Progetto Proust - 04 - Posterità

31 mag 2022 · 10 min. 33 sec.
Progetto Proust - 04 - Posterità
Descrizione

Un giovane adulto Marcel si appresta a tornare alle origini d'un sentimento, attraverso le dita di Odette che, partendo da una tastiera musicale, abbattono le pareti del Tempo e della...

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Un giovane adulto Marcel si appresta a tornare alle origini d'un sentimento, attraverso le dita di Odette che, partendo da una tastiera musicale, abbattono le pareti del Tempo e della Memoria.
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***TRASCRIZIONE EPISODIO***

del resto di solito non restavamo a casa 
andavamo a passeggio a volte prima di  

andare a vestirsi la signora 
Swann si metteva al pianoforte

le sue belle mani uscendo dalle maniche rosa 
o bianche spesso a colori molto vivaci della  

vestaglia di crepe de Chine stendevano le 
loro falangi sul pianoforte con la stessa  

malinconia che era nei suoi occhi e non 
nel suo cuore appunto uno di quei giorni le

avvenne di suonarmi la parte della sonata di 
Vinteuil nin cui c'è la piccola frase che Swann

aveva tanto amata ma spesso se si tratta di 
musica un po' complicata che ascoltiamo per la  

prima volta non sentiamo niente eppure quando 
poi ebbi udito due o tre volte quella suonata  

m'accade di conoscerla alla perfezione perciò 
non si ha torto di dire sentire per la prima  

volta se davvero come si è creduto alla prima 
audizione non si fosse distinto nulla la seconda  

la terza sarebbero state altrettante prime e 
non vi sarebbe ragione perché alla decima si  

capisse qualcosa di più probabilmente la prima 
volta manca non la comprensione ma la memoria  

poiché la nostra memoria relativamente alla 
complessità delle impressioni cui deve far  

fronte mentre ascoltiamo è minima breve quanto 
la memoria di un uomo che dormendo pensi mille  

cose e subito le dimentichi o d'un uomo mezzo 
rimbambito che non ricordi un minuto dopo quel  

che gli è stato detto di queste impressioni 
multiple la memoria non è capace di fornirci  

immediatamente il ricordo ma questo si forma 
in lei a poco a poco e riguardo alle opere  

che si son sentite due o tre volte siamo come il 
collegiale che abbia riletto a parecchie riprese  

prima di addormentarsi una lezione che credeva di 
non sapere e che recita a memoria la mattina dopo  

solo fino a quel giorno io non avevo udito ancora 
nulla di quella Sonata e dove Swann e la moglie  

vedevano una frase distinta questa era lontana 
dalla mia percezione chiara quanto un nome che  

si cerchi di rammentare e in luogo del quale non 
si trovi che il nulla un nulla in cui un'ora dopo  

senza che ci si pensi si lanceranno da sole d'un 
sol balzo le sillabe prima inutilmente sollecitate

e non solo non si ritengono subito le opere 
veramente rare ma in ciascuna di queste opere  

come mi avvenne per la Sonata di Vinteuil si 
percepiscono per prime le parti meno preziose  

dimodoché non solo m'ingannavo pensando che 
l'opera ormai non mi riserbasse più nulla ragione  

per cui passò molto tempo senza che cercassi di 
ascoltarla dal momento che la signora Swann me  

ne aveva suonata la frase più famosa ero stupido 
in ciò come coloro che non sperano più di provare  

sorpresa davanti a San Marco a Venezia perché la 
fotografia ha mostrato loro la forma delle sue  

cupole ma per di più anche quando ebbi ascoltato 
la suonata dal principio alla fine essa mi restò  

quasi interamente invisibile come un monumento 
di cui la distanza o la nebbia lascino scorgere  

solo labili parti di qui la malinconia che si 
accompagna alla conoscenza di simili opere come  

di tutto quello che si attua nel tempo quando il 
senso più nascosto della sonata di Vinteuil si  

scoperse già trascinato dall'abitudine fuori 
dalla portata della mia sensibilità quel che  

vi avevo distinto e preferito a tutta prima 
cominciava a svanire a sfuggirmi non avendo  

potuto amare che in tempi successivi tutto quanto 
quella sonata mi dava non la possedetti mai per  

intero rassomigliava la vita ma meno ingannevoli 
della vita questi grandi capolavori non cominciano  

col darci quanto hanno di meglio nella sonata di 
Vinteuil le bellezze che prime si scoprono sono  

anche quelle di cui ci stanchiamo più presto 
e senza dubbio per la stessa ragione vale a  

dire perché differiscono meno da quel che già 
ci era noto ma quando queste bellezze si sono  

dileguate ci rimane da amare una certa frase che 
il suo ordine troppo nuovo per offrire al nostro  

spirito qualcosa oltre la confusione ci aveva reso 
indiscernibile e conservata intatta allora essa  

dinanzi a cui passavamo ogni giorno senza saperlo 
e che si era tenuta in serbo che per il solo  

potere della sua bellezza era divenuta invisibile 
e rimasta sconosciuta viene a noi per ultima  

ma anche noi la lasceremo per ultima e l'ameremo 
più a lungo delle altre perché avremmo messo più  

tempo ad amarla del resto il tempo necessario ad 
un individuo come fu necessario a me per la sonata  

per intendere un'opera un po' profonda è solo 
il compendio è come il simbolo degli anni dei  

secoli a volte che devono trascorrere prima che 
al pubblico possa piacere un capolavoro veramente  

nuovo quindi l'uomo di genio per risparmiarsi 
le incomprensioni della folla si dice forse  

che i contemporanei mancano della necessaria 
prospettiva che le opere scritte per i posteri  

dovrebbero essere lette solo da loro come certe 
pitture che si giudican male troppo da vicino  

ma in realtà ogni vile precauzione per evitare 
giudizi falsi è inutile essi sono inevitabili  

la ragione per cui un'opera di genio difficilmente 
è ammirata subito è che chi l'ha scritta è un uomo  

straordinario e che pochi gli somigliano sarà la 
sua stessa opera fecondando i rari ingegni capaci  

di comprenderla a farli crescere e moltiplicare i 
quartetti di Beethoven (i quartetti 12 13 14 e  

15) hanno messo 50 anni a far nascere a ingrossare 
il pubblico dei quartetti di Beethoven attuando  

così come tutti i capolavori un progresso 
se non nel valore degli artisti almeno nella  

società degli spiriti largamente composta oggi 
di quel che era introvabile quando il capolavoro  

apparve ossia di esseri capaci di amarlo quel che 
chiamano la posterità è la posterità dell'opera  

bisogna che prescindendo per semplificare 
dai geni che nello stesso tempo possono  

parallelamente preparare per l'avvenire un 
pubblico migliore da cui altri geni trarranno  

beneficio l'opera si crei da sè la propria 
posterità se dunque l'opera fosse tenuta  

in serbo non fosse conosciuta che dai posteri 
questi per quell'opera non sarebbero i posteri  

ma un'assemblea di contemporanei 
vissuti semplicemente 50 anni dopo
mostra meno
Informazioni
Autore Andrea Russo
Organizzazione Andrea Russo
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