S02E08 - Alessandro Izzi e "Requiem dal buio e dal frastuono"

23 nov 2020 · 14 min. 9 sec.
S02E08 - Alessandro Izzi e "Requiem dal buio e dal frastuono"
Descrizione

Alessandro Izzi, l'autore ospite di questo episodio, è condirettore di "Close-up" di Roma. Autore di teatro, narrativa e saggistica ha visto messi in scena diversi suoi testi: tra cui, fra...

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Alessandro Izzi, l'autore ospite di questo episodio, è condirettore di "Close-up" di Roma. Autore di teatro, narrativa e saggistica ha visto messi in scena diversi suoi testi: tra cui, fra gli ultimi, "Una divisa" (2020) e "Solo di passaggio" (2020), atto unico, quest'ultimo, che prima di andare in scena è uscito in versione cartacea per la nostra collana Spessosottile.
Tra l'altro è stato consulente letterario di altre produzioni letterarie andate in scena a Budapest nel 2016 e in Pennsylvania (USA) nel marzo 2020.
Con Giovane Holden Edizioni ha pubblicato: "Come seme sotto raffiche d’inverno" (2016), "L’attesa della notte" (2018), "La certezza del ritorno" (2018).
Per la sua attività ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali tra cui il Premio Letterario Nazionale Bukowski 2020 per la poesia inedita con la lirica "Ci scrivevamo".

Alessandro, oltre a parlarci della sua silloge, risponde ad alcune domande tratte dal Questionario di Proust.

Giovane Holden Edizioni | www.giovaneholden.it

Sinossi "Requiem dal buio e dal frastuono":
Il Requiem dal buio e dal frastuono non vuole essere semplicemente una preghiera per i morti. Al contrario, come tutte le messe cantate della tradizione occidentale, la silloge parla ai vivi della vita; racconta, sì, il lutto, ma per metterlo al centro di un percorso di risalita, di ritorno alla luce ostinato e inestinguibile.
Canto del dolore e, al tempo stesso, sua elaborazione nella compassione, intesa nell’accezione più vera ed etimologica di cum patior, soffrire con, il Requiem dal buio e dal frastuono è una celebrazione laica che si assorbe tutta nella speranza, davvero umana, della condivisione e dell’affratellamento con l’altro.
I trentaquattro canti che lo compongono, distribuiti nelle parti canoniche della tradizionale Missa pro defunctis, più due di appendice, costituiscono un caleidoscopio ideale di ritmi e intonazioni, di ombre e di anime, di reale e di onirico in cui ognuno è chiamato a riconoscersi in un anelito a un’utopica universalità del sentire. Ma essi sono anche una ricerca di quella parola che ancora non dice da opporsi al vuoto frastuono dei proclami cui ci ha tristemente abituati il mondo contemporaneo; un non dire ancora in cui l’Amen che arriva, infine, a chiudere il cerchio, in realtà, è lì solo per aprirsi a nuove, infinite possibilità.
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Autore Vitamina L
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