IL MAFIOSO E IL FRATELLO Parole Sante del 22-01-22

21 gen 2023 · 18 min. 30 sec.
IL MAFIOSO E IL FRATELLO Parole Sante del 22-01-22
Descrizione

Mentre da Palermo si gioiva per la fine della latitanza di un crudele mafioso, la città e il mondo piangeva un figlio di questa città: Biagio Conte, nato al cielo...

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Mentre da Palermo si gioiva per la fine della latitanza di un crudele mafioso, la città e il mondo piangeva un figlio di questa città: Biagio Conte, nato al cielo in quei giorni. Da una parte il capo di un’organizzazione malavitosa, crudele, spaventosa … per il quale mi fa orrore anche solo pronunciare il suo nome, ma che tutti conosciamo bene pensando alle terribili responsabilità nefaste che le sono addebitate. La personificazione del male. Quello vero. Quello che spezza la vita delle persone. Dispensatore di morte e di lancinanti dolori non curabili di chi resta. Dall’altra, la morte di un uomo buono, Fra Biagio Conte, l’uomo dal sorriso dolce, agguerrito nel promuovere il bene e la dignità di chi dalla società è scartato: i poveri, i derelitti, gli invisibili, quelli scomodi a questo nostro mondo dell’efficienza e del successo a tutti i costi.
Un uomo che ha dato voce e spalancato porte di casa a chi non ha voce.
Un uomo che ridato dignità a vite spezzate e macerate dal dolore, dalla solitudine, dal degrado.
Un uomo che ha combattuto il male con la forza della non violenza, dell’affetto, del cuore aperto, quello libero da ogni giudizio o peggio ancora … da ogni pre-giudizio. Da una parte un essere vivente dis-umano, che fa uso dell’unica vita che abbiamo a disposizione, per provocare sopruso, violenza, morte, biechi, meschini e foschi affari, per troneggiare il dio-denaro… quel denaro procurato lontano anni luce dalla legittimità e legalità. Un intreccio misterioso di due storie che hanno avuto un epilogo praticamente nello stesso giorno,
per uno, l’ingresso in cella
per l’altro, l’ingresso ad una nuova vita nella Luce dell’eternità. Due icone della mai sopita lotta tra il bene e il male. Morte e vita si sono scontrate in duello Il giorno di Pasqua da secoli nelle nostre chiese si canta la sequenza del Victimae Paschali Laudes, dove si ricorda:
La morte e la vita
si sono battute in uno stupefacente duello:
il Signore della vita, morto, vivo regna.
Chi di questi due personaggi, alla fine, ha vinto? Trovo curioso - se ci pensiamo - che nella stessa città,
- mentre per uno ci sono stati 30 anni di latitanza e viveva nel nascondimento, inventandosi nuove identità, in quelli stessi anni,
- l’altro (Fratel Biagio) negli stessi 30 anni ha costruito fraternità, accoglienza, ha ridato speranza a migliaia di disperati, ha coinvolto centinaia di volontari (spesso giovani), ha costruito un mondo nuovo, fraterno, carico di speranza. Le carte della vita Fratel Biagio se le è giocate bene. Si è svuotato dei tanti beni che legittimamente possedeva e da povero ha innestato nel mondo una rivoluzione nuova, quella che trasforma il mondo non a suon di mazza o spari, ma con la forza dell’amore. Uno dei tanti moniti che usava ripetere Fratel Biagio, era “Non fatevi mai rubare la speranza!” Che cos’è la speranza? L'etimologia della parola speranza indica un sentimento di attesa fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera. Desiderare, dal latino: desiderium, composto di de e sidera. La mancanza delle stelle.
Desiderare, quindi, è uno spingersi sempre verso un “oltre”, irraggiungibile – forse – ma che ha una forza di tensione che sospinge e da’ un sapore diverso all’esistenza. Se di per sé questa parola ha un significato splendido, la sua derivazione è forse una delle più belle che possa capitare di incontrare.
Fratel Biagio non poteva trovare termine più splendido per sintetizzare la sua “missio” … lui ha voluto nella pratica, mettere insieme un popolo di dis-sperati, uomini e donne provenienti da situazioni e luoghi diversi, da contesti ed esperienze crude nel loro dolore, di diverse religioni, usi, lingue, costumi… gli riunisce perché alla dis-sperazione sia tolto il prefisso privativo “dis” e fare posto alla speranza, al desiderio di bene. Tutto questo per dare un senso alla vita. Ci può essere qualcosa di più alto, nobile, emozionante e creativo, senso che si può dare alla vita se non quello di tendere – sempre e comunque - alla “stella”? C’è per tutti una “stella” verso la quale tendere. Una stella che chiama, che provoca, soprattutto che … indica. Indica la direzione, il percorso da fare, gli elementi da mettere nel bagaglio della propria storia.
Frastornati e veicolati verso direzioni che allontanano dal centro della vita per perseguire percorsi finalizzati soprattutto al consumo, all’apparire, al successo alla considerazione di essere qualcuno, misurandola con i “like” con gli innumerevoli – cosidetti - “amici” (che poi manco si conoscono). I parametri del successo della vita che vengono affidati al consenso degli altri e non alla sostanza delle cose che si riesce a realizzare. Quelle cose che per qualcuno (come l’arrestato per eccellenza) è stata la sopraffazione, il malaffare, le vite stuprate e interrotte, il seminare la morte del cuore, etc. La forza del male sempre in agguato. E poi c’è il mondo del bene, quello che non appare nei titoloni da prima pagina. Quella carità e accoglienza consumata nel silenzio, nella costanza, nel dare dignità e cittadinanza a chi vive ai margini, nell’emarginazione e fa parte della categoria dello scarto (come ama ricordarci Papa Francesco). Padre Pino, da sempre a fianco di Fratel Biagio, ama ricordare:
“Quando incontriamo per strada ad es. donne in difficoltà da sole con i loro bambini, beh … non possiamo dormire tranquilli nelle nostre case, sapendo che loro non hanno un tetto” (P. Pino) Beh, appunto. Questa inquietudine nasce da chi sa leggere le vicende del mondo con l’orecchio dell’anima e guarda al mondo con gli occhi del cuore. E cosa c’è di più bello nella vita se non provare l’ebbrezza dei sentimenti che la elevano, la innalzano, la migliorano? Questo ci insegnano i profeti di bellezza:
Avere una sana inquietudine che ti spinge ad aprirti, a tendere la mano, perché quando stringi la mano di qualcuno, si riscalda anche la tua! Bello incontrare e conoscere questi profeti del bene.
La nostra vita, è fatta di incontri, [incontri] che sono come i fili di un tessuto che a mano a mano si intreccia e costituisce, di giorno in giorno, la trama della nostra esistenza. Noi siamo, in fondo, sin dall’inizio, sin dal grembo della nostra mamma, [noi siamo] gli incontri che facciamo” (+ Corrado Lorefice). Quanta ricchezza da questi incontri. Quanto sale e quanto lievito per impastare le nostre storie quotidiane che diventano storia di Speranza e non di disperazione, storie di vita e non di morte. Nel giorno del funerale di Biagio, erano in molti a chiedere e invocare “Santo subito!”
Beh la risposta che avrebbe dato Fratel Biagio è quasi lapidaria: “preoccupati di diventare santo tu! Tutti voi. Tutti noi!” Quante persone che incontro che in modo manifesto o velato, cercano Dio.
Ma dov’è? È in Gesù!
Semplice eppur complesso. Ed è stato lui a dire “ogni volta che farai qualcosa di buono a un mio fratello più piccolo, l’avrai fatto a me” Lì troviamo Dio in quelle che conosciamo essere … le Opere di misericordia. Tutti chiamati a fare le stesse cose che ha fatto Biagio? NO. Non credo, ma tutti chiamati ad imparare e dare risonanza. Tutti abbiamo ricevuto doni diversi differenti, ma tutti per costruire la casa comune che è il mondo. Con quale stile? “Gareggiate nello stimarvi a vicenda” (S. Paolo). La cassa di Biagio è stata costruita con le traversine dei binari offerte dalle Ferrovie dello Stato … per ricordare l’inizi della sua missione in stazione a Palermo.
Ogni giorno può essere un inizio. Lì dove la vita ci riserva di essere. Ogni giorno porta in sé gli stimoli per una sempre nuova “conversione” per un cambiamento di stile, per un riallineamento del cammino, per orientarci verso la stella, quella polare, la stella che non conosce tramonto perché è l’origine e la fontana zampillante dell’amore. Quello che rende sapore alla vita e ti tiene lontano dalle forze brute del male. Coraggio, mi viene da dire. Non riempiamoci di brutalità che ci costringe a vivere nei bunker dell’isolamento, come lo è per i maledetti capi dell’orrore che è ogni mafia. Usciamo dalle nostre “confort zone” per tendere le mani e li troveremo la luce! Troveremo la vita! Quella di fratel Biagio è stata la fede dei semplici.
Quella delle migliaia di persone belle che ancora oggi possiamo incrociare, che nell’operosità silenziosa di un servizio gratuito d’amore ai più poveri, popolano le nostre città e i nostri paesi. E di questo esercito, possiamo farne parte tutti! C’è tanto spazio nei cantieri della carità e dell’amore. La fede può smuovere le montagne! Lasciamoci contagiare dal Bene e lasciamoci guidare dalla Stella Polare che è l’amore. Per Dio e per ogni uomo!
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Informazioni
Autore Fabrizio Bagnara
Organizzazione Fabrizio Bagnara
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