Pepite d'Oro dalla pancia di un Batterio

12 giu 2020 · 6 min. 27 sec.
Pepite d'Oro dalla pancia di un Batterio
Descrizione

Oroniani…cari Amici, popolo dell’Oro, ovunque voi siate – vicini o lontani – finalmente. Eccoci qua a un nuovo appuntamento GoldDay. Questa volta sono certo vi farò rimanere a bocca aperta....

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Oroniani…cari Amici, popolo dell’Oro, ovunque voi siate – vicini o lontani – finalmente. Eccoci qua a un nuovo appuntamento GoldDay.

Questa volta sono certo vi farò rimanere a bocca aperta.

Vinta la Fase 1 del Covid-19 e cominciata la Fase 2 della riapertura di un po' di tutto, e prima di affrontare la rinascita economica con la Fase 3, vi racconto una curiosità affascinante sull’Oro fisico che forse non sapevate ancora… e se volete anche molto curiosa.

Di solito a ogni batterio o virus si pensa in maniera negativa. La pandemia di questi primi mesi dell’anno ne è purtroppo testimone. Ma ne esiste uno che recentemente è stato scoperto e studiato con grande attenzione che ci potrebbe far ribaltare il pensiero da negativo in positivo.

Come sapete, così come molti altri elementi terrestri, l'Oro viene continuamente elaborato e trasformato in un ciclo di reazioni che lo vedono disciogliersi dai minerali a cui è legato, dissolversi nel suolo, nei sedimenti e nelle vie fluviali grazie agli agenti atmosferici, per poi concentrarsi in nuovi depositi.

Alla fine di questo ciclo vive il nostro microscopico amico.

Un microrganismo che sopravvive in ambienti a elevata concentrazione di metalli pesanti assumendo un inconsueto ma fondamentale ruolo nel ciclo della trasformazione dell'Oro. L’incredibile batterio, secondo scienziati microbiologi tedeschi e belgi che lo hanno studiato da vicino, sopravvive nei composti tossici che gli ioni dell’Oro formano nel terreno, si ciba con essi ed evacua, come risultato finale della digestione, minuscole pepite di Oro puro concentrato senza apparenti danni per il microscopico organismo. Proprio così, avete capito bene. Il suo nobile e prezioso processo escretore produce pepite d’Oro fino. Il nome del batterio è piuttosto complicato: β-Proteobacterium Cupriavidus metallidurans ma gli impieghi in campo minerario sono davvero meno complicati e molto più stupefacenti. Il nome è un po' lungo ed è complicato ripeterlo e quindi si è pensato di ribattezzarlo con un nome più semplice e più appropriato: “Re Mida”. Quindi, al contrario di quanto fino ad oggi abbiamo sempre pensato, possiamo anche tranquillamente dire “non è tutto oro ciò che luccica seppur è sempre oro” e il metallo più prezioso al mondo può nascere anche dai processi più impensabili. Da una digestione per l’appunto. Ne è un chiaro esempio l’azione di questo batterio.

Ma andiamo per gradi.

Alcuni scienziati belgi hanno maggiormente analizzato l’organismo in questione soprattutto hanno verificato la sua resistenza agli ambienti che sono ricchi di metalli pesanti. Il batterio è stato isolato dopo alcune lavorazioni dello zinco e con grande stupore si è capito che c’è un legame molto stretto con l’Oro stesso. Ma tecnicamente ciò come avviene. Ve lo spiego subito. Il batterio vive in terreni ricchi di idrogeno e metalli tossici, nei quali la competizione con altri microbi è ridotta al minimo. Per sopravvivere agli ioni di Rame e a quelli di Oro, altamente presenti nel suo habitat, mette in gioco una speciale coppia di enzimi, CupA e CopA. Il primo fa sì che gli ioni di Rame non penetrino nelle sue cellule, dove sarebbero letali, mentre il secondo converte le due sostanze in forme meno facilmente assorbibili dalle cellule. I due enzimi lavorano in tandem: il CupA si sbarazza del rame e il CopA rende meno tossici i metalli. L'Oro, invece, viene ridotto in nanoparticelle che si concentrano sulla superficie esterna del batterio. Quindi, per dirla in breve, uno dei ceppi del batterio è stato capace di velocizzare la precipitazione del metallo prezioso, più precisamente la formazione di vere e proprie pepite che vengono definite “secondarie”, ma pur sempre pepite sono.

Avreste mai potuto pensare a questo miracolo della natura? Io francamente no ma mi fa molto piacere che ciò sia stato scoperto. La scoperta potrebbe in futuro servire a separare il prezioso metallo giallo da minerali che ne contengono micro quantità. E gli effetti nel mercato minerario potrebbe essere devastanti a tal punto che, secondo chi ha condotto questi esperimenti scientifici, potrebbero anche cambiare il futuro dell’Oro e in particolare l’estrazione mineraria presente nel pianeta. Tra l’altro potrebbe avere un’utilità molto ecologica e per così dire “bio”. Il piccolo “Re Mida” infatti potrebbe essere persino utilizzato per rendere meno tossiche le scorie delle lavorazioni minerarie del pregiato metallo, visto che spesso si dimentica quanto siano inquinanti e dannose per l’ambiente. In poche parole, il β-Proteobacterium Cupriavidus metallidurans è più buono e vantaggioso di quello che ci si potrebbe immaginare e chissà quali altri sorprese potrebbe riservarci per il futuro. Per il momento, noi continuiamo a utilizzare i prodotti, lingotti e monete, derivanti dalla più classica fusione.

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Ciao. Al prossimo curioso GoldDay.

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