Guido Rossi - La responsabilità delle idee nel bene e nel male - Festival della Mente 2013

16 giu 2021 · 47 min. 59 sec.
Guido Rossi - La responsabilità delle idee nel bene e nel male - Festival della Mente 2013
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Le idee rimangono, nella storia dell’umanità e più che mai in quella recente, le vere responsabili delle vicende positive o negative, felici o terribilmente tragiche, della vita dell’uomo e delle...

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Le idee rimangono, nella storia dell’umanità e più che mai in quella recente, le vere responsabili delle vicende positive o negative, felici o terribilmente tragiche, della vita dell’uomo e delle comunità. L’aspetto paradossale è che sono le stesse idee a provocare ora il male, ora il bene, piuttosto che il preciso perseguire degli interessi precostituiti che ne sono la maschera in politica, in economia, e nel vasto ambito delle organizzazioni sociali. Basti partire dall’idea di libertà, spinta propulsiva della dignità dell’uomo nel vivere in comunità, per spostare la sua applicazione al neo-liberismo e all’attuale grave crisi economica e sociale; oppure dall’idea di eguaglianza sulla quale hanno in larga misura cavalcato i regimi totalitari, creando poi intollerabili diseguaglianze. Altre idee, quali il mercato, l’austerità, la trasparenza, nonché quelle che lo strepitoso sviluppo tecnologico tende a rendere in apparenza scientificamente sicure, ma nella realtà assolutamente ambigue e instabili, ancorché basate sugli algoritmi, sulla matematica o addirittura sulla fisica, appaiono pericolose e fonte di instabilità. Esse divengono spesso creatrici di paura e giustificano poi lo stato di eccezione per cui ogni regola del vivere civile democratico può saltare. La dimensione delle loro responsabilità deve perciò essere vagliata dai principi di un’etica non ontologica, ma consequenzialista. Questa ricondurrà la loro validità e accettabilità alle conseguenze che esse hanno oggi nel mondo globalizzato. La valutazione di tali conseguenze non può che riporsi nella sempre più decisa internazionalizzazione dei diritti umani fondamentali che costituiscono quel minimum senza il quale le società non potrebbero sopravvivere e nel quale G.B. Vico riconoscerebbe oggi il senso comune insito nella facoltà dell’ingenium, proprio a tutto il genere umano e alla sua naturale propensione alla giustizia.
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