene avuto un paio di anni fa, intervento per il quale si era rivolto, giustamente, ai centri e medici migliori in Italia, prendendo anche in considerazione la possibilità di curarsi in America.
Fin qui niente di male, poi la discussione (o meglio il suo pontificare) spazia dal giudizio sulla sanità, sui medici variamente incontrati, e degenera verso l'incompetenza tipica della gente della nostra epoca, l'incapacità di letto-scrittura delle giovani generazioni e così via verso le solite chiacchiere da bar.
Io ascolto, quando chiamata a dire la mia, rispondo con modo garbato, possibilmente assentendo, presa dal disegnare trenini con mio figlio. Di fatto, si tratta di buona educazione, la conversazione del nostro interlocutore ha preso i tratti di un bieco cinismo, pieno di insoddisfazione verso tutto e tutti, incapaci di comprendere quello che invece a lui appare chiaro, se non addirittura scontato.
La chiacchierata da bar però ad una certa subisce un grosso scossone, perché, tra un volo pindarico e l'altro, non so neppure io come, il nostro vicino finisce per buttarla sulla politica o meglio sull'etica. Il suo più grave disappunto, è stato vedere che qualche anno fa, nella sua bella regione, abbiano trionfato politici conservatori, macchiatisi del grave reato - nientepopodimeno che - di non essere pienamente d'accordo con l'inviolabile diritto di aborto della donna.
PRIMA VERITÀ: TU DONNA NON HAI DIRITTO DI PENSARE DIVERSO DA ME
Alzo gli occhi dai fogli di mio figlio e guardo mio marito, seduto davanti a me, leggendo nei suoi occhi l'accorato appello: "Oh no, eccola, adesso parte! Ma dai lascia perdere, siamo quasi arrivati!". Ormai però il vaso di Pandora è stato aperto e, come ben sa, difficilmente starò zitta. Sa che sono una moglie devota e sottomessa, nella misura in cui sono devota e sottomessa al Signore della Vita.
Premetto che ho avuto sei figli, con sei gravidanze impegnative e con particolari problemi in sei anni: sono grata a Dio, so che mi ha dato davvero tanto, perché sono viva io e vivi i miei bimbi, quindi, non fosse altro che per debito di riconoscenza, non posso e non voglio tacere la Verità, che penso il Signore voglia sia proclamata.
Lascio da parte mio marito, inizia la guerra e alla veneranda età di quarant'anni scopro le "verità" di quelli che io chiamo: "uomini femministi".
Faccio notare al mio interlocutore che sono molto vicina a queste idee cattoliche e conservatrici, ree - a suo dire - di non condividere l'aborto. La risposta è: "Ma scherziamo? Una donna che non condivide l'aborto? Ma quelle povere violentate! Cosa dovrebbero fare?!".Osservo che non tutti gli aborti sono frutti di violenza, anzi, e che comunque non può essere quella la soluzione: l'uccisione di un essere senza colpe, che lascerà ferite fisiche e psicologiche enormi nella donna.
La risposta del mio interlocutore è: "Ma che dici? Non è assolutamente così. Ma quali ferite? Che ne vuoi sapere?". Certo, io da donna non lo posso sapere, sicuramente di aborti ci capirà di più lui che è un uomo.
E qui si ha la prima grande "verità" dei "femministi": tu donna, libera, indipendente ed emancipata devi pensare esattamente quello che io, essere di sesso maschile che lotta per i tuoi "diritti", ti invito a pensare e sei padrona della tua testa e del tuo corpo, solo se inneggi a quel diritto di aborto, che io ti suggerisco.
Benissimo, la faccenda prosegue: "Tanto prima, quando non era legale, se ne facevano altrettanti se non di più e le donne morivano, ora almeno si fa in sicurezza!". Rispondo che non so se prima erano di più o di meno di oggi gli aborti, ma che ad ogni modo l'aborto non è una pratica così sicura ed esente da rischi e spesso per la donna è possibile riportare conseguenze fisiche e psichiche anche molto pesanti. Infine, sottolineo, come negli ultimi tempi, all'aborto chirurgico, si stia sostituendo la pratica dell' "aborto comodamente a casa tua" con la somministrazione di semplici compresse: pratica che, mi sento di evidenziare, non è poi tanto sicura, né tanto diversa dagli aborti in casa del passato. Il povero, malcapitato, viaggiatore è fuori di sé: "Ma tu non capisci?", poi rivolto a mio marito: "Ma si rende conto? Ma anche lei la pensa così? A lei sta bene che sua moglie ragioni in questo modo?".
SECONDA VERITÀ: L'UOMO DEVE IMPORSI SULLE DONNE CON LA FORZA
E qui si ha la seconda "verità" dell'uomo "femminista": tu donna che devi essere libera, emancipata, indipendente, se non pensi quello che ti dico io, essere di sesso maschile, che mi dico combattere per i tuoi "diritti", allora devi essere richiamata alla ragione da chi detiene la patria potestas. Padre, fratello, marito, non importa chi sia, un uomo dovrà contenerti e rispiegarti come ragionare, pena la reclusione nel gineceo per tanta vergogna. Mio marito però (e menomale) non ci sta e risponde, un po' imbarazzato per la piega della situazione, con un sorriso. Per il povero viaggiatore, maschio che vuole combattere (a suo dire) per i diritti delle donne, non poter contare sulla proverbiale solidarietà maschile è troppo: alzatosi dal posto, comincia ad infilarsi lo zainetto, ben prima che il treno rallenti. "Sa che le dico? Hanno fatto bene i francesi a metterlo in Costituzione, così nessuno potrà negarlo e anche qui andrebbe fatto, radiando i medici obiettori di coscienza, che se son tali non devono fare i medici". Dico che non si può costringere nessuno ad uccidere un altro, soprattutto un bambino, ma lui non ci sta: "In Costituzione, va messo in Costituzione! Pensa alle donne in Africa violentate nelle guerre!". Ora, mentre tra me e me cerco di capire il nesso tra Costituzione italiana e problematiche africane (avrà mica ragione, servirà un uomo a spiegarmelo?), che probabilmente mi sfugge, la lingua, va avanti da sé, senza, tenere presente le vicende della malattia e del conseguente trapianto del nostro interlocutore! "Certo, poi il prossimo passo sarà l'eutanasia del malato!" rispondo io, risistemando fogli e colori di mio figlio, e avviandoci verso le porte, per prepararci a scendere, insieme al nostro compagno di viaggio. "Non ci pensare! Non ci pensare nemmeno!" risponde lui, senza più altro da dire. "Basterà essere malati fisici o psichici che si finirà per essere eliminati in nome del "best interest"! Il malato non potrà scegliere niente!"
TERZA VERITÀ: LE DONNE E I BAMBINI NON HANNO DIRITTI
Nei suoi occhi leggo un improvviso smarrimento, un tarlo che comincia a rodere, mentre frenetico il viaggiatore, ormai avviatosi all'uscita, cerca di premere, col treno non ancora arrestato, il pulsante delle porte. Qui mi si mostra la terza grande "verità": lottare per vivere, anche cercando le cure, i centri, i medici migliori, e gli organi di qualche donatore, spetta solo a me, "uomo femminista" che combatte per i "diritti" delle donne, essere che si erge al di sopra della plebaglia e che quindi non può e non deve estinguersi. Al bambino nel grembo della donna libera, emancipata, indipendente non spetta neppure lottare per vivere, ma solo farsi eliminare facilmente e senza proteste, con buona pace degli eventuali e mai da poco danni per la nuovamente libera, emancipata, indipendente, donna. Quindi aborto del bimbo sì, ma assolutamente no alla eutanasia... mia.
Il treno si ferma e il nostro si eclissa davvero alla velocità della luce.
Mentre noi ci avviamo fuori dalla stazione con i bagagli, mio figlio mi chiede: "Mamma cos'è un aborto?". Ha sentito e seguito tutto. "È quando un bambino viene eliminato nella pancia della mamma" rispondo io. "Perché? La mamma non gli vuole bene?". Adesso annaspo. Per fortuna, interviene mio marito: "No tesoro, la mamma semplicemente NON SA ancora di volergliene tanto".
16 GEN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7665
GIOVANI ARRESTATI PER AVER PREGATO DAVANTI A UNA CLINICA ABORTISTA di Alessia Battini
Sono 99.149 i bambini che ogni anno vengono abortiti in Spagna secondo l'ultimo studio dell'Istituto per la Politica Famigliare (IPF): corrisponde a un aborto ogni cinque minuti. Per questo, lo scorso 28 dicembre, 300 persone si sono trovate a pregare pubblicamente il rosario nelle città di Madrid e di Saragoza. «Siamo venuti a chiedere che la vita venga difesa, questa è una battaglia culturale, ma anche spirituale», ha dichiarato un giovane spagnolo di 25 anni che ha deciso di unirsi all'appello lanciato dalla piattaforma "Pregare non è un crimine".
In Spagna, nel 2022, è stata approvata la Ley Orgànica 4/2022, che ha introdotto nel codice penale spagnolo l'articolo 172-quater, con il quale si prevede di punire con la reclusione da tre mesi a un anno o con il lavoro di pubblica utilità da 31 a 80 giorni, chiunque cerchi di ostacolare l'esercizio del diritto di aborto di una donna con atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi. A quanto pare, oggi anche la preghiera viene considerato un atto di questo tipo, sicuramente dalle femministe spagnole, che hanno iniziato a inveire contro i cattolici riuniti gridando frasi come "via i rosari dalle nostre ovaie" o "bruceremo la conferenza episcopale con tutti i vescovi dentro".
La reazione dei poliziotti che erano stati schierati per evitare possibili scontri davanti alla clinica per aborti Dator di Madrid, la più grande nella capitale, è stata quella di arrestare i "pericolosi" capigruppo del rosario. A questi giovani sono stati chiesti i documenti e poi sono stati fatti salire su furgoni blindati, mentre le femministe che molestavano, offendevano e intimidivano non sono state nemmeno identificate.
Oltre a questi ragazzi, gli agenti hanno arrestato anche il dottor Jesùs Poveda, un medico che da oltre quarant'anni si impegna ad aiutare le madri a rischio di aborto, che si era messo seduto davanti alla clinica in segno di protesta, silenziosa e non violenta come quella di altri, anzi di altre...
In Spagna la situazione è sempre più drammatica per i pro-life, soprattutto perché pare che tra gli obiettivi del governo Sanchez ci sia anche la possibilità di liberalizzare l'aborto fino al momento della nascita del bambino.
Intanto, giovani ragazzi raccolti in preghiera e medici che dedicano la loro vita a salvare le donne dall'aborto vengono arrestati come criminali, mentre donne inferocite li attaccano e li insultano (e chissà cos'altro sarebbe potuto succedere se non fosse stata presente la polizia). Nessuno in questo caso ha ostacolato il diritto d'aborto, è stato invece ostacolato il diritto alla libertà religiosa e di manifestazione del proprio pensiero. Eppure ormai il diritto all'aborto vale più di tutto il resto: è un dogma, un pilastro intoccabile che regge la nostra società egoista ed egocentrica. Il gesto di questi giovani e di questo medico però,ci danno un forte segnale di speranza, perché hanno dimostrato che c'è qualcuno che, nonostante tutto, è ancora disposto a combattere per difendere la verità.
Nota di BastaBugie: Paweł Lisicki, direttore del settimanale Do Rzeczy, nell'articolo seguente dal titolo "La nuova Polonia nasce anti-cattolica" parla del primo ministro Donald Tusk che in Polonia sta accelerando sull'agenda di Bruxelles: perdita di sovranità, ecologismo, diritto all'aborto e diritti LGBTQ+.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 dicembre 2023:
Il nuovo primo ministro polacco Donald Tusk ha promesso di riportare il suo Paese «al posto che gli spetta in Europa». Secondo lui è giunto il momento di porre fine a un gelido stallo durato otto anni tra Varsavia e Bruxelles. Suona bene, ma cosa significa in pratica?
Donald Tusk ha presentato la sua visione di una Polonia nuova e progressista nel cuore dell'UE, nel discorso con cui ha ottenuto un voto di fiducia in Parlamento. Ma non ha spiegato cosa sia esattamente la «Polonia progressista». In realtà, nel suo discorso ci sono state molte contraddizioni e incoerenze. Da un lato ha detto al Parlamento polacco che «la Polonia riacquisterà la sua posizione di leader nell'Unione europea», dall'altro ha aggiunto che «qualsiasi tentativo di cambiare i trattati che sono contro i nostri interessi è fuori questione... nessuno mi supererà nell'Unione europea».
Come è possibile se il tentativo di limitare la posizione polacca era lo scopo principale di Bruxelles? Come può la Polonia «riconquistare» qualcosa che non ha affatto perso? È Bruxelles che tenta di cambiare i trattati, quindi come può Tusk affermare che sarà sia contrario che favorevole a una migliore cooperazione con la Commissione europea? Tusk è un ex presidente del Consiglio europeo ed ex leader del Partito Popolare Europeo, quindi dovrebbe sapere perfettamente qual è il vero scopo delle modifiche ai trattati europei. Ha promesso di «restituire alla Polonia miliardi di euro» di fondi UE, che sono stati congelati a causa di una disputa tra Bruxelles e il governo uscente di Diritto e Giustizia (PiS) su questioni legate allo stato di diritto. Ma come riuscirà a farlo senza perdere la sovranità?
Alla fine di novembre di quest'anno il Parlamento europeo ha votato la relazione della Commissione per gli affari costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo che raccomanda modifiche ai trattati dell'UE. Il documento prevede, tra le altre cose, il trasferimento di un maggior numero di competenze degli Stati membri all'Unione Europea, che di fatto ridurrebbe ulteriormente la loro sovranità. Le nuove aree in cui gli Stati membri dovrebbero cedere la loro autorità e sottomettersi alla competenza esclusiva dell'Unione sono il clima e l'ambiente.
Si può quindi prevedere che Bruxelles deciderà che tipo di auto i polacchi possono guidare e dove possono farlo, se dovranno pagare quote di CO2 per riscaldare le loro case, e molte altre questioni di conseguenza. Le decisioni sul clima e sulle questioni ambientali saranno imposte dalla Commissione europea, come avviene in altri settori in cui l'UE ha già competenza esclusiva, come la politica commerciale comune. Questa sarà la versione più radicale della politica verde, il cosiddetto Green Deal. Le bozze di modifica dei trattati prevedono l'abbassamento della soglia per il voto in Consiglio: dal 55% dei Paesi, che rappresentano il 65% della popolazione della UE, al 50% dei Paesi, che rappresentano il 50% della popolazione della UE. In questo modo, far passare le proposte della Commissione sarà più facile, mentre bloccare qualcosa sarà più difficile. La Polonia perderebbe di fatto il potere di veto. Il precedente governo del PiS non l'ha accettato, ma il nuovo non si opporrà.
Inoltre, ci sono nuove competenze condivise che diventano effettivamente competenze della UE, poiché il trattato stabilisce che l'UE ha la priorità nell'esercizio di tali competenze. I Paesi membri possono esercitarle solo nella misura in cui l'Unione sceglie di non farlo. Tra le nuove competenze condivise ci sono la sanità pubblica e l'istruzione. Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, ad esempio, vengono citate come nuove aree di competenza condivisa le seguenti: «Le questioni di sanità pubblica e la protezione e il miglioramento della salute umana, in particolare le minacce sanitarie transfrontaliere». Poiché nella UE l'aborto è mascherato sotto il nome di "salute riproduttiva", sarà trattato come parte della politica sanitaria e sarà deciso come competenza condivisa, per la quale l'Unione ha la priorità. Lo stesso vale per le altre competenze condivise menzionate nella bozza di modifica del trattato: silvicoltura, infrastrutture di trasporto transfrontaliere, politica delle frontiere esterne, affari esteri, sicurezza esterna, difesa, protezione civile, industria e istruzione. O Tusk si opporrà e in questo modo non «riporterà miliardi di euro» di fondi UE alla Polonia o, cosa che sembra più probabile, cederà e perderà la posizione di leader. Chiamarlo «riconquistare la posizione di leader» sembra una battuta di cattivo gusto.
L'altro punto menzionato da Tusk è il «ritorno alla democrazia». Il nuovo primo ministro polacco ha iniziato il suo discorso con una dura condanna dell'eredità degli anni del PiS, ricordando uno strano testo politico scritto da Piotr Szczęsny, un chimico di 54 anni che si è cosparso di benzina a Varsavia nel 2017 ed è morto in ospedale 10 giorni dopo per le ferite causate dalla sua autoimmolazione. Tusk ha detto che il "manifesto" che Szczęsny ha scritto prima di morire, attaccando il presunto autoritarismo del governo PiS, potrebbe sostituire il suo discorso, e ne ha letto un frammento: «Protesto contro la xenofobia introdotta dalle autorità nel dibattito pubblico... Protesto contro l'atteggiamento ostile delle autorità nei confronti degli immigrati...
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