Ferro sulla carne, forza ed attrito: il regolatore del mio essere implacabile, che trova la sua verità nel dolore è il chiodo. Lui mi ricorda chi sono.Lo scrittore marchigiano Alessandro Morbidelli ai microfoni di Radio Incredibile ci racconta del suo ultimo splendido romanzo I figli dei chiodi (ed. Vallecchi). Avvincente, crudo, spietato, struggente che non lascia scampo al rischio di leggerlo tutto di un fiato.
Il noir è un’occasione per raccontare la realtà senza rimanere troppo confinati nei propri limiti. Mi piace raccontarla in tutte le sue forme, in tutte le sue luci e soprattutto ombre.
E tutti i suoi personaggi sono così ben costruiti e caratterizzati da una vividezza tale da apparirci -appunto- reali, vivi in mezzo a noi, così come reale è l’orribile vicenda di cronaca (avvenuta nel 1989) che ha dato l’abbrivio e l’ispirazione al romanzo.I figli dei chiodi racconta il tradimento degli adulti a danno dei piccoli, in particolare di cinque bambini, cinque amici che vedono la loro fanciullezza tranciata dalla brutalità adulta, costretti dalle “regole dei grandi” ad abdicare precocemente alla spensieratezza, all’ ignoranza del male propria dell’infanzia. Ci sono figli e figli però, figli dei capi e figli degli ultimi, e la differenza c’è e si vede. Ma sono tutte anime innocenti che vorresti proteggere e salvare ad ogni riga letta, che ti bucano il cuore e feriscono gli occhi.
Li seguiamo dall’infanzia all’età adulta in una parabola umana dentro ad un mondo dove tenero e aspro, vita e morte, amore e odio, sogni e cruda realtà si intrecciano in un avvicendamento narrativo di grande stile.
Mi piacciono le storie che si muovono, – dice Alessandro. E ne “I figli dei chiodi” tutto è movimento:
si agitano le vicende dei suoi personaggi le cui vite sono potentemente avviluppate tra loro e a ciò al quale sono destinate;
si agita la narrazione che procede con impeto in luoghi e tempi diversi in un alternarsi -mirabilmente costruito- tra Nord e Sud, tra il 1989 e il 2018;
si smuovono costantemente e con forza, attraverso la storia e la scrittura del suo autore, pensieri ed emozioni intensi che si impadroniscono del lettore in costante tensione e partecipazione.
Ed anche là dove la sorte sembra inesorabile, passo dopo corsa, carezza dopo ferita, si avanza con la potenza della speranza e dell’amore verso la (ri)scoperta del sé, del possibile cambiamento e della salvezza.
Questa carezza. È una sentenza. Dalle carezze non si torna mai indietro.Articolo e intervista a cura di Sonia Loffreda