Teresio Olivelli, il ribelle per amore. E’ così che in tanti lo ricordano. E’ con questo appellativo che voglio ricordarlo anch’io. Ribelle come il nome che lui stesso volle dare al suo giornale Il Ribelle, il cui primo numero - datato 5 marzo 1944, dedicato alla memoria di Astolfo Lunardi e di Ermanno Margheriti, condannati a morte dal tribunale speciale di Brescia il 5 febbraio e fucilati il mattino del 6 al poligono di Mompiano, recava le parole che riassumono il senso dell’ essere umani: Solo chi la vita la getta senza misura può dare e avere la vita.Che cosa occorre per “essere umani”? Per essere umani bisognerebbe rifiutare l’aridità di desiderare una felicità solo per se stessi e trovare negli occhi dell’altro da sé l’unica mappa attendibile. Per essere umani bisognerebbe imparare a camminare a piedi assaporando le pietre acuminate della terra, trovare le scale rinunciando a salirle facendo cadere altri, non smettere mai di spendere bene la propria vita imparando dal disgraziato che non ha nulla, rifiutare le battaglie che servono solo a uccidere, usare le braccia per abbracciare, lasciare che le armi siano solo i reperti nelle teche dei musei, fare della pace l’unica guerra possibile. Essere umani significherebbe così dimostrare di essere forti nell’ avere il coraggio di amare e intelletto nell’aver capito finalmente che ciò che separa un uomo da un altro uomo è lo spazio che c’è tra una lacrima e l’altra.La vita di Teresio Olivelli è un esempio di umanità. In un momento in cui l’Italia veniva asservita e depredata dalla furia nazifascista e in balìa di una cultura sospesa tra vittimismo, pietismo e opportunismo, Teresio Olivelli , nel secondo numero de Il Ribelle, Olivelli, scriveva: Siamo dei ribelli: la nostra è anzitutto una rivolta morale. […] La nostra rivolta non data da questo o quel momento, non va contro questo o quell’uomo, non mira a questo o quell’uomo, non mira a questo o quest’altro punto del programma – è rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione del mondo. Mai ci sentimmo così liberi come quando ritrovammo nel fondo della nostra coscienza la capacità di ribellarci alla passiva accettazione del fatto brutale, di insorgere contro il bovino aggiogamento allo straniero, di risorgere a una vita di intensa e rischiosa moralità […] Lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà non può essere largita dagli altri. Non vi sono “liberatori”. Solo, uomini che si liberano.Parole forti e un impegno che lo avrebbero esposto al martirio. Al rispetto dei valori umani era stato educato in famiglia e la vasta cultura ne consolidarono il radicamento nel cuore. Chi ama la cultura possiede i valori della pace, dell’amore, dell’umiltà, della legalità e della riverenza religiosa verso l’armonia che governa la natura.Ad uno zio sacerdote Teresio aveva scritto: O la fede è vissuta come conquista oppure è anemia di invertebrati. Nella cattolica Spagna, si combatte il Divino in noi, per vincere l’anti-Cristo, negazione dell’uomo e del Cristo. L’avvenire non appartiene ai molli. La vita è perfetta quando è perfetto amore.Cultura, integrità morale, impegno umano sono condizioni che non garantiscono una vita facile.Da mesi, Teresio Olivelli era l’uomo più odiato dai tedeschi del lager di Hersbruck. Perché era un essere umano. Si faceva carico di tutti i prigionieri. Materialmente e spiritualmente. Pregava con loro, aiutava i malati abbandonati a sé stessi, curava le loro piaghe, li difendeva e li assisteva fino all’ultimo. Si privava persino delle sue razioni per sfamarli.Per Teresio Olivelli essere cristiani significava prendersi cura del prossimo, per lui amare il suo paese significava difendere i valori umani anche a prezzo della sua vita.Per questi suoi valori gli lesionarono stomaco e intestino a calci, devastando un corpo già martoriato da mesi di botte e privazioni di ogni genere. Fu un kapò a farlo, perché Teresio si era frapposto tra la sua furia e il corpo di un prigioniero che stava venendo da lui massacrato. Teresio Olivelli morì sotto i colpi.Aveva solo 29 anni. Il ribelle per amore, insignito della medaglia al valor militare, è il primo partigiano ad essere stato proclamato beato il 3 febbraio 2018.Quando qualcuno tende a privarci della nostra identità (ossia la realtà inviolabile della dignità) per fiaccarci, deve essere la fierezza con cui sosterremo i valori in cui crediamo (ossia il coraggio delle idee) a restituirci al mondo dei giusti con autentica grandezza.Alla vita di Teresio Olivelli dedico la puntata di martedì del mio programma radiofonico in onda su Regional Radio alle ore 12,15.La puntata andrà in replica giovedì alle ore 17.32 al link:
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