Finto multilateralismo al servizio di reali democrature affaristiche

18 giu 2021 · 16 min. 27 sec.
Finto multilateralismo al servizio di reali democrature affaristiche
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Con un richiamo ai tempi della Guerra di Corea @muratcinar rievoca come la Turchia andò in soccorso degli Usa già allora, rifornendo truppe fresche, quasi tutti soldati morti che riscattarono...

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Con un richiamo ai tempi della Guerra di Corea @muratcinar rievoca come la Turchia andò in soccorso degli Usa già allora, rifornendo truppe fresche, quasi tutti soldati morti che riscattarono con il loro sangue l'ingresso della Turchia nel campo Nato; a una riedizione di questa offerta di sacrificio si è assistito al vertice della Nato di Bruxelles del 15 giugno 2021, durante il primo incontro con Erdoğan rinviato per 6 mesi dalla sua elezione da Biden, quando la Turchia ha guadagnato la possibilità di sostituirsi ai contingenti che si andavano ritirandosi dall'Afghanistan, visto l'accreditamento religioso del presidente turco (giudicato comunque dai Talebani come nuova forza occupante), molto attivo nel panorama geopolitico e pronto a mandare allo sbaraglio i propri contingenti in cambio di sempre maggiore collocazione nello scacchiere globale; insieme a Orbàn – gli accompagnatori del presidente turco sono sempre specchiati campioni di democratura – e addirittura il Pakistan, il vicino ingombrante e da sempre incombente sul Khyber Pass.
Ma al vertice si è parlato anche dell'altro angolo di Mediterraneo in guerra dichiarata: anche la Libia – e con partner inusitati, come la Francia di Macron – sarebbe un terreno di conquista, dove continuare a dispiegare truppe ma soprattutto portare a conclusione affari a supporto di quelli europei. Sulla costa meridionale del Mediterraneo si sta chiudendo una fase in cui la Turchia con la sua potenza militare pulisce il terreno: truppe, armi, trattative con milizie, droni... forniture di ogni genere. Il 24 dicembre ci saranno nuove elezioni che faranno assurgere al potere un fantoccio manipolabile dalle forze occidentali, intente ad accaparrarsi appalti d'oro
L'entusiasmo è stato tale che Erdoğan, lasciata di corsa Bruxelles è andato a Baku a vedere la partita degli europei con Aliyev, vagheggiando una federazione tra nazioni dell'Asia centrale mentre viaggiavano tra cantieri intenti a cementificare il paese – tutte aziende edili turche: le prime 5 aziende che vincono più appalti in tutto il mondo e sono correlate mafiosamente con la famiglia di Erdoğan. Ciò che stupisce è l'apparizione dell'Armenia tra le nazioni che dovrebbero entrare nel gruppo di lavoro con Georgia, Azerbaijan, Iran, Russia e Turchia (dunque di nuovo il gruppo di Astana esteso, quindi una riedizione dell'approccio muscolare e non multilaterale, trumpiano e non bideniano).
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Autore OGzero - Orizzonti geopolitici
Organizzazione OGzero - Orizzonti geopolitici
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