IN ATTESA SUL CANALE di Alessandro Muresu

19 lug 2021 · 10 min. 2 sec.
IN ATTESA SUL CANALE di Alessandro Muresu
Descrizione

“In attesa sul canale” poesia sonora di Alessandro Muresu, testo e musiche originali di Alessandro Muresu Sto sfogliando un giornale al tavolino di una veranda, pagina uno, pagina due, questo...

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“In attesa sul canale” poesia sonora di Alessandro Muresu, testo e musiche originali di Alessandro Muresu

Sto sfogliando un giornale al tavolino di una veranda,

pagina uno, pagina due,

questo è il giornale dell’asino

transitano vecchi signori

con le lenti accovacciate nella borsa

e le ossa riservate

sempre secondo il bollettino

sono diretti al mare

e sfidano il sole coi titoli di coda

Appresso, i cani molto piccoli

scolpiti nella linea di mezzo delle calle

Io resto immobile impaziente, chi mi tocca è perso

è colpito da lontano, da un lupo, lo faccio schioccare

come una nocca di scimmia

La curvatura degli occhi

il cipiglio magico

ruttano sulla faccia dimensioni parche

alla velocità delle vite che subissano

Secondo il caro manuale di istruzioni

me le aspetto,

aderisco volentieri al suono di una campana

preda del tormento

Così scappa una chiaroveggenza

L’anno scorso a quell’appuntamento di cui ti raccontavo

nei più asciutti dettagli

quella notte di agio a Venezia

una ragazza era caduta ripetutamente dalla bicicletta

abbiamo fatto la gara per entrare dalla miss-medico

e prima il sondaggio e il drenaggio e i camici inerti

di temperatura, di sospetto incendio

di caratterizzazione del rischio di farsa

però lei ha sempre avuto la meglio

da grande ferita sul campo quale era

è passata avanti e se n’è andata

complice la sua indefinita età, la stranita linea del coccige,

qualcuno di non troppo lontano aspettava

la sua treccia rampante da stringere per benino

Sono sceso dal mio palazzo di scheletro

per dirmene un’altra salva e ho atteso tanto

ma proprio tanto nella tasca dell’orologio

la sua insegna cosmica sorretta da vele puntate ad ogni quarto

non mi ha più, questo sembra,

questo segna, la medesima mimica solare

tarata dalla disciplina di chi sa

I parenti mi ricordano troppo la sciagura

e quando fanno ritorno prego che se ne vadano

Mai più rivisti, mai più sentiti, risonanti tubuli

alito che si scassa nel vento

che porta pantano e voglie inammissibili

cip cip cip è il vespro, è ancora minimamente umano

che si rifa comunque sotto a quel coso

cip cip

il palco che fremeva ingerisce la platea

Un uomo apposito la sera piscia dalla catapecchia rimasta in disuso

documenti alla mano, nessun villano si adopera per scacciarlo

lui scompare all’arrivo dei manovali che asciugano

coi fogli della carta intestata

Sarà messo a verbale, potete contarci

L’acqua minerale viene grattata dalle vene dei muri

questa è l’epoca dell’ipofisi che arranca

che aggiunge un letto per un paio di mummie

da entrambi gli approcci staccate

Quanto imposto gli servirà per agire e trottare

e fare la lotta, chiamiamola con altri rumori

una quantità di garze e di nervi

nell’aldilà, al di qua

tanti aloni

che rimarranno mesi nel fosso apologetico

a coagulare

Adesso che voi siete padroni

una volta sposati che cosa succede?

Andrete pian pianino ad Est, per i vicoli dei mercati

calpestando i vermi schierati a difesa di cattedre larghe

e i gatti maestosi mescolati nell’ombra

cantano cori degni di un principato

Voialtri nel destino, i biglietti ambigui di auguri

certo saranno spediti da ogni scoglio

minacciando di saltare di sotto

Si chiama ammutinamento

dove i crateri da grandi si fanno scorrevoli

e si può contrattare nel foyer

assieme agli indiziati

I colli delle camicie si allentano di anno in anno

e le scapole si allungano in avanti fino a baciarsi

intarsiate di impronte lisce

leggibili da lontano con un sentimento di poi

Andrete scavalcando i giunchi

i tuffi di testa e di petto, rimpianti, alibi

non vi calmeranno

arriva al dunque questa confusione

palloncini bianchi di gomma sfiorano le tegole del cimitero

ma questo sarà quando sarà il momento,

state a vegliare indifferenti

lenti e duri cordoli ritti nel paesaggio

aspettate non si sa che cosa

Puoi sganciarti un piede, ed uno dopo l’altro

mettili a raffreddare davanti al termos

in una meditazione che trasforma il dolore delle zanzare

ospiti di una ghirlanda di calze rotte

Chi si rimastica bene fa un’opera mirabile,

avanzano sagge prescrizioni, le mezze frasi copiate di ieri

saranno considerate presto laute razzie

rimastica bene e fai spazio

che di pane ce n’è

di luoghi abbattuti e pestati con la spada ce ne sono

cuniculi e atri risultano ad oggi oh oh, come dire, dispersi

inimmaginabili

Qualche attimo e ricrescono alle note secche

sferrate dai nostri abbagli

Il rimedio lo conosco e potrei venire a portarlo

sulla punta delle dita mi si stringe il cuore con grande freddezza

ciononostante siamo arrivati fino qui

e non andremo via facilmente o contenti

se non dopo la valanga, all’indomani della disfatta.
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Informazioni
Autore carla francesca catanese
Organizzazione carla francesca catanese
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