J-TACTICS - Napoli velata (S03 E19)

18 feb 2021 · 2 h 2 min. 29 sec.
J-TACTICS - Napoli velata (S03 E19)
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01 · Lady Magnolia

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Descrizione

Il titolo della diciannovesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da: “Napoli velata”, che è un film del 2017 diretto da Ferzan Özpetek. Interpretato da Giovanna Mezzogiorno, Alessandro...

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Il titolo della diciannovesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da: “Napoli velata”, che è un film del 2017 diretto da Ferzan Özpetek.
Interpretato da Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi.
Adriana, anatomopatologo a disagio coi vivi, incontra Andrea, un giovane uomo che la seduce e la ama una notte intera, appassionatamente, Adriana è travolta, finalmente viva.
Al risveglio gli sorride e dice sì al primo appuntamento, ma Andrea a quel rendez-vous romantico non si presenta.
È l’inizio di un’indagine poliziesca ed esistenziale che condurrà Adriana nel ventre di Napoli e di un passato, dove cova un rimosso luttuoso.
Essenziale nel film è il tema del velo, a cui il regista ha dato estrema importanza.
Utilizzato durante il rito apotropaico della “figliata” dei femminielli, a cui Özpetek ha potuto assistere e che ha inserito nel lungometraggio, il velo permette di intravedere soltanto il momento culminante con il parto: «La verità non va guardata in faccia nuda e cruda ma la devi sentire, intuire, il velo non occulta, ma svela».
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare la prova a dir poco incolore (l’ennesima in questa stagione), dei bianconeri nel match di campionato contro gli azzurri partenopei.
Gara che paradossalmente viene giocata prima del recupero del match d’andata ripristinato in calendario dopo l’annullamento della vittoria a tavolino per la Juventus a seguito della sentenza del CONI.
Un “velo” che ha avvolto una Juventus che è scomparsa a Napoli, inghiottita nello stesso buco nero in cui si era infilata nella partita contro la Fiorentina prima di Natale, e che anche nella città partenopea ha per così dire coperto e imbrigliato la testa e le gambe degli uomini di mister Pirlo.
Spenta, deconcentrata, stanca, così Pirlo salva la vita a Rino Gattuso che con il successo sui bianconeri (proprio come l’anno scorso con Sarri) rigenera un minimo di entusiasmo e migliora la classifica.
E’ una partita brutta, ma la Juventus riesce a essere più brutta.
Per lunghi tratti è una sfida di calcio camminato, che consente da entrambe le parti di riuscire a schierare le difese in modo da rendere più difficile, se non quasi impossibile, creare un vero pericolo per i portieri, ma spesso il pallone non arriva neppure nei pressi delle due aree, impigliandosi nelle gambe di qualche avversario per colpa delle cento imprecisioni tecniche che hanno punteggiato la partita.
Una partita che per la Juventus era fondamentale per continuare l’inseguimento alle milanesi, ora pericolosamente interrotto dalla sconfitta del Maradona (e la distanza si allunga).

Perché la Juventus ha sbagliato la partita in modo così clamoroso?
E’ l’ultima sfida di un lungo ciclo di 13 partite ed è la partita che precede l’inizio della fase a eliminazione diretta della Champions League: è evidente la stanchezza della Juventus.
Più mentale che fisica, perché ci sono momenti in cui i bianconeri tengono il campo con una parvenza di intensità, ma è la rarefazione delle idee, la mollezza di certe scelte, la lentezza della manovra che sorprendono in negativo.
Le ultime Juventus, alte o basse che fossero, erano più feroci e lucide, questa è sgasata e spuntata.
E’ successo altre volte nel corso di questa stagione e non è successo solo alla Juventus di incappare in un blackout agonistico.
Il problema, per la Juventus, sono i punti persi all’inizio (Crotone e Benevento).
Chissà se Pirlo si rimprovererà la scelta di Bernardeschi al posto di McKennie dal primo minuto, l’americano non stava benissimo ed è stato preservato per la partita di mercoledì a Porto.
L’azzurro è protagonista di sessanta minuti in cui sbaglia molto, ma sarebbe impietoso e ingiusto prendersela solo con lui.
A Napoli sono mancati quasi tutti: a partire da Ronaldo e Morata, mai sufficientemente precisi e cattivi, continuando con Rabiot, un po’ confuso in costruzione e con Alex Sandro, che è entrato nella ripresa al posto di Cuadrado, ma che non ha inciso.
Si salvano in pochi: De Ligt e Danilo si fanno apprezzare, ma è difficile salvare la prestazione di tutti.
Il Napoli passa in vantaggio in modo fortuito, grazie a un rigore assegnato con il Var dopo mezz’ora di gioco.
Punizione da sinistra, Chiellini salta insieme a Rrahmani e gli piazza la mano in faccia allargando in modo innaturale il braccio sinistro.
Situazione anomala, ma rigore ineccepibile, dicono alcuni.
Lo trasforma Insigne al 31′ con un tiro violento alla destra di Szczesny.
Fin lì la partita era stata noiosa e senza particolari emozioni, la Juventus era partita aggressiva schiacciando il Napoli nel primo quarto d’ora, ma senza creare occasioni degne di nota.
Poi il Napoli aveva ripreso un po’ di campo, ma senza mai impegnare Szczesny.
Due squadre sotto tono e una partita che ne soffre, nella quale il Napoli ha forse il merito di sacrificarsi di più, soprattutto quando deve difendere il vantaggio e lo fa con tutti i giocatori.
Negli ultimi dieci minuti della partita, con Kulusevski e McKennie in campo, la Juventus costruisce le uniche occasioni: per due volte è fenomenale Meret (che era entrato al posto di Ospina, infortunatosi nel riscaldamento).
Ma non è sufficiente per raggiungere nemmeno il pareggio.
“La gente non sopporta troppa verità”, è una frase pronunciata all’inizio del film, legittimamente noi ci chiediamo in riferimento al match ed alla sconfitta subita dai bianconeri in quel di Napoli, sarebbe ora di accettare la verità secondo la quale la Juve non sarà nuovamente campione d’Italia al termine di questa stagione?
Sarà nostro gradito ospite l’amico Mirko Nicolino, giornalista per Blogo.it, fondatore di JMania.it.

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