Chi è il logopedista? Cosa fa nella stanza con mio figlio?

21 nov 2019 · 4 min. 44 sec.
Chi è il logopedista? Cosa fa nella stanza con mio figlio?
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Il primo incontro con la logopedista desta sempre qualche preoccupazione nei genitori. Ci si domanda cosa accadrà all’interno della stanza, se verranno somministrati test difficili o noiosi e come riuscirà...

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Il primo incontro con la logopedista desta sempre qualche preoccupazione nei genitori. Ci si domanda cosa accadrà all’interno della stanza, se verranno somministrati test difficili o noiosi e come riuscirà il bambino ad affrontare questo stress.

A volte le paure dei genitori vengono trasmesse ai bambini, rendendo l’approccio più difficoltoso. Per cancellare ogni ansia e preoccupazione, facciamo chiarezza e scopriamo insieme cosa accade durante il primo incontro di logopedia.

Quando un bambino incontra il logopedista per la prima volta, è naturale che sia diffidente. Ha davanti a sé un estraneo e non sa bene cosa aspettarsi. L’obiettivo principale del logopedista è quello di creare un rapporto di empatia e farsi avvicinare dal bambino con naturalezza.

Cosa vuol dire esattamente empatia? È la capacità di comprendere cosa il bambino o il ragazzo stia provando. Si tratta di un’abilità sociale molto importante per un logopedista. Solo quando riesce a comprendere appieno lo stato d’animo del bambino, può buttare giù il muro di diffidenza e aiutare il piccolo a lasciare spazio alla sua spontaneità.

Durante i primi incontri con il logopedista, si cercherà quindi di instaurare un legame emotivo con il bambino e iniziare a comunicare con lui. A volte sarà una comunicazione fatta solo di gesti, sorrisi e gioco. In ogni caso si tratta di una fase fondamentale per trasmettere fiducia al bambino e metterlo pienamente a suo agio.

Una delle paure più frequenti di chi affronta il primo incontro con il logopedista, è quella di pensare che gli esercizi siano didattici noiosi e ripetitivi. In realtà gli incontri sono sempre piacevoli e divertenti, perché è attraverso il gioco che il logopedista riesce ad “agganciare” il bambino. In queste prime fasi è importante che il bimbo si senta sereno e anche gli esercizi di impostazione dei suoni passano in secondo piano.

La terapia ha sempre un’impostazione ludica e mai noiosa. I giochi vengono scelti con l’obiettivo di acquisire determinate competenze, come l’ascolto, la capacità di imitazione e di saper strutturare un gioco di finzione. Col tempo tra il bimbo e il logopedista si instaurerà un bel rapporto di complicità, indispensabile perché il piccolo collabori attivamente.

I genitori spesso non sanno che la terapia è impostata sotto forma di gioco e l’attesa del primo incontro con il logopedista viene vissuta con ansia. Queste preoccupazioni vengono trasmesse al bambino, che arriva impaurito al primo appuntamento.

Cosa può fare il genitore per aiutare il figlio a vincere le sue paure? La strategia migliore è parlare di quello che succederà. Potrà raccontargli che attraverso dei giochi divertenti imparerà cose nuove. Il genitore, che ha già conosciuto il professionista durante il primo colloquio gratuito, potrà anche parlargli del logopedista.

Quando il bambino scoprirà di cosa si tratta e chi lo accompagnerà in questo percorso, si sentirà molto più sereno. Appena arrivato al primo incontro con il logopedista, i sorrisi, le pareti colorate e i giochi cancelleranno ogni preoccupazione.

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Autore Valentina Chiarelli
Organizzazione Valentina Chiarelli
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