Progetto Proust - 05 - Le Fanciulle in Fiore
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Descrizione
Terminato il percorso a ritroso attraverso la strada di Swann, Proust inizia a confrontarsi con i turbamenti del suo giovane cuore. L'incontro con un'allegra brigata tutta al femminile, sul lungomare...
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***TRASCRIZIONE EPISODIO***
Quel giorno, come i precedenti, Saint-Loup si era dovuto recare a Doncières dove, in attesa che rientrassi in modo definitivo, avrebbero ora avuto sempre bisogno di lui sino alla fine del pomeriggio. Rimpiangevo che non fosse più a Balbec. Avevo visto scendere di carrozza ed entrare le une nella sala da ballo del casinò, le altre dal gelataio, delle giovani donne che di lontano mi erano parse deliziose. Ero in uno di quei periodi della giovinezza sprovvisti di un amore particolare, Vacanti, in cui, come un innamorato la donna che gli ama, si desidera, si cerca, si vede dappertutto la Bellezza. Basta che un tratto reale, il poco che si scorge di una donna vista da lontano o di schiena, ci permetta di proiettare davanti a noi la Bellezza. E subito ci immaginiamo di averla riconosciuta. Il cuore ci batte affrettiamo il passo e resteremo sempre a metà Persuasi che era lei, Purché la donna sia scomparsa: soltanto se riusciamo a raggiungerla, Comprendiamo il nostro errore. D'altronde sempre più cagionevole di salute, ero indotto a sopravvalutare i piaceri più semplici per la difficoltà stessa di conseguirli. Donne eleganti, credevo di vederne dappertutto perché ero troppo stanco sulla spiaggia o troppo timido al casinò o in una pasticceria per accostarle. Tuttavia, se dovevo morire presto, mi sarebbe piaciuto sapere com'erano fatte da vicino. In realtà le più belle fanciulle che offrisse la vita quando pur fosse un'altro o anche nessuno A godere di quell'offerta. Non mi rendevo conto, infatti, che all'origine della mia curiosità c'era un desiderio di possesso. Avrei osato entrare nella sala da ballo se Saint-Loup fosse stato con me. Solo io restavo semplicemente davanti al Grand Hotel, aspettando il momento di andare incontro alla nonna. Quando quasi ancora all'altro capo del molo dove esse facevan muovere una macchia bizzarra, vidi avanzarsi cinque o sei ragazzine così diverse per l'aspetto e i modi da tutte le persone che si era soliti vedere a Balbec, come sarebbe potuto esserlo. Sbarcato non si sa di dove. Uno stormo di gabbiani che eseguisca a passi contati sulla spiaggia, mentre i ritardatari raggiungono gli altri con piccoli voli. Una passeggiata il cui fine appaia tanto oscuro ai bagnanti che essi non sembran vedere quanto chiaramente determinato per il loro spirito di uccelli. Una di quelle sconosciute spingeva davanti a sé con la mano la sua bicicletta. Altre due tenevano in mano mazze da golf e il loro abbigliamento contrastava con quello delle altre fanciulle di Balbec. Tra le quali è vero, alcune si davano agli sport, ma senza usare per questo una tenuta speciale. Fra tutta quella gente di cui alcuni seguivano un pensiero, ma le rivelavano, allora la mobilità con gesti meccanici e sguardi svagati, altrettanto poco armoniosi della circospetta titubanza dei vicini Le ragazzine che avevo scorto con quella destrezza dei gesti che nasce da una perfetta scioltezza del corpo e da un disprezzo sincero per il resto dell'umanità, Procedevano leste senza esitazioni né rigidezza, compiendo esattamente i movimenti voluti in una piena indipendenza reciproca di tutte le membra, mentre la maggior parte del corpo conservava quell'immobilità così notevole nelle buone ballerine di valzer. Esse non erano più lontane da me. Benché ognuna fosse un tipo assolutamente diverso dalle altre, tutte avevano una certa bellezza. Ma a dire il vero le vedevo da così pochi minuti e senza osare guardarle fissamente che non ne avevo ancora individuata nessuna. Tranne una il cui naso, diritto e la carnagione bruna faceva spiccare in mezzo alle altre, come in certi quadri del Rinascimento, un re mago di tipo arabo. Esse non mi erano note che una per un paio di occhi duri, ostinati e ridenti. Un'altra per le guance in cui il rosa aveva quella sfumatura di rame che rievoca il Geranio. E anche di questi tratti non ne avevo ancora legato indissolubilmente nessuno ad una fanciulla piuttosto che a un'altra. E quando, secondo l'ordine in cui si svolgeva quel piccolo corteo meraviglioso, perché vi erano accostati gli aspetti più diversi, tutte le gamme di colore vi comparivano una accanto all'altra, ma che era confuso come una musica in cui non avessi potuto isolare, riconoscere al passaggio le frasi distinte, ma dimenticate subito dopo vedevo emergere un ovale bianco, degli occhi neri, degli occhi verdi. Non sapevo se fossero gli stessi che mi avevano già deliziato un momento prima. Non potevo metterli in rapporto con una data fanciulla che io avessi separata dalle altre e riconosciuta. E questa assenza nella mia visione del distacco, che avrei presto stabilito fra loro, propagava attraverso il gruppo un ondeggiamento armonioso. La traslazione continua di una bellezza fluida, collettiva e mobile. La moglie di un vecchio banchiere, dopo aver esitato tra varie posizioni per il marito, lo aveva collocato su una sedia a sdraio di fronte alla diga riparato dal vento e dal sole, dal chiosco della musica. Visto l'ho ben assestato, lo aveva lasciato per andare a comprargli un giornale e gli avrebbe letto per distrarlo. Piccole assenze durante le quali lo lasciava solo e che non prolungava mai oltre cinque minuti, Assenze che a lui sembravano assai lunghe ma che lei rinnovava abbastanza di frequente perché il vecchio sposo, cui prodigava e insieme dissimulava le sue cure, avesse l'impressione di essere ancora in condizione di vivere come tutti gli altri e di non avere nessun bisogno di protezione. La pedana dell'orchestra formava sopra di lui un trampolino naturale e tentatore su cui, senza nessuna esitazione, prese a correre la più anziana della piccola brigata e saltò sopra il vecchio spaventato, il cui berretto fu sfiorato dai piedi agili, con grande spasso delle altre fanciulle, soprattutto di due occhi verdi, in un viso paffuto che espressero per quell'atto un'ammirazione e un'allegria in cui credetti di discernere un po' di timidezza, una timidezza vergognosa e fanfarona che non esisteva nelle altre. Fecero ancora qualche passo, poi si fermarono un attimo in mezzo alla strada senza preoccuparsi di interrompere il movimento dei passanti in un aggregato di forma irregolare, compatto, insolito e strillante come un conciliabolo di uccelli che si radunino al momento di prendere il volo. Poi ripresero la loro lenta passeggiata lungo il molo sopra il mare. Ormai individuate, il modo però in cui si rispondevano i loro sguardi animati di presunzione di spirito cameratesco e in cui si accendeva, attratti ora l'interesse, Ora l'insolente indifferenza, di cui ognuna si distingueva a seconda che si trattasse di un'amica o dei passanti, E anche quella consapevolezza di conoscersi fra loro abbastanza intimamente da passeggiare sempre insieme, facendo brigata a parte, mettevano tra i loro corpi indipendenti e separati mentre avanzavano lentamente un legame invisibile ma armonioso, come una stessa ombra calda, una stessa atmosfera. Facendo di loro un tutto tanto omogeneo nelle sue parti quanto diverso dalla folla in mezzo a cui si svolgeva lentamente il loro corteo. Un istante mentre passavo accanto alla bruna dalle gote paffute che spingeva una bicicletta, incrociai i suoi sguardi obliqui e ridenti, Vibrati dal Fondo di quel mondo inumano che racchiudeva la vita di quella piccola tribù, Inaccessibile ignoto, in cui l'idea di quello che io ero non poteva certo né giungere, Né trovar il posto. Tutta attenta a quel che diceva alle compagne, la fanciulla dal polo che le scendeva molto basso sulla fronte, mi aveva visto nel momento in cui il raggio nero emanato dai suoi occhi mi aveva incontrato? Se mi aveva visto, Che mai avevo rappresentato per lei? Dal grembo di quale universo mi distingueva? Mi sarebbe stato così difficile dirlo, come quando certe particolarità ci appaiono grazie al telescopio in un astro vicino, È difficile concluderne che vi abitino esseri umani. Che essi ci vedano e quali idee questa vista abbia potuto risvegliare in loro. Se pensassimo che gli occhi di una ragazza come quella non sono che una brillante rotella di mica, Non saremmo così avidi di conoscere e di unire a noi la sua vita. Ma sentiamo che quel che riluce in quel disco pieno di riflessi non è dovuto unicamente alla sua composizione materiale, Che sono ignote a noi, le nere ombre delle idee che quell'essere si fa a proposito delle persone, dei luoghi che conosce, le ombre anche della casa in cui rientrerà, I progetti che essa fa o altri han fatti per lei, e soprattutto che è lei, con i suoi desideri, le sue simpatie, le sue repulsioni, la sua oscura e incessante volontà. Sapevo che non avrei posseduto quella giovane ciclista, Se non fossi riuscito a possedere anche quello che c'era nei suoi occhi. E di conseguenza. Tutta la sua vita mi ispirava desiderio. Desiderio doloroso. Perché lo sentivo inattuabile ma inebriante, perché quella che era stata fino allora la mia vita, avendo bruscamente cessato di essere la mia vita totale, non essendo più che una piccola parte dello spazio disteso davanti a me, che io ardevo di percorrere e che era fatto della vita di quelle fanciulle, mi offriva questo prolungamento, questa possibile moltiplicazione di noi stessi, che è la felicità. E senza dubbio il fatto che non ci fosse tra di noi nessuna abitudine, come nessuna idea in comune doveva rendermi più difficile legarmi con loro e piacere.
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Autore | Andrea Russo |
Organizzazione | Andrea Russo |
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