Sui fatti di Pisa: io sto con la polizia

25 feb 2024 · 4 min. 28 sec.
Sui fatti di Pisa: io sto con la polizia
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Voglio andare controcorrente sui fatti di Pisa di venerdì 23 febbraio che han coinvolto la polizia. La storia del secolo scorso ci insegna che chi ha la divisa di uno...

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Voglio andare controcorrente sui fatti di Pisa di venerdì 23 febbraio che han coinvolto la polizia. La storia del secolo scorso ci insegna che chi ha la divisa di uno stato ubbidisce sempre agli ordini, i più nefandi possano essere.
Solidalizzo proprio con quei poliziotti che per quattro soldi poi la sera devono guardare negli occhi i propri figlioli magari compagni di scuola dei ragazzini che, per dovere, han dovuto picchiare poche ore prima.
Solidarizzo pure col questore, quel poveretto di Sebastiano Salvo, che dando l’ordine di “impedire” il corteo – e come potevano impedirlo se non menando? – degli studenti di Pisa che volevano la pace a Gaza non ha fatto altro che esercitare i poteri dello stato.
Devo purtroppo pure criticare il signor Sergio Mattarella che, con frase discriminatoria, ha sostenuto che “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Non è una discriminazione, forse, poter legittimamente manganellare i padri e i fratelli e non anche i loro figli o fratelli minori?
La pace a Gaza, questi benedetti ragazzi, non la possono chiedere a 600 metri di distanza dal tempio ebreo di Pisa: che la chiedano a San Rossore, ca**o ! O, meglio, stiano a scuola a imparare il mestiere che alle fabbriche dei padroni servono braccia istruite all’obbedienza!
Il Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza n. 773 decretato il 18 giugno 1931 dal nostro re Vittorio Emanuele III, dal ministro della giustizia, il fascista Alfredo Rocco, e dal presidente del consiglio Benito Mussolini, all’articolo 18 è chiaro e statuisce che “il questore, nel caso di omesso avviso ovvero per ragioni di ordine pubblico, […] può impedire che la riunione abbia luogo”.
Che doveva fare allora quel povero capo della polizia di Pisa se non applicare pedissequamente la legge dello stato cui lui ha giurato fedeltà?
Qui la questione è un’altra: come può oggi ancora esistere una legge firmata da quel Vittorio Emanuele III che, in maniera vigliacca e disastrosa, non firmò il decreto del presidente del consiglio Luigi Facta che nell’ottobre del 1922 chiedeva di fermare un corteo, quello sì violento, di facinorosi in camicia nera che la storia ha pomposamente chiamato “marcia su Roma” ?
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Autore Sinistra Libertaria
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