Minoranze Etniche e Linguistiche d’Italia (parte 2a)

17 giu 2021 · 12 min. 7 sec.
Minoranze Etniche e Linguistiche d’Italia (parte 2a)
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Quanti Italiani sanno dell’esistenza di un’Italia minore con la M maiuscola fatta di Borghi e popolazioni d’antico radicamento, presenti da secoli sul territorio in cui sono insediate, diverse quanto ricche...

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Quanti Italiani sanno dell’esistenza di un’Italia minore con la M maiuscola fatta di Borghi e popolazioni d’antico radicamento, presenti da secoli sul territorio in cui sono insediate, diverse quanto ricche di cultura e tradizioni e tutelate dallo Stato.
Ma quante e quali sono le minoranze etnico linguistiche presenti in Italia?
Un computo in tal senso non è affatto semplice, e va ricordato preliminarmente che, riferendosi a tale categoria, la legislazione italiana [Legge n. 482/1999 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche] fa esclusivo riferimento a quelle di antico radicamento.
In base alla Legge viene comunque tutelata in Italia “la lingua delle popolazioni”:
- Albanesi, o Arbëreshë‎, in Italia meridionale (tra le 70 e le 100.000 persone), come conseguenza di antiche migrazioni verificatesi fra il 1400 e il 1700 in alcune decine di Comuni sparsi dalla Sicilia alla Calabria (dove vi è la maggiore concentrazione), dalla Basilicata alla Campania, dalla Puglia al Molise e all’Abruzzo
- Germaniche, lungo l’arco alpino, in una varietà di situazioni storiche e sociolinguistiche
- Greche, o Grecaniche, in Aspromonte e nel Salento
- Slovene (circa 60.000 persone) lungo il confine orientale in provincia di Trieste e di Gorizia, compresa una parte delle popolazioni dei 2 capoluoghi. In provincia di Udine, lungo la frontiera, si parlano dialetti slavi dei quali la popolazione locale tende ad affermare l’originalità rispetto allo sloveno standard
- Croate (circa 3.000 persone) in 3 piccoli centri del Molise;
- Catalane (circa 15.000 persone) ad Alghero in Sardegna;
La legge parla inoltre di popolazioni parlanti
- Francese, intendendo l’uso ufficiale di tale lingua in Valle d’Aosta e il suo utilizzo tradizionale come lingua di cultura in alcuni centri montani della provincia di Torino (ma tali usi non coincidono con un’effettiva diffusione della pratica parlata)
- Francoprovenzale (dalle 50 alle 70.000 persone), che è un insieme di varietà dialettali con caratteri originali, diffuse nell’uso parlato in Val d’Aosta e in parte della fascia montana della provincia di Torino, praticate anche, in seguito a un’antica emigrazione, in 2 piccoli centri della Puglia
- Friulano, praticato in gran parte del Friuli, con un’appendice in provincia di Venezia
- Ladino (circa 30.000 persone) diffuso in alcune valli della provincia di Bolzano (dove la popolazione ha per seconda lingua il tedesco e gode di maggiori prerogative nell’uso delle varietà locali), e in aree delle province di Trento e Belluno (dove lo si parla accanto all’italiano)
- Occitano (dalle 20 alle 40.000 persone) parlato nelle alte valli alpine del Piemonte occidentale tra la Vermenagna e la Val di Susa e (in seguito a un’antica immigrazione) in un comune della Calabria;
- Sardo (circa un milione di persone) praticato nelle sue diverse varietà in gran parte della Sardegna, ad esclusione delle isole linguistiche Catalane e Tabarchine e della fascia settentrionale dell’isola, dove prevalgono invece dialetti Còrsi (e per inciso, il Còrso è riconosciuto come lingua minoritaria in Francia ma non in Italia)
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Autore Giuseppe Cocco
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