Lugubri prospettive di espansione del conflitto globale

29 giu 2024 · 29 min. 8 sec.
Lugubri prospettive di espansione del conflitto globale
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Brusco risveglio dal sogno trentennale di annichilire il nemico Il costante stato di guerra, il bisogno di un nemico insito nel sistema di governance dell’impero americano – a differenza dei...

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Brusco risveglio dal sogno trentennale di annichilire il nemico

Il costante stato di guerra, il bisogno di un nemico insito nel sistema di governance dell’impero americano – a differenza dei precedenti, che dopo le conquiste tendevano a pacificare – ha mantenuto la parvenza di una guerra ammantata di pace e di conflitti per procura, ma la presenza della guerra ai poveri, alla droga, al terrorismo ha sempre acceso battaglie in svariati campi, magari periferici ma utili a perpetuare i parametri del sistema bellico, rispondendo così alle richieste dell’industria pesante, in alleanza con il Pentagono e la Casa Bianca.Di questo che appare un po’ il momento della svolta parliamo con Salvatore Minolfi, esperto di storia contemporanea e autore di Le origini della guerra russo-ucraina (https://www.iisf.it/index.php/pubblicazioni-iisf/edizioni-iisf-press/le-origini-della-guerra-russo-ucraina.html): ponendo al centro la ricerca del momento in cui il confronto si propone direttamente tra le due grandi potenze militari, di nuovo in campo europeo, coinvolgendo i governi tedesco, francese e polacco, oltre al resto dell’Europa, soprattutto in forniture e logistica; un segnale è stato l’impegno a rinfocolare istinti nazionalisti che erano sopiti dopo il 1945 e la memoria dell’enorme bagno di sangue consumato. Contemporaneamente il quadro nell’altro teatro di guerra (l’Indopacifico) vede il coinvolgimento del Giappone – anche in questo caso smilitarizzato e dedito all’arricchimento dei consumatori e alla produzione industriale – per contrastare l’altro nemico degli Usa. 
Il terzo scenario è quello dove si è sperimentato a pieno l’unipolarismo (mentre nel Pacifico prima la potenza finanziaria del Giappone fino al 1989 e dopo il 2001 la Cina hanno costituito una valida competizione regionale allo strapotere americano; e in Europa i rapporti tra UE e Russia costituivano un deterrente al consolidamento della potenza unica al tracollo dell’Urss); una regione mantenuta sempre sotto pressione dalla presenza di Israele che ha causato una costante situazione di guerra, che con l’acuirsi dell’aspetto confessionale e la natura di apartheid dell’entità sionista ha a sua volta dato un impulso all’escalation in corso, dopo che il sistema unipolare ha causato le infinite guerre e l’assenza di ogni sistema di riferimento, dove ai danni profusi dal coordinamento mediorientale statunitense si è cercato di mettere una toppa con sempre nuove guerre.
Il tutto è precipitato rapidamente nell’ultimo decennio accelerando processi che erano già maturi, mentre gli anni Novanta – di cui Washington continua a provare nostalgia –caratterizzati dall’unilpolarismo furono vissuti come decennio d’oro americano. Ora tutto è in subbuglio. A cominciare dalla questione tedesca, laddove la Germania aveva immaginato di poter proseguire la propria diplomazia commerciale (e il Nord Stream2 connetteva direttamente le coste russe con il territorio tedesco, senza mediazioni, affondando nell’Ostpolitik brandtiana), che è forse uno degli obiettivi delle provocazioni che hanno condotto al 24 febbraio 2022.
Ma anche il declino del Rule making power americano, che ha perso molti asset economici e di scambi commerciali e la concertazione con alcuni giganti nazionali affacciatisi al quadro multilaterale ha indotto gli americani a ritrarsi e far saltare il sistema prima che i Brics potessero diventare un reale ostacolo all’egemonia incontrastata, anche della potenza militare (la sfida di Netanyahu a Biden). Per quanto i Brics stiano recuperando molti spazi commerciali a detrimento degli interessi americani.
Si può ricondurre il fallimento strategico americano a un errore in chiave storica di valutazione degli avversari che si sarebbe preteso di distruggere in un nuovo olocausto nucleare senza considerare le facili vie strategiche diplomatiche?
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Autore OGzero - Orizzonti geopolitici
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