LESSNESS legge NKK - 04 - Finché morte non vi spari (Pietropaolo Morrone)
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Descrizione
Perché un uomo s'è ridotto a vivere in macchina, espletando le proprie funzioni corporali in anfratti nascosti d'un parco pubblico? Bisogna conoscere la penna di Pietropaolo Morrone, presidente del Nucleo...
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La lettura del racconto è disponibile sul sito della rivista FuoriAsse all'indirizzo
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***TRASCRIZIONE EPISODIO***
Stamattina al parco, mentre ero seduto e la facevo dietro a un cedro, c’era un cane che si è avvicinato, pelo lungo, ciuffi appiccicaticci, un paio di giri e l’ha fatta pure lui, era bianco ma il bianco lo vedevi solo se ti concentravi e gli toglievi tutto lo sporco con la mente, lui mi guardava e io lo guardavo, non pensavo a niente né dicevo niente ché tra di loro si guardano così, senza parole, ho finito prima io, lui mi ha aspettato, mi guardava e ogni tanto sbadigliava, se n’è andato quando ha capito che non avevo niente da dargli, mica è come il giudice e mia moglie che non ci arrivano, anzi avevo ancora meno perché mi ero appena liberato. Il problema quando vivi in macchina non è che stai scomodo e ti rompi la schiena quando dormi, non sono il mangiare e il bere ché ti arrangi saltando il pasto un giorno sì e uno no, non è il freddo ché ti copri o accendi il motore se c’è benzina, né il caldo ché ti metti al fresco, non è urinare né andare solido ché trovi sempre posto, ma è lavarti il culo, quella è un’altra storia, e c’è uno zampillo nel parco al di là dei cedri, posso bere e togliermi il maglione scigato e sciacquarmi ché se passa qualcuno al massimo mi guarda stranito ma poi tira dritto ché mica può pensare a uno che vive in macchina, a parte il fatto che il culo non ci arriva allo zampillo ma anche se ci
arrivasse chiamerebbero i vigili, è tutta questione di esperienza, ho trovato che il modo migliore è usare l’erba, il guaio è quando non c’è o prendi quella sbagliata ma dopo un po’ arrivi a distinguere l’erba buona per il culo. Mentre la facevo non pensavo a niente ma guardavo a terra ché l’ho imparato a fare da quando sono in strada, e cioè dal divorzio, quasi tre anni giusti, guardo sempre a terra anche quando non la faccio, e se ci pensi ci sono tre tipi di persone, quelli che guardano il cielo, quelli che guardano dritto e gli altri che strisciano gli occhi a terra come me, e non puoi capire quante sigarette mezze fumate si trovano a terra e nei parchi e lungo i marciapiedi, qualche volta ne trovi una mezza intera nella fezza delle cicche e così la prendi, la raddrizzi tra pollice e indice, la schiacci un po’ qua e un po’ là per farla assomigliare a una sigaretta bella fresca e liscia, poi stacchi il filtro e te la fumi, come quella che ho trovato stamattina, sono andato verso l’auto ché avevo lasciato l’accendino e me la potevo pigliare comoda ché per andare al magazzino dove lavoro c’erano ancora due ore, me la sono goduta a occhi chiusi ché il trucco è tenere il fumo il più possibile e poi sfiatarlo un poco alla volta e mentre la macchina si riempiva di nebbia pensavo a mio padre che si sparava Nazionali senza filtro, non fumare papà, gli dicevo, e lui mi guardava e aspirava a lungo chiudendo gli occhi, tengo sempre gli sportelli chiusi per bene così mi posso aspirare lo stesso fumo tante volte, sempre fumo è.
L’altro giorno sono passato davanti al mio portone che poi non è mica più mio, cioè non proprio davanti ché non sia mai che mi vedano se no l’avvocato di mia moglie va a nozze, stavo dall’altra parte della strada appoggiato a un palo della luce col cappello sulla faccia e a un certo punto arriva lui, lo pseudo-hippie-rugoso-capellone, io almeno me le trovavo lisce le donne, si avvicina al portone, ondeggia la zazzera brizzo, poi tira fuori la chiave dalla tasca, anzi un mazzo intero e ci mette pure un po’ a trovare quella del mio portone, hai capito il giovanotto infeltrito, mica scemo! certe volte penso che strano essere divorziati e sentirsi cornuti, il giudice ipse dixit ha detto che deve mantenere lo stesso tenore di vita mia moglie ma io a volte non glieli dò tutti gli alimenti, e pensare che si spara un pacchetto di sigarette al giorno, ne fumasse di meno avrebbe bisogno di meno alimenti, mi dice ogni volta che mi querela ma le querele non mi arrivano mai ché il servizio postale non funziona per chi vive in macchina, poi che ho fatto? ho acceso un’altra mezza cicca che tenevo in tasca ma finisce subito ché non riesco sempre a fare boccate lunghe, passa un’altra mezz’ora e il capelluto brizzo esce fresco fresco e se ne va allegro con una tracolla, qui è stato il momento che ho deciso di ammazzarla, però non è andata liscia come l’altra volta, il guaio è che non faccio mai una cosa uguale due volte di fila, finisce sempre che cambio qualche cosa, un particolare o l’ordine delle cose e così non imparo mai e riesco una volta sì e una no, quando va bene, è un guaio perché se una cosa la fai sempre nello stesso modo diventi esperto e finisci col farla alla perfezione, come la natura che fa cadere le cose sempre allo stesso modo, ché mica dal tavolo ti fa cadere la tartina in un secondo oggi e in due domani, sono miliardi di anni che la natura si esercita e per questo non sbaglia un colpo, io invece che faccio le cose ogni volta diversamente, è come farle sempre per la prima volta e poi non ho né tavolo né tartine per provare.
Ho pensato al veleno, un modo di ammazzare che le donne conoscono bene e se ci prova un uomo poi finisce che non ci riesce e deve farlo in un altro modo, come è successo a me, a Natale di quattro anni fa ci hanno regalato un rametto di vischio, quella pianta che non è una pianta ma internet dice che è una specie di parassita che cresce sui rami e mangia a sbafo sulle piante che lo ospitano, tanto sa che i rami mica lo cacciano perché non si muovono altrimenti lo prenderebbero a calci in culo o l’ammazzerebbero come ho fatto con mia moglie, poi ho letto su internet, ormai tutto si legge lì altrimenti come fai a sapere che il cesso si stura meglio con la Coca Cola che col Cif Ammoniacal? e non lo posso sapere di sicuro ché il cesso non ce l’ho e neppure
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Autore | Andrea Russo |
Organizzazione | Andrea Russo |
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