La lunga strada bianca
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Descrizione
Grazia Apisa Gloria legge la propria poesia: La lunga strada bianca musica Adagio di Tommaso Albinoni LA LUNGA STRADA BIANCA Non sappiamo chi siamo Di noi sappiamo solo il canto...
mostra di piùmusica Adagio di Tommaso Albinoni
LA LUNGA STRADA BIANCA
Non sappiamo chi siamo
Di noi sappiamo solo il canto che nasce dalla notte all’alba
Ci siamo riversati
su ogni piccolo punto della crosta terrestre
Ci siamo innalzati in alto
fino alla volta celeste
Siamo quelli che fummo
fedeli alla prima molecola del nostro DNA
Fedeli e per natura disubbidienti
Ci amarono testardi esseri primitivi
mossi dalla volontà di una forte inesauribile passione
Restammo assorti a contemplarne
la parola e il canto
Imperturbabili
come se venissimo da un altro lontano pianeta
Ci accorgemmo di noi
perché diversi
E diversi abbiamo continuato a salvare
tracce del nostro passaggio sulla terra
La nostra diversità è la nostra radice
la nostra forza la nostra unica sorte
che ci è dato percorrere
Siamo il germe inestinguibile
di una mutazione nell’essere
necessaria
intoccabile
incorreggibile
Soltanto dopo lunga fatica e inutili domande
siamo giunti a prenderne coscienza
La sofferenza della solitudine ci toccò in sorte
finché giunse la nuova consapevolezza
e si svelò il mistero
Dalla Selvaggia a Silvia fu breve il passaggio
finché vidi il percorso che l’essere in me
già aveva fatto fino al punto momento di Silvia
Da Freud a Jung a Silvia Montefoschi
In lei si aprì la luminosa strada
che più volte sognai
la lunga strada bianca dei miei sogni
Verso di lei il fiume scavò la strada
per sfociare al mare fino al vasto oceano
Fu lì che ci incontrammo
e fu la gioia di nuova nascita e assunzione
la gioia del ritrovato cielo
Non tutto fu luce di consapevolezza raggiunta
Talvolta l’ombra e il buio vollero essere accolti
per essere redenti
Talvolta mi unii all’ombra e fu notte oscura
passata nel pianto
Finché tutto il dolore si dissolse
e ritrovai la gioia del volo e della leggerezza
Nell’infinito tutto ritrovò il suo nascosto senso
I passi si fecero leggeri
Senza peso scorrevano i giorni
Poi il cuore tornò a battere nel ritmo del tempo
e ripresi a morire istante dopo istante
fino all’esaurimento di ogni residuo
di ogni sofferto lamento.
Fu allora che la luce si ripresentò
Per stretti corridoi e bui scantinati
il piccolo fanciullo mi seguiva
con aria minacciosa
tentando di colpirmi sulla testa
verso una porta già chiusa da tempo.
Lì si interruppe il sogno
Qualcuno bussò alla porta del cuore ormai stanco
Un raggio di luce colpì la porta
Nel sogno senza sogno mi ridestai
come venissi da altro mondo
dopo la traversata dell’inferno
Quel raggio mi ridestò dal nulla
Tutti i tempi trascorsi si riunirono e fui travolta
abbacinata dalla luce
Finalmente chiusi gli occhi
e vidi chiaramente il senso di ogni evento
delinearsi in una nuova sintesi
Noi siamo la potenza e l’atto
Siamo l’evento che diviene ed è
La storia nel tempo e l’essere eterno
Il singolo il molteplice e l’uno
Siamo tutti i tempi trascorsi
il presente e il futuro che da qui incede
fino al compimento
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Grazia Apisa
11 anni fa
Grazia Apisa
11 anni fa
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Autore | Grazia Apisa |
Organizzazione | Grazia Apisa |
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