La Critica della Ragion Pratica di Kant in cinque minuti

20 mar 2020 · 5 min. 22 sec.
La Critica della Ragion Pratica di Kant in cinque minuti
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La Critica della Ragion Pratica di Kant in cinque minuti Oggi affronteremo il tema della Critica della Ragion pratica di Kant, uno dei capolavori del filosofo tedesco, pubblicato nel 1788....

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La Critica della Ragion Pratica di Kant in cinque minuti

Oggi affronteremo il tema della Critica della Ragion pratica di Kant, uno dei capolavori del filosofo tedesco, pubblicato nel 1788. In questo libro, Kant si occupa della ragione nel suo uso pratico, ovvero quando essa guida il comportamento umano e la morale. Vedremo quali sono i principi e le implicazioni della filosofia pratica di Kant, e come essa possa essere utile per vivere meglio.

Cos'è la ragion pratica? E perché Kant ne ha scritto una critica?

La ragion pratica è quella parte della ragione che si occupa dell'azione, del comportamento, della morale. La ragion pratica è quella che ci dice cosa dobbiamo fare e perché, quali sono i nostri doveri e i nostri valori. Kant ne ha scritto una critica perché voleva mostrare quali sono i limiti e le condizioni della ragion pratica, e come essa possa fondare una morale universale, necessaria e incondizionata.

Cosa significa una morale universale, necessaria e incondizionata?

Significa una morale che valga per tutti gli esseri razionali, che sia sempre valida, in ogni tempo e in ogni luogo, e che non dipenda da fattori empirici, come le inclinazioni, i sentimenti, le circostanze. Una morale, insomma, che sia puramente razionale, e che sia basata su un principio supremo, che Kant chiama imperativo categorico.

Cos'è l'imperativo categorico?

L'imperativo categorico è la formula della moralità, la regola fondamentale che deve guidare la nostra volontà. Kant lo enuncia in diversi modi, ma il più famoso è questo: \"Agisci in modo tale che la massima della tua azione possa valere come legge universale\". Questo significa che dobbiamo agire solo secondo quelle massime, cioè quelle regole di condotta, che possiamo volere che diventino leggi valide per tutti, senza contraddizione. Per esempio, non possiamo mentire, perché se tutti mentissero, la verità perderebbe ogni valore, e il mentire stesso sarebbe impossibile.

Quindi, l'imperativo categorico ci impone di rispettare la razionalità e la libertà degli altri, e di trattarli come fini in sé, e non come mezzi. Questo è il fondamento della dignità umana, secondo Kant.
Questo ci porta a un altro concetto fondamentale della filosofia pratica di Kant: la libertà. Per Kant, la libertà non è solo l'assenza di costrizioni esterne, ma è la capacità di autodeterminarsi secondo la legge morale. La libertà è la condizione di possibilità della moralità, ma anche il suo fine. Kant dice che la libertà è il \"postulato\" della ragion pratica, cioè una condizione necessaria che non possiamo dimostrare, ma che dobbiamo presupporre per rendere possibile l'azione morale. La libertà, per Kant, è la nostra vocazione più alta, e il nostro dovere più grande.

Come possiamo realizzare la nostra libertà?

Kant ci dice che dobbiamo usare la nostra ragione, e seguire la nostra coscienza, che è la voce interiore che ci ricorda la legge morale. Dobbiamo anche educare la nostra volontà, e renderla conforme all'imperativo categorico, attraverso un processo di perfezionamento che Kant chiama \"autonomia\". L'autonomia è la capacità di dare a noi stessi la legge morale, senza subirla da altri. L'autonomia è il contrario di \"eteronomia\", che è la condizione di chi segue le leggi imposte da fattori esterni o interni, come le autorità, le tradizioni, le passioni, gli interessi. L'autonomia è la condizione di chi è \"legislatore\" della propria vita, e non \"suddito\".

Quali sono i benefici dell'autonomia?

L'autonomia ci rende padroni di noi stessi, e ci fa sentire in armonia con la nostra natura razionale. L'autonomia ci fa anche partecipare a un ordine morale universale, che Kant chiama \"regno dei fini\", in cui tutti gli esseri razionali si rispettano reciprocamente come fini in sé, e cooperano per il bene comune. L'autonomia, infine, ci fa aspirare alla felicità, che per Kant non è il piacere sensibile, ma la soddisfazione di aver agito bene, e di aver meritato il bene.

Arrivederci a tutti, e grazie per l'attenzione. Ricordatevi di seguire il podcast e il canale Youtube di Filosofia da vivere, e di lasciare i vostri commenti e le vostre domande. Saremo felici di rispondervi e di approfondire insieme i temi che vi interessano. A presto!
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Autore Vincenzo Geraldi
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