LESSNESS legge NKK - 03 - È stato bello stasera (Andrea Russo)

8 lug 2022 · 11 min. 19 sec.
LESSNESS legge NKK - 03 - È stato bello stasera (Andrea Russo)
Descrizione

Un foglio su cui manca soltanto una firma, una cucina divorata dall'eco dei ricordi: per la fine di un'unione non rimangono che gli avanzi della Memoria. Il terzo episodio dedicato...

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Un foglio su cui manca soltanto una firma, una cucina divorata dall'eco dei ricordi: per la fine di un'unione non rimangono che gli avanzi della Memoria. Il terzo episodio dedicato al collettivo di scrittori Nucleo Kubla Khan, stavolta, ha come protagonista un mio racconto. Buon ascolto.
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Il racconto è online
sul mio sito ufficiale
https://andrealuigirusso.wixsite.com/lessness/post/è-stato-bello-stasera
o sul sito ufficiale NKK
http://nucleokublakhan.it/e-stato-bello-stasera/
Foto di Roberta Scardamaglia
https://www.instagram.com/robirosca/
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***TRASCRIZIONE EPISODIO***

Invidio i buoi, perché ignorano la mannaia. Tu non capivi, non avevo bisogno di girarmi verso di te per riflettermi nelle tue pupille smarrite. Tra noi due, dove le avevi posate prima del mio arrivo, le carte su cui il tuo avvocato pretendeva ci fosse la firma di entrambi; con la coda dell’occhio scorsi che era rimasto dello spazio soltanto sotto il mio nome. Mi avevi lasciato persino la penna, affinché non perdessi troppo tempo a cercarne una per casa. Il legno e la mano sul tavolo della cucina, al servizio della signorile arte del fingersi già morti: anticipare il Tempo, batterlo dove lui pare invincibile. Il dovuto, l’inevitabile, le conseguenze pomeridiane di una tazza di caffè, dipingono, meglio di qualsiasi altra cosa, un suicidio che, di colpo, riporterebbe ogni cosa al proprio posto. Mia madre era una donna portentosa; una sagoma che si stagliava fra me e la mano di Bea, la figlia dei vicini. Bea: riccioli castani e macchie di pomodoro sul grembiule; la bimba non capiva, io la assaggiavo fra le cosce: sapeva ancora di piscio e tessuto, sul divano, nel salotto, nella casa in cui i miei primi cinque anni di vita divennero, col senno di poi, il ricordo più felice. E ora tu, qui, a cercare di immaginarti bovina con me a fianco, a dare un senso a quest’uguale che ha smarrito la sua equazione. Siamo ridicoli, io e te, divisi dal cesto che ci ha regalato tua sorella per lo scorso Natale. Rimango in silenzio a guardare le molliche dell’arredamento, i brandelli a rate che suonano la succosa melodia del metallo che tritura la santità. Non sono ormai che un uomo fatto e finito, che perdura in quei pochi silenzi che ha ancora la forza di riconoscere. Fosse perlomeno sopravvissuta la televisione! Il suo personale arbitrio, la strafottenza del catodico che impartisce, educa; ora tu Loredana, come milioni e milioni di tuoi simili, ti credi capace di discernere, di saper valutare, senza nemmeno sapere il nome del fiore che hai calpestato.

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Autore Andrea Russo
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