LESSNESS legge NKK - 05 - Quello che resta (Andrea Napoli)

5 ago 2022 · 11 min. 25 sec.
LESSNESS legge NKK - 05 - Quello che resta (Andrea Napoli)
Descrizione

M'innamorai di questa poesia sin dalla prima lettura; speravo che, un giorno, avrei potuto registrarvi una mia interpretazione. Il quinto episodio dedicato alle opere del Nucleo Kubla Khan viaggia sull'elegante...

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M'innamorai di questa poesia sin dalla prima lettura; speravo che, un giorno, avrei potuto registrarvi una mia interpretazione. Il quinto episodio dedicato alle opere del Nucleo Kubla Khan viaggia sull'elegante linea d'inchiostro tracciata da Andrea Napoli (presente nell'audio in qualità di seconda voce). Buon ascolto.
.
poesia tratta da "Gengive" (ed. Tra le Righe Libri, Collana Masnadieri, 2021)
disponibile qui
https://www.lafeltrinelli.it/gengive-libro-andrea-napoli/e/9788832871760
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*** TRASCRIZIONE EPISODIO ***

mezzo secolo di stelle

la testa si torce lamenta un bagliore
sul marciapiede della  

stazione a due passi dal centro
un viaggiatore si sposta sulla sinistra

la mossa del cavallo negli scacchi

poiché non è più tempo ormai di rimandare
distinguendo ciò che l'occhio può abbracciare 

con un giro d'orizzonte
ci dirigiamo verso il mare 

tu con i capelli legati
mi fai sapere che  

sulla pelle le tracce di un'amaca
sono più vere delle pieghe di un letto 

io ascolto senza capire
e la saliva per un po' vacilla in bocca

un ragazzo nero offre un 
caffè ad una ragazza bianca 

conversando in piedi seduti
nel riflesso giorno le pause scuotono il silenzio 

del riflesso notte
dietro il bancone di  

un bar deve sempre esserci uno specchio
non siamo certo noi a fare le regole

lo sferregliare dei dischi oltrepassa qualcosa
forse un ginocchio

e penso che tu sia lì: perone tibia e femore

tutto è temporaneo epidemie 

relazioni
pavimenti in linoleum

la croce al neon di una farmacia
illumina l'angolo di una strada 

battuta da fumatori di 
quartiere e madri preoccupate

delle occasioni non restano che i rimpianti

confezioni di uova scadute e oceani insecchiti

salvo incidenti domestici
percorsi individuali 

il nostro piccolo tempo
bottone inserito nell'occhiello sbagliato 

è opinione comune
e tutte le opinioni sono vere e false 

tutte valide probabili
assurde

la matematica non è un'opinione
non ho un'opinione al riguardo

il caso ci mortifica
il tempo che sistema è il tempo che perdiamo 

vita è tutto ciò che poteva 
essere e ciò che è stato 

e chi ci capita casca in una 
posizione operosa e umiliante

uno sbadiglio universale
che non può essere coperto con la mano 

ho sempre saputo che le dita fossero strutture 

semitrasparenti
ma prima di riuscire a decifrarle 

ancora una volta
tutto si perde nell'anatomia  

di un bicchiere d'acqua
come le tue labbra

peli pubici sulla ceramica del bagno
è ciò che resta della mia personalità 

uno stormo d'anatre da Riace 
affolla quel cielo azzurro 

che dona tanto alle ragazze bionde

mai fidarsi delle correnti d'aria
dei pretesti e delle persone sincere 

conviene non guardare quei 
piccolissimi abbagli di bottiglia 

la smorfia del vetro quando le 
persiane si chiudono di scatto 

o quell'angolo morto in cima alle scale

non feci in tempo a rialzarmi
le onde si trafiggevano lui e l'altra

la dodicesima ora vivida 
come la pelle di un tuffatore 

ci tiene ritti per le ascelle 

e già l'odore del mare emanazione dell'aria
preannuncia il significato del gesto

eppure è strano come i tratti del viso ricordino 
la caduta dei massi il ponte della ferrovia il  

chiosco dei libri usati
e lo scoglio in acqua 

ripetono senza censure gli zigomi
e le altre parti del volto

sono stanco di aspettare l'estate

più in alto delle maree
una bambina svita il tappo di una bottiglia 

se lo porta alle labbra
e con la lingua ne raccoglie le gocce

bruciano gli occhi dei vecchi 
come l'acido nelle batterie 

o solamente si annoiano lì nella piazza
esclamando "nulla è rimasto"

di quell'ombra che nasconde per un momento
le tante lacrime di nessuno 

nulla è rimasto se non metà della sua altezza 

ma fintanto che una superficie esiste 
c'è un confine scivolare a poco a poco

così mi venne davanti
la M del labbro superiore  

sembrava un libro aperto metà
un volume di Majakovskij da  

fondere nelle stagioni di ferro penetrante 
e poetico come il mento di un proiettile

e poi l'annebbiamento della vista 
come panacea dell' "oggi come oggi" 

o del cambio delle stagioni
quando l'aria è più secca e le stelle in cielo 

non sono che unghie scheggiate
è solo un momento 

un ronzio di massa lucida e morente
che getta lo sguardo sul tagliere del tempo

e indossi quel costume verde che non posso vedere
coi tuoi grandi occhi elementari 

occhi verdi elementari
che hanno paura di osare un "sono qui prendimi" 

paura di un sole che non 
scalda o forse di uno scarto 

come la vita disinserita 
ossessionata dal proposito

e il mare che sputa sangue e le mani si dissetano 

un motivo ricorrente
due clavicole corrotte 

l'onda si frange e delle notti impiegate
a vedere cose a sentire cose 

improbabili termometri al mercurio
qualche dedica tenace non più che sciocchezze 

apoteosi dell'inutile esistenziale
fino al grado zero della sopportazione

tu eri solamente ciò che io vedevo

così le cose nascono e così le cose muoiono
spargendo intorno a sé la loro merda

tra gli avanzi dell'oceano 
ricoperto da chiazze bianche 

respira affannosamente un pesce
fosti tu a vederlo per prima 

e il tuo sasso continua a rimbalzare contro il 
pelo dell'acqua sospeso là dove l'ossigeno manca 

ma nel tuo corpo ogni proposito si 
scontra con la densità del sangue 

giusto o sbagliato che sia
e nel dubbio mi stringerei  

il sesso con una corda di juta
per soffocare il compromesso 

tra l'entroterra e la mia calda isola
mostra meno
Informazioni
Autore Andrea Russo
Organizzazione Andrea Russo
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