Auto

16 nov 2021 · 3 min. 58 sec.
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Verso la fine dell’Ottocento, uno spettro si aggirava sulle strade d’Europa. Lo spettro, fragoroso e concreto, dell’automobile. Essa poneva diversi problemi di carattere amministrativo e sociale, a causa degli incidenti...

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Verso la fine dell’Ottocento, uno spettro si aggirava sulle strade d’Europa. Lo spettro, fragoroso e concreto, dell’automobile.
Essa poneva diversi problemi di carattere amministrativo e sociale, a causa degli incidenti che si verificavano per tre ragioni: in primo luogo, l’aumento delle vetture in circolazione; poi, l’insufficienza della rete viaria; infine, l’inesistenza di un codice stradale vero e proprio. Gli stati europei si impegnarono a risolvere questi problemi. Sullo scorcio del secolo, idearono un sistema per attribuire ai mezzi una targa identificativa. L’Italia iniziò a usare le targhe nel 1898. Nel 1927, istituì il Pubblico Registro Automobilistico o “P.R.A.”. Nel 1933, lo Stato italiano varò un primo codice organico di norme stradali, che andava a riassumere e integrare l’insieme di leggi e regolamenti precedenti, alcuni risalenti ancora all’Ottocento. Questo primo codice venne rinnovato una prima volta nel 1959 e nuovamente nel 1992. In merito a queste problematiche ci si avvalse anche delle competenze delle assicurazioni, in primis Generali.
Quella dell’auto era una sfida che la Compagnia era impaziente di raccogliere.
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Autore Generali Italia
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