Puntata 8 - Bellissima! Ma...
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Descrizione
Nelle scorse due puntate abbiamo toccato con mano il gusto barocco per la meraviglia, per l'inusuale, per le stranezze. A fianco a tali tematiche e all'ossessione per il tempo e...
mostra di piùA fianco a tali tematiche e all'ossessione per il tempo e la caducità della vita, troviamo anche delle poesie che ci stupiscono per la loro arditezza, essendo state scritte in un periodo di repressione come quello della Controriforma, come ad esempio il sonetto “Bellissima spiritata”, che Claudio Achillini dedicò a una posseduta, sfiorando la blasfemia.
In questo componimento lo scrittore ci catapulta subito in mezzo all'azione, dicendoci che là, in mezzo alla chiesa, all'improvviso Lidia devìa gli occhi e li tiene immobili, e il poeta, con i suoi occhi, con i suoi “lumi”, devoti a quelli di Lidia, osserva sorpreso un così bel viso divenuto ospite del furore. Lidia poi maledice ogni pianeta e ogni stella, e sembra che affili la sua lingua contro Dio. Il poeta si rivolge dunque ai sacerdoti, chiedendo loro quale prodigio possa permettere a Lucifero di tornare in paradiso, cioè come sia possibile che una bellezza come quella di Lidia possa divenire dimora di questa follia. Avanza un'ipotesi, sostenendo che forse Lucifero, che non poté, superbo, sovrastare il suo Creatore, si sia impossessato di Lidia per cercare di emulare almeno un raggio dello splendore Divino. Gli ingiunge pertanto di tornare umiliato al suo giusto orrore, l'inferno, e alle catene fatali della sua servitù, sgombrando il corpo di Lidia, paragonato a una stanza, per lasciare spazio al dio dell'amore, intendendo qui non il Dio creatore a cui si era riferito prima, bensì a Cupido.
Insomma, con un colpo di scena finale Achillini ci dimostra di non essere interessato tanto alla salute mentale o spirituale della donna in sé, quanto al fatto che Lidia possa essere oggetto del suo amore.
Ma non disperate ascoltatrici ed ascoltatori!
Nella prossima puntata Vi presenterò un'altra poesia d'Amore. La più normale possibile, promesso. O almeno prometto che ci proverò!
Là nel mezzo del tempio, a l’improviso,
Lidia traluna gli occhi e tiengli immoti,
e mirano i miei lumi a lei devoti
fatto albergo di furie un sì bel viso.
Maledice ogni lume errante e fiso
e par che contra Dio la lingua arroti.
Che miracolo è questo, o sacerdoti,
che Lucifero torni in paradiso?
Forse costui, che non potea nel saggio
sovrastar, per superbia, al suo Fattore,
venne in costei per emolarne un raggio?
Torna confuso al tuo dovuto orrore,
torna al nodo fatal del tuo servaggio,
e sgombra questa stanza al dio d’amore!
Informazioni
Autore | Mamù - Mattia Murgia |
Organizzazione | Mamù - Mattia Murgia |
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