Infinite sfumature d’Outre-mer. Duecento anni di storia caledone
9 giu 2024 ·
31 min. 43 sec.
![Infinite sfumature d’Outre-mer. Duecento anni di storia caledone](https://d3wo5wojvuv7l.cloudfront.net/t_square_limited_480/images.spreaker.com/original/ecf1ea5a4d91b04d18406f9327d402ac.jpg)
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Descrizione
La vivacità del tessuto politico kanak esprime il disagio... con i suoi tempi Può essere un buon approccio iniziale evidenziare come la Nuova Caledonia è un paese a sovranità condivisa...
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La vivacità del tessuto politico kanak esprime il disagio... con i suoi tempi
Può essere un buon approccio iniziale evidenziare come la Nuova Caledonia è un paese a sovranità condivisa franco-caledone, perché da questo presupposto discende che in questi due secoli di colonialismo già alcune volte le due culture hanno trovato il modo di accordarsi per convivere, ciascuna seguendo i propri presupposti; è sufficiente che questi non siano espressione di pervicaci nazionalismi supponenti che prevedono la prevaricazione dell’Altro.
Negli ultimi decenni questo è avvenuto con gli Accordi di Noumea (1998), che affondavano nel lavoro di “comprensione” di Michel Rocard (primo ministro socialista dell’era Mitterand); mentre l’approccio muscolare del ministro degli interni Darmanin del protervo Macron produce indignazione e devastazione, arrivando anche a immaginare oscure manovre azere…
Con Adriano Favole, docente di antropologia all’Università di Torino (ma anche attivo all’Università caledone), cerchiamo di ripercorrere la storia della “convivenza” delle molte culture, per riuscire a capire in che modo siamo arrivati a queste molteplici comunità d’Outre-mer. Miste e articolate.
La dimensione simbolica della distruzione di merci riconducibili al colonialismo francese è una curiosa frenesia a contrapporsi alle diseguaglianze, ma anche all’idea di sviluppo che non tiene conto delle esigenze kanak, che invece erano riconosciute negli Accordi del 1998. Ma erano presenti già nel pensiero del leader indipendentista Jean Marie Tjibaou – e forse sin dalla disponibilità al dialogo di Attaï (amico di Louise Michel, la comunarda deportata in Nuova Caledonia) – che riconosceva al bianco il diritto a stare nella terra dei Kanak sulla base del reciproco riconoscimento tra tutte le innumerevoli componenti che “abitano” quei territori.
Ci troviamo a occuparci di questi eventi conflittuali, perché questo equilibrio si è rotto: è avvenuto forse per ragioni strategicamente geopolitiche (in senso anticinese… e antirusso), o forse per l’importanza del nichel, o per una più ampia perdita di presa della Francia sulle sue “colonie”, più o meno costituite da cittadini francesi o indipendenti?
Con Adriano Favole analizziamo le sensibilità diverse tra richieste di investimenti con idea di sviluppo e maggiori istanze di indipendenza, pur rimanendo nell’orbita francese. Il riconoscimento della propria francesità in assenza di tradizione nello stato francese; ma anche il riconoscimento che tra i cittadini della potenza coloniale ci sono sfumature diverse di francesità, talvolta anche tradizionalmente attenta alle culture altre e ai loro ritmi.
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Può essere un buon approccio iniziale evidenziare come la Nuova Caledonia è un paese a sovranità condivisa franco-caledone, perché da questo presupposto discende che in questi due secoli di colonialismo già alcune volte le due culture hanno trovato il modo di accordarsi per convivere, ciascuna seguendo i propri presupposti; è sufficiente che questi non siano espressione di pervicaci nazionalismi supponenti che prevedono la prevaricazione dell’Altro.
Negli ultimi decenni questo è avvenuto con gli Accordi di Noumea (1998), che affondavano nel lavoro di “comprensione” di Michel Rocard (primo ministro socialista dell’era Mitterand); mentre l’approccio muscolare del ministro degli interni Darmanin del protervo Macron produce indignazione e devastazione, arrivando anche a immaginare oscure manovre azere…
Con Adriano Favole, docente di antropologia all’Università di Torino (ma anche attivo all’Università caledone), cerchiamo di ripercorrere la storia della “convivenza” delle molte culture, per riuscire a capire in che modo siamo arrivati a queste molteplici comunità d’Outre-mer. Miste e articolate.
La dimensione simbolica della distruzione di merci riconducibili al colonialismo francese è una curiosa frenesia a contrapporsi alle diseguaglianze, ma anche all’idea di sviluppo che non tiene conto delle esigenze kanak, che invece erano riconosciute negli Accordi del 1998. Ma erano presenti già nel pensiero del leader indipendentista Jean Marie Tjibaou – e forse sin dalla disponibilità al dialogo di Attaï (amico di Louise Michel, la comunarda deportata in Nuova Caledonia) – che riconosceva al bianco il diritto a stare nella terra dei Kanak sulla base del reciproco riconoscimento tra tutte le innumerevoli componenti che “abitano” quei territori.
Ci troviamo a occuparci di questi eventi conflittuali, perché questo equilibrio si è rotto: è avvenuto forse per ragioni strategicamente geopolitiche (in senso anticinese… e antirusso), o forse per l’importanza del nichel, o per una più ampia perdita di presa della Francia sulle sue “colonie”, più o meno costituite da cittadini francesi o indipendenti?
Con Adriano Favole analizziamo le sensibilità diverse tra richieste di investimenti con idea di sviluppo e maggiori istanze di indipendenza, pur rimanendo nell’orbita francese. Il riconoscimento della propria francesità in assenza di tradizione nello stato francese; ma anche il riconoscimento che tra i cittadini della potenza coloniale ci sono sfumature diverse di francesità, talvolta anche tradizionalmente attenta alle culture altre e ai loro ritmi.
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Autore | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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