Chiara Bussi in Carbone

16 nov 2023 · 3 min. 38 sec.
Chiara Bussi in Carbone
Descrizione

voce narrante Aisling Lenti Ritratti di Ferdinando Rossaro! Era il 1919... Che belli questi ragazzi, Lina, un dolce volto incorniciato da lunghi capelli biondi, e Dino, dall'aria scanzonata... Le iscrizioni...

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voce narrante Aisling Lenti

Ritratti di Ferdinando Rossaro! Era il 1919... Che belli questi ragazzi, Lina, un dolce volto incorniciato da lunghi capelli biondi, e Dino, dall'aria scanzonata... Le iscrizioni sui due dipinti li dicono “benefattori”, ma non sono loro ad aver donato all'Ospedale l'ingente somma di 45.000 lire, che oggi corrisponderebbe alla gifra di 75.000 Euro circa; fui io, Chiara Bussi, la donatrice e loro sono i miei amatissimi figli. Non ho voluto essere io l'effigiata, non mi importava di dar memoria del mia generosità. Invece tenevo a che Carolina e Dino fossero consegnati per sempre alla vista dei posteri; una sorta di immortalità volli creare per loro, come per mio marito, Edoardo Carbone, anche lui ritratto in un terzo dipinto. E' stato un gesto di opposizione, il mio, alla nuda realtà della loro prematura scomparsa, un risarcimento all'agonia della loro perdita. Se ne andò per prima Lina, nel 1904, a soli 12 anni. Fu terribile, ma la vita continuò; avevamo il piccolo Dino, cinquenne da far crescere, e mio marito il suo prezioso lavoro di argentiere. Nel 1909 ci trasferimmo dall'abitazione in Casa Pasta, agli inizi della via Duomo, all'abitazione in via Antonio Borgogna, davanti al museo, annettendo ad essa il laboratorio di argenteria. Fu nel 1918 che Edoardo, all'età di 56 anni, morì. Ebbene Dino, avendo imparato il mestiere da mio marito, avrebbe proseguito l'attività in proprio... Invece no, tre mesi soltanto passarono, in quell'anno infame, che il mio Bernardino, era il 30 di agosto e lui aveva 19 anni, raggiunse il padre e mi lasciò sola. Era il 3 ottobre quando scrissi all'Ospedale di voler costituire un posto da incurabile e due da cronico, intitolandoli ai miei familiari. Che altro la mia disperazione poteva fare, se non virare in carità cristiana i forti sentimenti che avrebbero finito per lacerarmi? In perpetuo ora vivranno nella vostra ammirazione. Quanto a me, morii proprio in Ospedale nel 1925 e da allora sono finalmente, di nuovo, in loro compagnia.
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Autore Città di Vercelli
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