Portici di Bologna. Portico della Certosa

13 ott 2022 · 3 min. 44 sec.
Portici di Bologna. Portico della Certosa
Descrizione

Il portico della Certosa è un passaggio coperto con partenza da Via Saragozza, appena prima dell’Arco del Meloncello e che si congiunge con il cimitero della Certosa, sfruttando come collegamento...

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Il portico della Certosa è un passaggio coperto con partenza da Via Saragozza, appena prima dell’Arco del Meloncello e che si congiunge con il cimitero della Certosa, sfruttando come collegamento con il centro cittadino, la parte in piano del percorso del portico di San Luca.
Il portico è uno dei miglior progetti dell'architetto bolognese Ercole Gasparini. Tante furono le difficoltà incontrate dall'architetto nel compimento di quest'opera che venne ultimata nel 1834, dopo la sua morte, con variazioni e semplificazioni del suo progetto originario. L'architetto fu anche artefice dei primi adattamenti dell’antico monastero della Certosa a cimitero comunale e due delle sue principali opere furono la Cappella dei Suffragi e la Cancellata d'ingresso.
I lavori iniziarono nel 1811 e il progetto fu accolto con clamore dalla popolazione che contribuì con lasciti testamentari e offerte private. L'avvio dei lavori vide anche come motivazione quella di procurare “la sussistenza a molti operai disoccupati e resi miserabili” da anni di crisi economica e di carestia. La “via coperta” fu considerata inizialmente dal Gasparini una diramazione del cimitero, una "galleria tumularia" cioè un loggiato su cui si affacciassero lastre tombali e più ampie cappelle sepolcrali nei 18 capi-archi progettati. In nessun esempio europeo era stato pensato una simile struttura, che nelle intenzioni mirava a replicare l’immagine classica delle strade extraurbane di età romana, punteggiate da tombe e mausolei. La galleria porticata avrebbe inoltre dovuto proseguire all'interno dell'ex convento, ridefinendo il perimetro del Chiostro Maggiore e collegandosi poi alla nuova Cappella dei Suffragi, considerata il fulcro dell'area cimiteriale.
 L’architetto Gasparini morirà nel 1829 senza poter vedere il termine della sua opera.
L'ingegnere Luigi Marchesini prenderà in mano i lavori e nel 1831 è terminata la costruzione dell'arco su via Saragozza, e con modifiche al progetto originale, 131 archi. Il portico scavalcherà la strada Sant'Isaia per Casalecchio con il grande Arco Guidi, demolito nel 1934 per ragioni di viabilità, e il canale di Reno con un ponte coperto, inizialmente previsto da Gasparini in forme monumentali, ma che Marchesini completerà come un semplice loggiato con colonne di ordine ionico.
Al termine dei lavori, nel 1834, grazie anche a un lascito dell'economista Luigi Valeriani, il portico della Certosa conterà 220 archi, scanditi da capi-archi di dimensione maggiore. Tutta la struttura fu affiancata originariamente da una strada carrozzabile, come voluto dal Podestà.
Nel 1849 sotto questo portico, in prossimità dell’arco 67, furono fucilati dagli austriaci Ugo Bassi e Giovanni Livraghi, due personaggi fondamentali del Risorgimento italiano.
Il porticato subì una successiva trasformazione con la costruzione dello Stadio dell'Ara che causò la demolizione di diversi archi per dare spazio all'ingresso monumentale dell'edificio sportivo, sormontato dalla 'Torre del Littorio'. Durante la guerra, il portico adiacente lo Stadio fu trasformato in alloggi per coloro che avevano perso l’abitazione nei bombardamenti. Ogni arcata, dopo essere stata chiusa sul fronte strada, divenne un piccolo monolocale: in totale furono 94 le famiglie che qui trovarono una casa provvisoria in quello che sarà chiamato il “condominio Maratona” dal giornalista e scrittore Luca Goldoni.

Testi e voce di Antonella Merletto.
Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
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