Cosa ci insegna la fine del matrimonio di Francesco Totti e Ilary Blasi
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Ci sono ruoli che decidiamo di interpretare più o meno consapevolmente, armati di maschere e maquillage controlliamo perfettamente le parole e i gesti per essere gli attori perfetti no matter what o per dirla alla Draghi whatever it takes. Ci sono panni che non si mette mai di svestire, anche quando cala il sipario, perché the show must go on, eppure a volte basta un trigger, un minuscolo e apparentemente innocuo fattore che scatta, fa saltare il tappo e la verità dirompe a fiumi. Ed è esattamente quello che è accaduto nelle ultime 24 ore con la notizia della fine del matrimonio di Francesco Totti e Ilary Blasi.
Perché diciamolo, questa notizia ha fatto cadere parecchie maschere. Intanto già il fatto che sia una notizia, è una notizia. Normalmente infatti non è una notizia che un calciatore lasci la velina con cui si è messo, anche se si è sposato. È un mondo fatto di soldi, selfie scattati alla chiappa marmorea sullo yacht a Portofino, soldi, fama, successo, botulino, e ancora soldi. E non fa certo notizia che l'ultima coppia nata in questo contesto scoppi. Ma Ilary e Totti non sono l'ultima coppia, sono insieme da venti anni, da prima che avessimo lo smartphone in tasca, da prima dei social, quando esistevano le chiavette Usb, i pasti in famiglia e persino la privacy.
UNA COPPIA ABBASTANZA NORMALE
Si sono sposati ad un età in cui oggi ti consigliano di fare tutto pur di non sposarti, [...] 29 anni lui, 24 lei. Lei era pure incinta (ed evidentemente non ha abortito) e in una Italia in cui non si fanno più figli (e anzi, le coppie senza figli, dati Istat, superano ormai quelle con prole), il pupone e la letterina hanno fatto il doppio della media dei figli che nascono per coppia nel nostro Paese. Oltre ad essere ricchi sono pure belli, biondi, simpatici e sono popolari, vengono da quella che qualcuno chiama con disprezzo la "Roma coatta" e questo li ha resi più vicini alla gente comune.
Sono entrati nell'immaginario collettivo come Sandra e Raimondo, come Romina e Al Bano ed esattamente come per loro in queste ore è stato un florilegio di messaggi di un unico segno: dispiacere. Perché anche gli attori più navigati, quelli che mantengono sempre il controllo e che non perdono occasione di ripetere che il matrimonio è un orpello del passato, la famiglia tradizionale un concetto obsoleto da superare con qualcosa di più "inclusivo" o "libero" o "gender fluid", la fedeltà è innaturale nella "specie animale" e il divorzio una conquista di civiltà irrinunciabile, alla fine di fronte alla fine della storia di Ilary e Totti non possono che essere dispiaciuti. E non lo hanno potuto nascondere.
Ecco perché già l'altro ieri i canali di notizie in tv non facevano che aspettare il comunicato ufficiale dell'annuncio della "fine della favola", come in molti la hanno ribattezzata, perché nessuno ci voleva credere, anche se gli elementi da tempo c'erano tutti. Ecco perché ieri la notizia è finita sulle prime pagine di tutti i giornali nonostante la guerra, la pandemia, la crisi dei prezzi e la siccità. Ci sarebbe finita anche con le cavallette e perché? Perché è un finale che rattrista, addolora, dispiace, appunto. E sui social il dispiacere si è riversato come non mai: «Ora capisco cosa provarono i miei quando si lasciarono Romina e Albano», «Ma ora come faccio a credere nel vero amore?», «Erano la mia ancora di salvezza, la mia certezza».
LA FAMIGLIA UNITA È PIÙ BELLA, PIÙ FELICE, GIUSTA E COMPIUTA
Perché, diciamolo per una volta, ammettiamolo, anzi tutti pensano l'indicibile: ovvero che la famiglia unita sia più bella, più felice, giusta e compiuta. Tutti pensano e tutti sanno che la separazione è un dolore, uno strappo, un'atrocità che ha ben poco il sapore della "conquista di civiltà". E di fronte ad una separazione in pochi hanno saputo trattenere la verità, che è scappata giù come una lacrimuccia.
Tra le poche eccezioni vince il premio acidità 2022 Natalia Aspesi, che su Repubblica firma il suo commento dal titolo: «Totti e Blasi, l'addio è ufficiale. Finisce la favola, evviva la normalità», perché ovviamente la normalità è lasciarsi e soprattutto festeggiare. «Perché è la storia di una coppia tradizionale, niente di moderno - scrive - composta da un uomo e una donna, con tre figli (17, 15, 6 anni), che dopo 17 anni di matrimonio ce la fa ad uscire dalla prigione dei doveri della celebrità e dalla fallace promessa del per sempre: e riesce a prendere una decisione impopolare (secondo il popolo che vuole sante le celebrità), e per loro certamente dolorosa e segno di un privato fallimento, ma anche di scelta di normalità, quindi di libertà».
Non c'è niente di moderno, dice, non sono nemmeno "inclusivi" come la celebrata coppia Pascale - Turci, non hanno un figlio gender fluid come Brad Pitt e Angelina Jolie, sono "tradizionali", quindi che si lascino pure come fanno "le persone normali". Solo che, cara Aspesi, le persone normali sono dispiaciute di questo annuncio, non festeggiano questa separazione, anzi soffrono e lo dicono, il Pupone e la velina hanno fatto cadere le maschere, e gli italiani, in fondo, sperano che presto possano tornare ad essere una famiglia unita. Sarebbe un'altra grande notizia.
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Autore | BastaBugie |
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