Mosca chiude: autarchia senza prospettive
14 giu 2022 ·
14 min. 3 sec.
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Descrizione
I negozi di beni non essenziali hanno chiuso, 10 sale cinematografiche su 12 sono chiuse... Yurii, tornato a Mosca dopo un paio di mesi di allontanamento, ha l'impressione che si...
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I negozi di beni non essenziali hanno chiuso, 10 sale cinematografiche su 12 sono chiuse... Yurii, tornato a Mosca dopo un paio di mesi di allontanamento, ha l'impressione che si stia assistendo a una battaglia non tra potenze, ma tra "debolezze". I prezzi sono anche triplicati, anche se non si parla di inflazione, perché sono beni che non vengono comprati: i russi hanno imparato nei decenni a farne a meno.
Il disastro non è solo economico, ma si percepisce un disastro sociale e la impossibilità di ricostruire a breve una comunità, non solo nei territori occupati del Donbass. Non si sa nemmeno quale sia l'effettivo obiettivo del Cremlino. Yurii immagina che si debba aspettare la transizione, il ritorno dei giovani fuggiti, sono persino di difficile individuazione le varianti che possono incidere in questo processo di ritessitura di rapporti sociali.
«La metà dei negozi hanno chiuso e sulle vetrine è appoato un cartello su cui è scritto dove telefonare se si vuole affittare. I prodotti alimentari russi o di produzione interna sono aumentati circa del 20%, a occhio. Aumenti ancora più significativi in particolari modo per i prodotti freschi. I prodotti import sono intoccabili. I vini italiani, francesi o spagnoli sono aumentati dal 100 al 200%.
A salvare l'economia nazionale le tariffe degli idrocarburi con benzina rimasta ai prezzi precedenti il 24 febbraio e dei servizi in generale quando non hanno a che fare con l'import. Le sanzioni hollywoodiane qua picchiano duro e la gente sembra non ancora pronta a spendere soldi per l'ultima novità del cinema cinese o indiano. Non si tratta di una questione di mero portafoglio ma di riferimenti culturali. La gente si sta adattando piano piano alla nuova realtà e in parte non l'ha neppure ben intesa» (da Matrioska.info, canale telegram gestito da Yurii).
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Il disastro non è solo economico, ma si percepisce un disastro sociale e la impossibilità di ricostruire a breve una comunità, non solo nei territori occupati del Donbass. Non si sa nemmeno quale sia l'effettivo obiettivo del Cremlino. Yurii immagina che si debba aspettare la transizione, il ritorno dei giovani fuggiti, sono persino di difficile individuazione le varianti che possono incidere in questo processo di ritessitura di rapporti sociali.
«La metà dei negozi hanno chiuso e sulle vetrine è appoato un cartello su cui è scritto dove telefonare se si vuole affittare. I prodotti alimentari russi o di produzione interna sono aumentati circa del 20%, a occhio. Aumenti ancora più significativi in particolari modo per i prodotti freschi. I prodotti import sono intoccabili. I vini italiani, francesi o spagnoli sono aumentati dal 100 al 200%.
A salvare l'economia nazionale le tariffe degli idrocarburi con benzina rimasta ai prezzi precedenti il 24 febbraio e dei servizi in generale quando non hanno a che fare con l'import. Le sanzioni hollywoodiane qua picchiano duro e la gente sembra non ancora pronta a spendere soldi per l'ultima novità del cinema cinese o indiano. Non si tratta di una questione di mero portafoglio ma di riferimenti culturali. La gente si sta adattando piano piano alla nuova realtà e in parte non l'ha neppure ben intesa» (da Matrioska.info, canale telegram gestito da Yurii).
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