Un vaso di Pandora che potrebbe danneggiare la Chiesa
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Pubblichiamo l'introduzione al libro della TFP per aprire gli occhi sul sinodo sulla sinodalità (è possibile richiedere una copia cartacea oppure scaricare gratuitamente la versione digitale)
di José Antonio Ureta e Julio Loredo
Con il titolo "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione", Papa Francesco ha convocato a Roma un "Sinodo sulla sinodalità". Si tratta della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
Nonostante la sua incidenza potenzialmente rivoluzionaria, il dibattito attorno a questo Sinodo è rimasto perlopiù ristretto agli "addetti ai lavori". Il grande pubblico ne sa poco. Il presente libro vorrebbe colmare questa lacuna, spiegando in modo semplice la posta in gioco. C'è in atto un piano per riformare Santa Madre Chiesa che, se portato alle ultime conseguenze, potrebbe sovvertirla sin dalle sue fondamenta.
Per quanto si presenti come un'Assemblea Ordinaria, diversi fattori fanno di questo Sinodo un evento fuori dal comune, che taluni vorrebbero fungesse persino da spartiacque nella storia della Chiesa, una sorta di Concilio Vaticano III de facto.
UN'ASSEMBLEA PER NULLA "ORDINARIA"
Un primo fattore è la sua stessa struttura. Dopo un'ampia consultazione internazionale, sono previste ben due sessioni plenarie a Roma, nel 2023 e 2024, precedute da un ritiro spirituale per i partecipanti.
Un secondo fattore è il suo contenuto. Mentre le Assemblee generali ordinarie solitamente trattano temi specifici (i Giovani nel 2018, la Famiglia nel 2015 e via dicendo), questa volta si vuole mettere in discussione la struttura stessa della Chiesa. Si propone di ripensare la Chiesa, trasformandola in una nuova «Chiesa costitutivamente sinodale», modificando elementi basilari della sua costituzione organica. Questo cambiamento potrebbe essere potenzialmente radicale, poiché alcuni documenti sinodali parlano di una "conversione", come se la Chiesa avesse finora percorso un cammino sbagliato e dovesse fare un'inversione a "U".
Un terzo fattore che fa di quest'assemblea un evento fuori dal comune è il suo carattere di processo. Questo Sinodo non intende discutere di questioni dottrinali o pastorali, per poi giungere a certe conclusioni, bensì intraprendere un "processo ecclesiale" per riformare la Chiesa. Non pochi temono che si apra un vaso di Pandora.
In questo modo, la "sinodalità" rischia di diventare una di quelle "parole talismaniche" di cui parlava il pensatore cattolico Plinio Corrêa de Oliveira: una parola che comporta una grande elasticità, suscettibile di essere fortemente radicalizzata, della quale si abusa per scopi propagandistici. Manipolata dalla propaganda, «la parola-talismano viene usata tendenziosamente, e comincia a rifulgere di un brillìo che affascina il paziente e lo conduce molto più lontano di quanto avrebbe potuto immaginare».
Questa riforma sinodale - dice la Commissione Teologica Internazionale - andrebbe a recuperare vecchie strutture di partecipazione comunitaria della Chiesa del primo millennio, troppo a lungo trascurate a causa dell'egemonia di un'ecclesiologia di carattere gerarchico che si tratterebbe di superare.
Il Sinodo sulla sinodalità si presenta così come uno spartiacque nella storia della Chiesa e, in concreto, dell'attuale Pontificato. Secondo il vaticanista Jean-Marie Guénois, Francesco «sta preparando la sua riforma capitale: quella della sinodalità. Egli spera di convertire la Chiesa, piramidale, centralizzata e clericalizzata, in una comunità più democratica e decentralizzata, dove il potere sarà maggiormente condiviso con i laici».
IL SYNODALER WEG TEDESCO
Fra i più radicali sostenitori della "conversione sinodale" della Chiesa vi è la Conferenza episcopale tedesca, che ha promosso un "cammino" tutto suo: il Synodaler Weg. Questo Weg concentra e rilancia le rivendicazioni decennali più estreme del progressismo tedesco.
Nelle intenzioni dei suoi promotori, il Weg non si dovrebbe limitare alla Germania, bensì servire da modello e da traino per il Sinodo universale. Nel vasto universo dei promotori della "sinodalità", i tedeschi appaiono così come una fazione estrema, sebbene articolata e influente. Fra noti vaticanisti c'è il timore che, un po' com'era successo ai tempi del Concilio Vaticano II, quando "il Reno si gettò nel Tevere", l'influenza dei progressisti tedeschi possa essere determinante nei lavori sinodali.
Portato alle ultime conseguenze, il Weg implicherebbe una profonda sovversione di Santa Romana Chiesa. A dirlo è il cardinale Gerhard Müller, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: «Stanno sognando un'altra chiesa che non ha nulla a che fare con la fede cattolica e vogliono abusare di questo processo, per spostare la Chiesa cattolica, non solo in un'altra direzione, ma verso la (sua) distruzione».
Se anche una sola parte del Weg tedesco dovesse essere accettata dal Sinodo universale, potrebbe sfigurare la Chiesa così come la conosciamo. Ovviamente, non si tratta della fine della Chiesa Cattolica. Confortata dalla promessa divina, essa ha la certezza dell'indefettibilità, cioè quella prerogativa in virtù della quale durerà sino alla fine dei tempi (Mt 28, 20), e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa (Mt 16, 18).
UN CAMMINO FALLIMENTARE
Prima di applicare il "Cammino sinodale" alla Chiesa cattolica, i suoi promotori forse farebbero meglio a studiare simili esperienze, rivelatesi fallimentari, in altre confessioni. Prendiamo l'esempio della Chiesa d'Inghilterra, che intraprese il suo particolare "cammino sinodale" negli anni Cinquanta del secolo scorso.
La testimonianza di Gavin Ashenden, ex vescovo anglicano e già cappellano di S.M. la Regina Elisabetta, convertitosi al cattolicesimo, è degna di nota: «Credo che gli ex anglicani possono essere di qualche aiuto, perché hanno già visto lo stratagemma della sinodalità applicato alla Chiesa d'Inghilterra, con effetti divisivi e distruttivi. Da ex anglicani, noi abbiamo già visto questo trucco. Fa parte della spiritualità dei progressisti. In poche parole, avvolgono contenuti quasi marxisti in un linguaggio spirituale e poi parlano dello Spirito Santo».
Un simile ammonimento viene rivolto anche da P. Michael Nazir-Ali, già vescovo anglicano di Rochester e oggi sacerdote cattolico. A suo parere, «dobbiamo imparare dalla confusione e caos derivanti da quanto è successo nella Chiesa d'Inghilterra e in alcune chiese protestanti liberali».
Ma non bisogna nemmeno andare troppo lontano per constatare il fallimento di questo approccio. Basti guardare al disastro della Chiesa in Germania. È paradossale che proprio il Synodaler Weg debba servire da modello per la riforma della Chiesa universale. A nessuno sfugge che la Chiesa in Germania stia quasi scomparendo e si trovi nella peggiore crisi della sua storia, proprio in conseguenza dell'applicazione di idee e di pratiche simili a quelle che ispirano il Weg.
Perché si vuole imporre alla Chiesa un "cammino" che in altri luoghi ha portato al disastro?
D'altronde, come questo libro dimostrerà, il Cammino sinodale - sia quello universale sia quello tedesco - non entusiasma quasi nessuno. Il numero delle persone coinvolte nei vari processi consultivi è irrisorio. C'è un'indifferenza generalizzata. Sapranno i promotori del Cammino sinodale interpretare questa indifferenza? Si renderanno conto che stanno giocando una partita con gli spalti vuoti? Fosse una partita di calcio... ma è in gioco nientemeno che la Sposa di Cristo!
DAL CONCILIARISMO ALLA SINODALITÀ PERMANENTE
Per quanto si presenti come "moderno" e "aggiornato", lo spirito sinodale attinge a vecchi errori ed eresie.
Già all'inizio del secolo XV, col pretesto di adattare la Chiesa alla nuova mentalità nata con l'Umanesimo, sorse la corrente detta "conciliarista", che intendeva ridurre il potere gerarchico del Papa in favore di un'assemblea conciliare. La Chiesa avrebbe dovuto strutturarsi, come espressione della volontà dei fedeli, in "sinodi" locali e regionali, largamente autonomi, ognuno con la sua lingua e i suoi costumi. Questi sinodi si sarebbero dovuti poi riunire periodicamente in un "Concilio generale" o "Santo Sinodo", detentore della massima autorità nella Chiesa. Il Papa, ridotto a un primus inter pares, avrebbe dovuto a sua volta sottomettersi alle decisioni dei concili, mediante il voto paritario dei partecipanti.
Nelle sue manifestazioni più autentiche, lo spirito che anima il Synodaler Weg tedesco, e anche il cammino sinodale universale, non fa altro che assumere e rilanciare questi vecchi errori, già condannati da diversi Papi e Concili. Vecchi errori denunciati dal teologo Joseph Ratzinger: «L'idea del sinodo misto quale suprema autorità permanente di governo delle chiese nazionali è, alla luce della Tradizione della Chiesa, così come alla luce della struttura sacramentale e del fine specifico della Chiesa, una chimera. A un sinodo del genere mancherebbe ogni legittimità e ad esso bisognerebbe decisamente e chiaramente rifiutare l'obbedienza».
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Autore | BastaBugie |
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