Traduzioni di lirica classica - Due rese metriche del «carpe diem» oraziano - quarta puntata
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Descrizione
In questa puntata saranno lette due traduzioni della cosiddetta «ode del carpe diem» del poeta latino Orazio (I a. C.): la prima pubblicata da Mario Rapisardi (1844-1912), la seconda da...
mostra di piùResa di Rapisardi:
Tu non richiedere, | dato non è | saperlo, il termine
che gli Dei serbino | a me ed a te; | nè babiloniche
cifre, Leuconoe, | tentar. Meglio è, | tutto si tolleri,
sia ch’altro numero | d’inverni, o che | Giòve quest’ultimo
ne día che or frangesi | del Tirren fra | le opposte pomici.
Fa’ senno; liquida | il vino; in po’ | di spazio rèseca
Le speranze ardue. | Parliamo, e già | vola il tempo invido.
Cogli il dì rapido | quanto men puoi | al doman credula.
e quella di Pascoli:
Non cercare così | -chè non si può- | quale a me, quale a te
sorte, o Candida, sia | data da Dio; | lascia di leggere
quelle cifre Caldee. | Prenditi su | quello che viene, e via!
O che abbiamo più verni|͜ anche, oppur sia | l’ultimo questo, che
ora il mare tirreno|͜ urta ed infrange|͜ alle scogliere, e tu
spoglia il vino nel filtro,|͜ e, s’è così | breve la nostra via,
lunga non la voler | tu la speranza.|͜ Ecco, parliamo e un po’
questa vita fuggì. | L’oggi lo sai: | non il domani, oh! no.
Scritto e letto da Jacopo Khalil, dottorando di Filologia e storia del mondo antico presso Sapienza - Università di Roma.
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