"I bambini della guerra" del 20-03-22
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Descrizione
Spesso lasciati soli. Abbandonati e affidati ad un signore sconosciuto: il “signor destino” e chiedere a lui che si prenda cura di loro. Lasciati lì e accompagnati dalle lacrime del...
mostra di piùLasciati lì e accompagnati dalle lacrime del distacco, unica sicurezza di fronte al pericolo, resta il consegnargli alla speranza.
Sperare che si salvino, intanto. Sperare che trovino qualcuno che si prenda cura di loro. Sperare che l’inferno finisca presto e le strade e le case rifioriscano di vita.
Sperare. Sperare. Sperare.
Ma perché un bambino deve essere consegnato all’incertezza e all’ignoto, avvolto solo dalla coperta della speranza?
Spezza il cuore sapere di minori soli che sconfinano gli stati, soli! Senza la stretta di mano rasserenante di un papà costretto ad imbracciare un fucile, a innalzare barricate, trasportare feriti e peggio ancora, seppellire morti.
Un papà è sinonimo di sicurezza e protezione. È saggezza. È il super eroe. È il cavallo da montare nel gioco in un prato. È la spinta in un’altalena o in una giostrina. È chi ti porta sulle spalle, ti fa sentire grande e ti fa toccare il cielo con un dito.
Questo è o almeno dovrebbe essere un papà. È colui che si fa in quattro pensando al tuo futuro, che lo desidera magari migliore del suo.
No. Non può essere solo racchiuso in una foto che ti porti appresso, mentre tu sei stato consegnato alla speranza e lui è lontano con tutti gli altri uomini a difendere il prato in cui poter tornare a giocare e la casa in cui tornare ad abbeverarsi di affetti, ora disgregati ma impossibili da sopire.
Un bambino non può e non deve essere privato di tutto questo. Un bambino ha bisogno del suo papà e della sua mamma. Non può essere lasciato solo.
Quando si è soli ti fa compagnia la paura e la paura non è solo cattiva consigliera ma è anche nemica della serenità, quella che tutti i bambini dovrebbero avere.
È un loro diritto perché è una necessità, un bisogno primario, tanto quanto il mangiare, bere, …
I bambini sono anche quelli che ci insegnano a non disperare: “Non piangere mamma, non piangere papà, non mi piace vedervi piangere. Mi fa male”.
Sono una forza. Sono la primavera! Sono come quelle piantine che nascono anche in mezzo ai rovi o tra le crepe dei sassi.
È talmente forte il bisogno di vita che spinge anche oltre le condizioni esterne, spesso avverse e contrarie.
I bambini ci dicono che la vita vince sempre. Sempre.
Ci possiamo rivolgere ai tanti bambini disperati quelli siriani, palestinesi, afgani, yemeniti, etiopi a quelli del Mali, del Congo, del Sud Sudan, della Somalia, a quelli giunti in Libia dopo estenuanti e lunghi giorni di cammino, a quelli oggi dell’Ucraina.
A loro non possiamo che dire:
Non piangere bambino. Non piangere bambina. Voi, dai nomi a noi impronunciabili, ma che dicono della vostra unicità e originalità. Unici e irripetibili, come i nostri bambini, quelli nati dalla parte più fortunata del mondo.
Vi vorremmo chiamare tutti per nome. Quei nomi affidati a voi da chi vi ha dato vita, ai quali va tutto il nostro affetto. Nomi che spesso diventano nomignoli, a voi bambini piace tanto.
Non piangete. Ci stiamo prendendo cura di voi. Vogliamo prenderci cura di voi. Non siete soli. Guardate… Sentite… Siamo in tanti.
Non vi deluda sapere che non siamo tutti, purtroppo c’è ancora qualcuno che vi divide in nazionalità e religione e chiude le porte a molti di voi e ai vostri cari.
Per questi sembra che non ci sia posto a casa nostra. Noi sappiamo che non è così. Ma… tant’è.
Ma voi state tranquilli. Siamo in tanti lo stesso. Siamo un numero sufficiente per far si che il bene e la bontà prendano il sopravvento. Voi ce lo ricordate che il bene vince sempre! E noi vogliamo essere lo strumento del bene. Per voi e con voi.
Dio solo sa quanto vorremmo salvarvi tutti. Riempirvi di tenerezza per essere avvolti dalla vostra tenerezza, quella che solo i bambini sanno garantire.
Tranquilli. Non piangete.
Non vi avvolge il freddo, ma il calore dei nostri cuori. Siamo noi la vostra casa, la vostra scuola, la vostra tavola apparecchiata.
Voi siete le nostre lacrime che altro non sono che perle preziose, perché siete preziosi. Siete preziosi per questa umanità che noi grandi abbiamo sterilizzato con la nostra ricerca di benessere ad ogni costo. Dove abbiamo anteposto gli interessi alla fraternità, spesso incuranti che lo stare bene è di casa nel nostro cuore. Che il tesoro prezioso della vita è racchiuso nel cuore. Che la vera ricchezza sta nell’accogliere, nel donare, nel condividere, nel perdere e nel perdersi nell’amore regalato e condiviso.
Ce lo ricorda anche Gesù: "L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda". (Lc 6,45)
E noi, guardando voi, vogliamo essere buoni! Insegnateci ad essere buoni.
Vogliamo imparare da voi e urlare al mondo che la risposta ad ogni guerra è la vita!
Il mondo è pieno di bella gente.
Mai un bambino dovrebbe soffrire per la guerra. Giù le mani dai bambini.
Informazioni
Autore | Fabrizio Bagnara |
Organizzazione | Fabrizio Bagnara |
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