Uno sguardo radioattivo dall’interno del nucleo

2 ott 2022 · 33 min. 16 sec.
Uno sguardo radioattivo dall’interno del nucleo
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Il nucleare è sempre stato al centro del dibattito geopolitico per motivi svariati in epoche diverse, prima della guerra in Ucraina si ragionava del superamento del carbon-fossile e l’alternativa alle fonti rinnovabili, per taluni più inquinanti per il depauperamento della terra, se non si procedeva a innescare la decrescita, poteva essere il ritorno alla rincorsa nucleare; con le conseguenze di approvvigionamento energetico che ha comportato l’invasione dell’Ucraina (che tra gli altri ha visto al centro dei timori la sorte della centrale di Zaporizhzhia) molti stati sono tornati a riattivare centrali nucleari, tra queste la Germania che in questi giorni ha rinunciato al programmato spegnimento definitivo delle sue 3 centrali, o la Francia che non ha mai abbandonato la scelta nucleare (e si è trovata proprio in questo frangente bellico con molte in difficoltà e in manutenzione) e sta impiantando nel Sud della Francia Iter – promosso come un nuovo sole in Bouches-du-Rhône; ma anche il gigante cinese ha in progetto 150 nuove centrali entro il 2040, e pure la piccola Slovacchia intraprende la strada del nucleare; e persino il Giappone, dopo la pericolosa impreparazione dimostrata a Fukushima, sta tornando all’energia nucleare.
Three Miles Island, Chernobyl. Fukushima… ultima piccola fuga radioattiva di cui non si è parlato in questi giorni di settembre bellico si è verificata a Leibstadt: c’è di che sentire scorrere i brividi lungo la schiena?
Si aggiunge inoltre l’aspetto militare con la minaccia russa di usare bombe tattiche; intanto si direbbe che con la scelta di campo di Tehran con l’ingresso nel Sco, il Jcpoa venga accantonato definitivamente per aprire le porte di arricchimento oltre al 90% dell’uranio – quello militare – all’interno delle centrali iraniane; ormai sono solo più 2 (una in Nordcorea) le centrali civili che producono sia energia elettrica che Plutonio239, che è l’isotopo indispensabile per la bomba, mentre in Russia ci sono 8 centrali a graffite – una è anche in Lituania –, da cui si può ricavare materiale utile per la costruzione della bomba.
Per questo abbiamo sentito il bisogno di ricevere qualche delucidazione (e rassicurazione) in più sul mondo del nucleare civile, gettando qualche sguardo angosciato al suo potenziale utilizzo militare. Per fare questo Piergiorgio Pescali, scienziato e ricercatore che per il suo lavoro anche per l’Aiea ha visitato parecchie di queste centrali (Zaporizhia e le altre 4 centrali ucraine, Chernobyl, gli stabilimenti nordcoreani e quelli iraniani… Fukushima e le sue acque usate per spegnere il nucleo, che verranno sversate il prossimo anno in Oceano), ci ha fornito il suo punto di vista sulla pericolosità, la manutenzione, il controllo, la sottile linea che divide l’applicazione civile da quella militare, dove talvolta è lo scienziato che prepara il terreno ai generali, più spesso è la necessità bellica (in particolare si citerà Israele come esempio di uno stato che ha avviato la scommessa nucleare esclusivamente per scopi militari) a produrre con gli enormi stanziamenti quella conoscenza che poi filtra nell’applicazione civile. Proprio da questa figura di scienziato bipolare prende l’avvio questo intervento di Piergiorgio Pescali.
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Autore OGzero - Orizzonti geopolitici
Organizzazione OGzero - Orizzonti geopolitici
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