Parole d'ordine: sicurezza e ricchezza condivisa
28 ott 2022 ·
45 min. 34 sec.
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https://ogzero.org/tag/cina/ Bri, Idailu, è ormai qualcosa di acquisito che procede per inerzia o comunque proprio il mondo meno interconnesso non ne prevede più tanto i presupposti; ma comunque è una...
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https://ogzero.org/tag/cina/
Bri, Idailu, è ormai qualcosa di acquisito che procede per inerzia o comunque proprio il mondo meno interconnesso non ne prevede più tanto i presupposti; ma comunque è una proposta di Xi e quindi in qualche modo bisogna continuare a investire nella Nuova via della seta, come dimostrano gli accordi di Cosco di questi giorni per quote di controllo del porto di Amburgo. Sgomberiamo subito il campo degli argomenti che mandano in solluchero il mainstream poco avvezzo alla reale società cinese in cui troviamo invece immerso Gabriele Battaglia (@Chen_the_Tramp), che ci parla dal suo covo penichese intorno a mezzanotte/l'una del 26 ottobre, a pochi giorni dalla chiusura del XX Congresso del Pcc da lui seguito in diretta.
Altre interpretazioni complottiste da cui sgomberare il campo sono quelle che vogliono vedere un messaggio preciso per la vicenda che ha registrato l'allontanamento di Hu Xintao e la estromissione di Li Qejang, perché erano noti da tempo quelli che sarebbero stati gli organigrammi del partito dopo il Congresso e non si sentiva il bisogno di sceneggiate così misteriose.
Piuttosto gli aspetti su cui appuntare l'attenzione riguardano Il ritorno del partito nella società cinese si fa sempre più stringente e da un laissez-faire totale si torna a intrusioni del partito e nazionaliste nei gangli dell'economia cinese, non più così arrembante
Comunque ci si trova di fronte a un paese con un'imprenditoria forte che viene ridimensionata nelle sue ambizioni, un cambio di paradigma rispetto alla teoria delle tre rappresentanze, di derivazione dell'era Zhang Zemin. Xi sta cercando di dare una regolata a questo ceto medio imprenditoriale che da Deng Hsiao Ping è andato a interpretare l'invito ad arricchirsi; le classi rimangono molteplici, la disoccupazione giovanile è al 19% e uno dei problemi è rappresentato dalla redistribuzione della ricchezza, nel momento in cui c'è contrazione, crisi indotta dall’America trumpiana e proseguita con Biden e le crisi economico-politiche, le bolle speculative legate perlopiù all'immobiliare, il ridimensionamento dei tecnologici come AliBaba o i colossi della transazione extrabancaria, dove ogni pagamento è tramite mobile; gli appalti della gestione del covid e della circolazione dei dati correlata; l'insegnamento privato anche quello ridotto.
La redistribuzione è sicuramente un'esigenza di un potere che deve comunque cercare il consenso su aspetti tangibili: “ricchezza condivisa” è il nuovo mantra che giustifica il percorso del Partito fino ad adesso. La sfida è generare ricchezza non più come decenni or sono con prodotti dozzinali o tarocchi, né con la semplice iperproduzione di merci con cui inondare i mercati, ma bensì proponendosi come produttori di tecnologia raffinata, frutto di ricerca originale avanzatissima. A fianco continuano a permanere aziende manifatturiere che continuano le produzioni dozzinali (tessile, giocattoli, festoni natalizi...); peraltro la dicotomia schizofrenica della enorme comunità cinese vede da un lato l'oligarchia sessantenne cresciuta in aziende tecnologiche, come Huawei, e spaziali (che produce per esempio il modello più sofisticato di droni al mondo, o l'ipersonico, dove maggiore è il vero conflitto iniziato dagli Usa. Infatti 49 stati su 50 utilizzano tecnologia proveniente da cinque aziende cinesi, inserite nelle liste nere dell’amministrazione federale) entrata nel comitato centrale e dall'altro lato i giovani disoccupati al 20%; in mezzo 600 milioni di ex poveri che costituiscono il mercato più grosso al mondo.
Una Cina confucianamente retta da una gerontocrazia misogina di ultrasessantenni della sesta generazione; l'altra “parola d'ordine” – è proprio il caso di dirlo – è “sicurezza”, occorrenza ripetuta più volte nel discorso di Xi al Congresso, declinata in ogni contesto: interna/esterna, alimentare, sanitaria, tecnologica, militare: un Warfare di deterrenza e non aggressivo; che entra pesantemente nel più frequentato (dai media) tra i conflitti con gli Usa – scatenati da Trump –: Taiwan è una ferita nell'immaginario cinese, non si tratta semplicemente di bisogno di appropriarsi del maggior produttore di microchip e semiconduttori; è dal 1949 che quell'isola staccata dal corpo cinese spicca.
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Bri, Idailu, è ormai qualcosa di acquisito che procede per inerzia o comunque proprio il mondo meno interconnesso non ne prevede più tanto i presupposti; ma comunque è una proposta di Xi e quindi in qualche modo bisogna continuare a investire nella Nuova via della seta, come dimostrano gli accordi di Cosco di questi giorni per quote di controllo del porto di Amburgo. Sgomberiamo subito il campo degli argomenti che mandano in solluchero il mainstream poco avvezzo alla reale società cinese in cui troviamo invece immerso Gabriele Battaglia (@Chen_the_Tramp), che ci parla dal suo covo penichese intorno a mezzanotte/l'una del 26 ottobre, a pochi giorni dalla chiusura del XX Congresso del Pcc da lui seguito in diretta.
Altre interpretazioni complottiste da cui sgomberare il campo sono quelle che vogliono vedere un messaggio preciso per la vicenda che ha registrato l'allontanamento di Hu Xintao e la estromissione di Li Qejang, perché erano noti da tempo quelli che sarebbero stati gli organigrammi del partito dopo il Congresso e non si sentiva il bisogno di sceneggiate così misteriose.
Piuttosto gli aspetti su cui appuntare l'attenzione riguardano Il ritorno del partito nella società cinese si fa sempre più stringente e da un laissez-faire totale si torna a intrusioni del partito e nazionaliste nei gangli dell'economia cinese, non più così arrembante
Comunque ci si trova di fronte a un paese con un'imprenditoria forte che viene ridimensionata nelle sue ambizioni, un cambio di paradigma rispetto alla teoria delle tre rappresentanze, di derivazione dell'era Zhang Zemin. Xi sta cercando di dare una regolata a questo ceto medio imprenditoriale che da Deng Hsiao Ping è andato a interpretare l'invito ad arricchirsi; le classi rimangono molteplici, la disoccupazione giovanile è al 19% e uno dei problemi è rappresentato dalla redistribuzione della ricchezza, nel momento in cui c'è contrazione, crisi indotta dall’America trumpiana e proseguita con Biden e le crisi economico-politiche, le bolle speculative legate perlopiù all'immobiliare, il ridimensionamento dei tecnologici come AliBaba o i colossi della transazione extrabancaria, dove ogni pagamento è tramite mobile; gli appalti della gestione del covid e della circolazione dei dati correlata; l'insegnamento privato anche quello ridotto.
La redistribuzione è sicuramente un'esigenza di un potere che deve comunque cercare il consenso su aspetti tangibili: “ricchezza condivisa” è il nuovo mantra che giustifica il percorso del Partito fino ad adesso. La sfida è generare ricchezza non più come decenni or sono con prodotti dozzinali o tarocchi, né con la semplice iperproduzione di merci con cui inondare i mercati, ma bensì proponendosi come produttori di tecnologia raffinata, frutto di ricerca originale avanzatissima. A fianco continuano a permanere aziende manifatturiere che continuano le produzioni dozzinali (tessile, giocattoli, festoni natalizi...); peraltro la dicotomia schizofrenica della enorme comunità cinese vede da un lato l'oligarchia sessantenne cresciuta in aziende tecnologiche, come Huawei, e spaziali (che produce per esempio il modello più sofisticato di droni al mondo, o l'ipersonico, dove maggiore è il vero conflitto iniziato dagli Usa. Infatti 49 stati su 50 utilizzano tecnologia proveniente da cinque aziende cinesi, inserite nelle liste nere dell’amministrazione federale) entrata nel comitato centrale e dall'altro lato i giovani disoccupati al 20%; in mezzo 600 milioni di ex poveri che costituiscono il mercato più grosso al mondo.
Una Cina confucianamente retta da una gerontocrazia misogina di ultrasessantenni della sesta generazione; l'altra “parola d'ordine” – è proprio il caso di dirlo – è “sicurezza”, occorrenza ripetuta più volte nel discorso di Xi al Congresso, declinata in ogni contesto: interna/esterna, alimentare, sanitaria, tecnologica, militare: un Warfare di deterrenza e non aggressivo; che entra pesantemente nel più frequentato (dai media) tra i conflitti con gli Usa – scatenati da Trump –: Taiwan è una ferita nell'immaginario cinese, non si tratta semplicemente di bisogno di appropriarsi del maggior produttore di microchip e semiconduttori; è dal 1949 che quell'isola staccata dal corpo cinese spicca.
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