L'eccidio di Cornalba

20 nov 2024 · 3 min. 46 sec.
L'eccidio di Cornalba
Descrizione

Cornalba è un piccolo Comune della Valle Serina (una diramazione orientale della Valle Brembana), che nell’autunno 1944 fu teatro di uno degli eventi più drammatici della Resistenza bergamasca. In quel...

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Cornalba è un piccolo Comune della Valle Serina (una diramazione orientale della Valle Brembana), che nell’autunno 1944 fu teatro di uno degli eventi più drammatici della Resistenza bergamasca.
In quel periodo a Cornalba si trovava la sede del Comando della brigata partigiana 24 Maggio di Giustizia e Libertà mente il grosso della formazione era invece stanziato nelle baite sul monte Alben.
La mattina del 25 novembre 1944 un’autocolonna di una sessantina di militi fascisti, comandati dal tristemente noto capitano Aldo Resmini, risalì la Valle Serina proveniente da Bergamo per raggiungere Cornalba e dare inizio al rastrellamento. Gli assalitori, informati anche da una spia, giunti sul posto iniziarono un fuoco intensissimo con alcuni mortai, almeno due mitragliatrici (di cui una collocata sul campanile della chiesa) e diverse armi leggere in direzione dei sentieri che portano sul monte Alben e che in quel momento rappresentavano le uniche vie di salvezza per i fuggitivi (partigiani e giovani del posto).
Giuseppe Biava, Barnaba Chiesa e Antonio Ferrari furono i primi partigiani a morire: fermati sulla corriera di linea Zambla-Bergamo, dopo essere stati riconosciuti, vennero giustiziati sul posto. Giacomo Tiragallo “Ratti” (il comandante della formazione partigiana), Gino Cornetti (un giovane di Cornalba di appena 17 anni), Giovanni Battista Mancuso, Giuseppe Maffi e Piero Cornetti (di 18 anni, fratello di Gino) furono colpiti a morte nel loro disperato tentativo di fuga. Il tenente Franco Cortinovis e il capitano Callisto Sguazzi, dopo essere stati catturati, vennero interrogati, brutalmente picchiati e quindi assassinati con ferocia. Buona parte del paese venne messo a ferro e fuoco con intimidazioni, soprusi e minacce di rappresaglia ripetutamente rivolte contro una popolazione del tutto inerme. 
Al termine del rastrellamento vennero portati via e incarcerati a S. Agata quattro giovani della zona. Causa le torture e le sevizie subite, uno di loro, Lorenzo Carrara, abitante a Serina, morirà due anni dopo a soli 21 anni. Solo una settimana dopo il primo rastrellamento, il giorno primo dicembre, ebbe luogo un secondo rastrellamento, questa volta ad opera della Guardia Forestale di San Pellegrino Terme.
I militi fascisti, informati anche in questa occasione da una spia, si diressero sul monte Alben dove i partigiani superstiti avevano raccolto, presso una baita, il materiale ancora a loro disposizione. Nei pressi del passo della Crocetta, lungo una mulattiera che va da Corone (frazione di Serina) verso Dossena, Celestino Gervasoni incrociò, con alcuni altri partigiani, un gruppo di rastrellatori.
Ne nacque uno scontro a fuoco durante il quale Celestino venne colpito mortalmente. Poco dopo, sul monte Alben, vennero colti di sorpresa quattro partigiani che erano a guardia della baita detta del “Cascinetto”. 
Mario Ghirlandetti e i partigiani russi Angelo, Carlo e Michele (dei quali non si è mai risaliti alla vera identità) vennero sopraffatti dal nemico e caddero sotto il fuoco degli assalitori. La Brigata 24 Maggio dopo i due tragici rastrellamenti, che l’avevano portata sull’orlo della disgregazione e dello scioglimento, riuscì a riprendersi grazie anche all’arrivo del nuovo comandante, Fortunato Fasana “Renato” (che si era già distinto come ufficiale per le sue capacità militari e organizzative presso la formazione GL Camozzi che operava in Valle Seriana). In breve tempo la 24 Maggio diventò una delle più importanti formazioni di tutta la Resistenza bergamasca tanto da ricoprire un ruolo di primo piano nella liberazione di Bergamo che avviene nei giorni dal 25 al 28 aprile 1945.

Sempre avvolti da un alone di mistero sono le figure di Angelo, Carlo e Michele, i nomi di battaglia dei tre partigiani sovietici per i quali non si è mai risaliti alla vera identità. Probabilmente erano fuggiti dal campo di prigionia della Grumellina (poco distante da Bergamo) nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre. Abbiamo poche notizie che riguardano questi tre ragazzi russi. Luigi Carrara nel suo libro I partigiani della brigata “24 Maggio” caduti in Val Serina così li descrive: “Si chiamavano Carlo, Michele, Angelo. Carlo, alto, bruno, dall’aspetto signorile, sempre elegantemente vestito, era, come riferiscono i compagni, un ufficiale dell’aviazione. Si unì alla Brigata Garibaldi, più tardi passò alla Brigata ‘Camozzi’ e ai primi di ottobre alla “24 Maggio”. Fu trovato dopo due giorni dal rastrellamento dietro una roccia. Michele ed Angelo entrarono a far parte della ‘24 Maggio’ ai primi di ottobre e provenivano dalla Brigata ‘Francesco Nullo’. Michele, bruno, piccolo e tarchiato era un umile calzolaio; Angelo invece era contadino, biondo, dall’aspetto dolce e triste, mostrava spesso ai compagni il ritratto delle sue due bambine. Furono trovati a circa 50 metri dalla baita Casinèt. Ora questi tre partigiani russi riposano nel cimitero di Serina dove, nel 1982, è stato inaugurato un piccolo monumento decorato con un mosaico.
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Informazioni
Autore Vite Sospese
Organizzazione ViteSospese
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