Portici di Bologna. Via Zamboni
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Descrizione
Via Zamboni, rappresenta il cuore della zona universitaria di Bologna: qui, infatti si trova la sede dell'università più antica del mondo occidentale, si pensa fondata nel 1088. La via parte...
mostra di piùLa via parte da Piazza di Porta Ravegnana e si conclude a Porta San Donato.
E' fiancheggiata da palazzi e portici di stili diversi lungo una via anticamente denominata “San Donato”, che fino ai primi secoli dopo l’anno mille era aperta campagna. Solo grazie all’intervento della potente famiglia Bentivoglio si sviluppò come area architettonica, poichè qui costruirono il proprio palazzo, poi raso al suolo in una rivolta popolare contro la famiglia all’inizio del '500.
L’appellativo della via venne mutato nel 1867 in via Zamboni, a ricordo del patriota Luigi, studente dell'Università di Bologna e forse ideatore del tricolore italiano.
Poco oltre Piazza di Porta Ravegnana, lungo Via Zamboni si apre la piazzetta con a destra il colonnato in mattoni di palazzo Bianchetti, sullo sfondo la facciata del settecentesco Palazzo Malvasia, e sulla sinistra la chiesa di San Donato, affrescata ad architetture prospettiche. A lato di quest'ultima si apre un arco, nel '500 ingresso al Ghetto Ebraico, sormontato da una maschera con la bocca spalancata, collegato con una tubatura a Palazzo Malvasia. In occasione di ricevimenti o celebrazioni, la famiglia, per dimostrare la propria ricchezza, faceva versare vino dalla bocca per i passanti, che, accapigliandosi per bere, divertivano i nobili nel palazzo.
La via è fiancheggiata da portici storici su entrambi i lati, sorretti a volte da pilastri, altre da colonne con capitelli compositi: a sinistra palazzo Malvasia-Pannolini, poi Palazzo Magnani, in cui sono affreschi dei Carracci, a destra palazzo Malvezzi De' Medici, ora sede della Città Metropolitana di Bologna, imponente, con via Zamboni non abbastanza ampia da dar sufficiente luce al suo portico, perennemente in penombra, e per questo chiamato "portico buio".
Splendidamente illuminata dalla luce naturale è invece la facciata trecentesca della Basilica di San Giacomo Maggiore, appena dopo il palazzo, con al suo interno la Cappella Bentivoglio, una delle più significative creazioni del primo Rinascimento bolognese e la Cappella Poggi progettata da Pellegrino Tibaldi nel '500. Di estrema eleganza il portico rinascimentale della basilica lungo via Zamboni, con accesso alla chiesa di Santa Cecilia dove sono splendidi affreschi del primo '500 dei migliori maestri della scuola bolognese.
Si apre poi Piazza Verdi, abbellita ancora dalle facciate delle antiche scuderie dei Bentivoglio e dal Teatro Comunale, sorto sulle macerie dell'antico palazzo distrutto. Il teatro, progettato dall’architetto Antonio Galli di Bibiena nel 1750, ebbe la facciata completata solo nel 1937, con il largo terrazzo per dare ai gerarchi un affaccio diretto sulla piazza.
Si presenta architettonicamente come un solido blocco e senza portico Palazzo Paleotti costruzione originariamente medioevale ed ora sede della biblioteca e del centro multimediale dell'università.
E arriviamo alla sede centrale dell'Alma Mater: si trova in quello che originariamente era il Palazzo del Cardinal Poggi a cui fu dato permesso ai primi del '500 di ampliare la sua residenza su strada San Donato, progetto probabilmente affidato all'architetto Tibaldi che adottò lo stile in voga delle residenze patrizie cittadine.
L'edificio fu rimaneggiato e ingrandito per trasformarlo in sede dell'Istituto delle Scienze a partire dal 1711 su progetto di Francesco Dotti, architetto anche del Santuario della Madonna di San Luca. Egli aggiunse la biblioteca e tre arcate porticate alla facciata, leggermente aggettanti.
Nel corso del XIX secolo si procedette al collegamento con palazzo Malvezzi e, in seguito alla costruzione di due ali fiancheggianti il nucleo originario di palazzo Poggi e della Biblioteca, si giunse al completamento della facciata dell’isolato.
Dopo palazzo Poggi gli edifici con e senza portici proseguono lungo la via fino a Porta San Donato, edificata nel '200 ma rimaneggiata nei secoli e in parte abbattuta negli anni '50 del secolo scorso per migliorare la circolazione del traffico.
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Autore | ASPPI |
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