Ep. #377 - LITIO, la guida definitiva
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Descrizione
Questa che vi presento oggi è una sota di Guida Definitiva al LITIO, il noto farmaco utilizzato per il trattamento delle oscillazioni dell'umore come ad esempio il disturbo bipolare e...
mostra di piùDel litio ne parlano tutti: in molti film, in molte canzoni, in molti libri.
I Nirvana, famosissimo gruppo grunge degli anni '90, hanno addirittura dato il nome "Lithium" ad un loto disco e il loro cantante, Kurt Cobain era un noto paziente bipolare che, purtroppo, ha commesso suicidio nel 1994.
Il litio (Li+) è un elemento chimico appartenente al gruppo 1 A del Sistema Periodico degli Elementi ed è pertanto un metallo alcalino.
È diffuso in natura come composto salificato ed in questa forma si ritrova in alcuni minerali, in alcune acque termali nonché nei tessuti biologici, prevalen- temente vegetali.
L’uso medico di acque minerali contenenti questo elemen- to risale al II sec. a.C., su consiglio di Sorano di Efeso, assai antecedente quindi alla classificazione dello ione avvenuta in Svezia nel 1818 ad opera di August Arfwedson, assistente di Berzelius, che trovò la sostanza in una pietra (dal greco: lithos).
Dopo che, agli inizi dell’800, James Parkinson, l’autore del trattato sulla paralisi tremante (morbo di Parkinson) propose di trattare la gotta e la calcolosi di acido urico con sostanze alcaline, a metà del secolo il litio divenne la principale terapia profilattica contro la diatesi di acido urico. L’ipotesi che nella patogenesi della mania fosse coinvolto l’acido uri- co e che l’elevata solubilità dell’urato di litio aiutasse a mantenere bassi i livelli di questo metabolita trovò molti consensi alla fine del secolo, sostenuta anche dalla invenzione dello spettroscopio a fiamma ad opera di Robert Bunsen e dalla conseguente larga diffusione di preparati commerciali a base di litio con le indicazioni più generiche.
Negli anni successivi alla II Guerra Mondiale, negli USA fu proposto l’uso del cloruro di litio in sostituzione del cloruro di sodio nella dieta dei soggetti ipertesi; allorché si regi- strarono diversi casi di decesso per intossicazione da litio, la Food and Drug Administration (FDA) bandì l’uso di tale sostanza e programmò una serie di lavori sperimentali sull’animale dai quali si dedusse la tossicità renale del litio, specie durante la deplezione di sodio. Lavori successivi che utilizzavano i nuovi fotometri a fiamma dimostrarono che fino alla concentrazione sierica di 1 mmol/l, il Li+ non era affatto tossico, ma ben tollerato. Contemporaneamente uno psichiatra australiano di nome John Cade, avendo osservato che il litio induceva uno sta- to di calma e scarsa reattività nei porcellini d’India, trattò alcuni suoi pazienti maniacali, depressi e schizofrenici agi- tati con sali di litio e nel 1949 pubblicò i primi risultati positivi sui maniacali.
Negli anni successivi iniziarono le sperimentazioni con il litio anche in Europa, in particolare in Inghilterra ed in Da- nimarca, grazie ai lavori di Hartigan e Baastrup, entrambi con il sostegno di Schou, ma la diffusione terapeutica fu molto lenta in quanto nel frattempo avevano fatto la loro comparsa sul mercato i primi neurolettici, da sempre competitori con il litio nella terapia antimaniacale.
Fu dal 1970 in poi, dopo una serie di studi controllati sull’efficacia e la tollerabilità del farmaco che convinsero anche la FDA, che il litio fu riconosciuto come terapia specifica per il trattamento e la prevenzione del Disturbo Bipolare.
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