INCIPIT - L'insostenibile leggerezza dell'essere, di Milan Kùndera (1984)

29 lug 2023 · 5 min. 53 sec.
INCIPIT - L'insostenibile leggerezza dell'essere, di Milan Kùndera (1984)
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INCIPIT, la rubrica podcast di Direzione Itaca, vuole mettere in evidenza proprio l’inizio del libro che è, forse, l’elemento narrativo più importante per farci apprezzare subito la cifra stilistica della...

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INCIPIT, la rubrica podcast di Direzione Itaca, vuole mettere in evidenza proprio l’inizio del libro che è, forse, l’elemento narrativo più importante per farci apprezzare subito la cifra stilistica della scrittura dell’autore.

“L’insostenibile leggerezza dell’essere”, pubblicato in Francia nel 1984, è considerato il capolavoro di Milan Kùndera. È ambientato a Praga, tra il periodo della Primavera di Praga e la successiva invasione, ma la storia è solo lo sfondo delle vicende che ruotano attorno ai 4 personaggi protagonisti: Tomáš, Tereza, Sabina e Franz. Nella sua struttura di romanzo-saggio, il libro indaga non una storia, ma l’esistenza umana in quanto tale, nei limiti e nella consistenza, nei meravigliosi pregi e nei terrificanti difetti. Fulcro dell’esistenza è il caos e il modo di relazionarsi ad esso. Sabina e Tomáš, che vivono, almeno al principio, nella più totale leggerezza, lo accettano, si lasciano travolgere dal disordine delle cose e trascinare dal vento vitale. Tereza e Franz, che per converso vivono l’onerosità dell’esistenza, sfuggono alla naturale confusione, legandosi alla pesante fattualità degli eventi. Inesorabilmente i quattro personaggi, metafora e rappresentazione ognuno di una sfaccettatura dell’essere, sono condannati all’insostenibile leggerezza dell’essere che ci fa domandare: vista la transitorietà e l’irripetibilità delle nostre vite, “che cosa dobbiamo scegliere, allora? La pesantezza o la leggerezza”? Kùndera gioca con tutti questi contrasti per biforcare e spezzare quello che è di fatto destinato ad essere una e solo una entità: l’amore che a volte è leggerezza e a volte pesantezza. In finale, la tesi ultima di Milan Kùndera è che è proprio la leggerezza dell'essere ad essere insostenibile perché è uno schermo dietro cui nascondere la reale essenza della vita: la pesantezza esistenziale. E, per dirla con Italo Calvino, “il romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile." Altro aspetto fondamentale del romanzo è rappresentato dalla scena politica di quella che era la Cecoslovacchia del 1968 e negli anni successivi: nell’”Insostenibile leggerezza dell’essere” troviamo uno sguardo disincantato sia sulla Primavera di Praga, sia sulla successiva invasione sovietica, che ha posto fine anche alle illusioni di molti praghesi. I personaggi, che vedono crollare le proprie aspettative per il futuro e mettono in discussione il proprio credo politico, devono scegliere da che parte stare, se andarsene dal proprio Paese o se restare; se tacere e vivere altrove o se aprire bocca e subire le conseguenze della propria scelta, rimanendo così fedeli a sé stessi.

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