Puntata 11 - Zefiro spira il vento...

19 ago 2021 · 3 min. 36 sec.
Puntata 11 - Zefiro spira il vento...
Descrizione

Citando lo Zeffiro nella scorsa puntata, mi è tornato in mente un sonetto di Francesco Petrarca, il quale è stato musicato da diversi artisti, talvolta con alcune modifiche, tra i...

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Citando lo Zeffiro nella scorsa puntata, mi è tornato in mente un sonetto di Francesco Petrarca, il quale è stato musicato da diversi artisti, talvolta con alcune modifiche, tra i quali anche Monteverdi.
A me piace molto la versione di Bartolomeo Tromboncino, di cui parleremo la prossima volta.
Con questa poesia Petrarca vuole contrapporre la gioia e l'euforia della natura e degli uomini per l'arrivo della Primavera con i sentimenti che tormentano invece la sua interiorità. Laura infatti, la donna amata dal poeta, è morta, ed egli sembra non trovare più alcuno stimolo piacevole nemmeno nella bella stagione.
Il componimento inizia parlando appunto dello Zefiro che inizia a farsi sentire riportando la bella stagione, così come i fiori e l'erba, insieme al garrire di Procne, detta Progne da Petrarca, cioè della rondine e il pianto di Filomena, cioè dell'usignolo, e rinnovando la primavera con i suoi colori che vanno dal bianco al rosso.
Secondo la leggenda Tereo, marito di Procne, da cui aveva avuto il figlio Iti, si invaghì anche della sorella di Procne, Filomela, e per questo motivo disse a Filomela che la sorella, cioè sua moglie, era morta e si unì a lei. Dopo aver approfittato di lei, la nascose in campagna e le mozzò la lingua. Tuttavia Filomela riuscì a tessere un messaggio su un mantello, rivelando così a Procne quanto successo. Quest'ultima riuscì a trovare la sorella, uccise il proprio figlio Iti, lo diede in pasto a Tereo, ignaro, e scappò con la sorella. Tuttavia Tereo le inseguì, sinché le due sventurate non pregarono gli dei di essere tramutate in uccelli, e furono appunto esaudite. Anche Tereo venne tramutato in un volatile, precisamente in un upupa.
Tornando alla poesia, l'autore sottolinea come i prati ridano e il cielo si rassereni, Giove si rallegri di rimirare sua figlia, Venere, dea dell'Amore, Amore evidentemente più sollecitato dalla Primavera; l'aria, l'acqua e la terra sono piene d'Amore e ogni essere vivente è pronto a dedicarsi all'amore.
Al poeta però, lasso, cioè misero, tornano i sospiri infelici che trae dal cuore colei che si portò le chiavi del suo cuore al cielo, Laura appunto, morta. E gli uccellini che cantano, e i campi che fioriscono, e gli atti soavi delle belle donne sono per lui come un deserto e belve fiere e selvagge.

Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena,
e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia.

Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena;
Giove s'allegra di mirar sua figlia;
l'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena;
ogni animal d'amar si riconsiglia.

Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch'al ciel se ne portò le chiavi;

e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e 'n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.
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Informazioni
Autore Mamù - Mattia Murgia
Organizzazione Mamù - Mattia Murgia
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