Maghreb tra passato e presente diversamente coloniale

25 set 2021 · 24 min. 36 sec.
Maghreb tra passato e presente diversamente coloniale
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Lontano dall'attenzione mondiale nel Maghreb stanno gonfiando tensioni che condurranno sicuramente a qualche cambiamento, o conflitto... oppure a un ulteriore giro di vite di repressione. Dall'Atlantico scendendo fino alla Libia...

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Lontano dall'attenzione mondiale nel Maghreb stanno gonfiando tensioni che condurranno sicuramente a qualche cambiamento, o conflitto... oppure a un ulteriore giro di vite di repressione. Dall'Atlantico scendendo fino alla Libia e alle tensioni nel Sahel si può descrivere la situazione illustrata da Karim Metref in questo intervento su Radio Blackout. Il flusso analitico del blogger torinese di origine algerina si è dipanato coinvolgendo la restaurazione marocchina in seguito alle ultime elezioni che hanno visto la sconfitta con brogli degli islamisti moderati e quel Berlusconi locale, Aziz Akhannouch, che formerà il nuovo governo per la soddisfazione di Mohammed VI; passando per l'Algeria, una nazione altrettanto in difficoltà, che ha chiuso lo spazio aereo ai velivoli di Rabat e interrotto le relazioni diplomatiche, anche perché i droni turchi sono stati comprati dalla monarchia alawita per colpire il Polisario nella nuova escalation scatenata dalle scomposte attività di fine mandato trumpiano; una causa, quella saharawi, in trasformazione anche considerando le pulsioni dei gruppi di nazionalisti kabili dichiarati terroristi senza che abbiano mai fatto attentati, territorialmente vicini. Queste tensioni si inseriscono nei conflitti scatenati dall'allargamento dell'area coinvolta dal vento del jihad, pretesto per l'entità neocoloniale Takouba a guida francese di proseguire l’occupazione del Sahel, controllando dalle basi nigerine un territorio strategico per commerci e tratte di migranti, reso sempre più povero dalle politiche occidentali e che ha pubblicizzato come enorme successo – e atto finale dell'operazione Barkhane – l'uccisione di Abu Walid al Saharawi, capo dell'Isis del Grande Sahara, formatosi nel Polisario, che non può tenersi del tutto impermeabile allo spirito dell'area (tout se tient).

Dalla parte sbagliata della Storia
E a proposito di neocolonialismo nella nostra chiacchierata abbiamo preso spunto dalle scuse pronunciate da Macron. A proposito di paternalismo neocoloniale il presidente francese ha operato una mossa in chiave elettorale interna questa settimana che rievoca fantasmi del passato, risalenti a una guerra persa e per questo "mai dichiarata, né quindi combattuta" secondo la storiografia francese. La battaglia di Algeri in realtà è stata anche combattuta da collaborazionisti e il loro destino in seguito alla sconfitta dell'esercito francese è stato travagliato e tragico; Macron ha chiesto scusa agli Harkis per tutto ciò che la società e il popolo di Francia ha fatto alla comunità dei collaborazionisti, perseguitati fatalmente in Algeria e disprezzati nel continente europeo. Karim ci ha illustrato con lucidità da storico attento e preciso il loro arruolamento, l'evacuazione e la condizione e utilizzo politico attuale di quella vicenda (romanzata nella saga L'arte di perdere di Alice Zeniter) da parte della Francia genocida.
Sullo sfondo la definitiva dipartita della figura di Bouteflika, morto anche secondo la medicina legale la scorsa settimana, e la presenza del movimento Hirak, che non demorde e si mantiene attivo sotto le ceneri della pandemia che ne ha fatalmente ridotto l'esposizione in piazza, mantenendosi come Movimento non "organizzato", anche se in grande difficoltà e che ci riconduce a riprendere la questione dell'irredentismo kabilo in questo garbuglio di difficile soluzione, che vede anche l'intervento dei famigerati servizi segreti, esperti nella formazione e manipolazione di gruppi terroristici.
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Autore OGzero - Orizzonti geopolitici
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