30 - Rimborsabilità di pembrolizumab per pazienti affette da tumore della cervice uterina persistente, recidivato o metastatico all’esordio
1 set 2023 ·
2 min. 54 sec.
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Descrizione
A cura di Silvia Puglisi Sulla base dei risultati positivi ottenuti in altri tipi di neoplasie, anche nel tumore della cervice uterina sono stati condotti numerosi studi volti a valutare...
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A cura di Silvia Puglisi
Sulla base dei risultati positivi ottenuti in altri tipi di neoplasie, anche nel tumore della cervice uterina sono stati condotti numerosi studi volti a valutare l'efficacia dell'immunoterapia, inizialmente come monoterapia e successivamente in combinazione. Ad ASCO 2023, sono stati presentati i dati maturi di OS dello studio KEYNOTE 826.
Con un follow-up mediano di 40 mesi, è emerso che per le pazienti con carcinoma squamoso della cervice l'aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia a base di platino in prima linea incrementa l’OS nell’ITT population (passando da 16,8 mesi a 26,4 mesi con un HR di 0,61), ma soprattutto nelle pazienti con punteggio CPS maggiore o uguale a 1 (dove la mOS passa da 16,5 mesi a 28,6, HR 0,60) e in quelle con CPS score maggiore o uguale a 10 (dove si passa da una mOS di 17,4 mesi a 29,6 mesi, HR 0,58).
Sulla base di questi risultati positivi, il 10 luglio 2023 è stata approvata la rimborsabilità di pembrolizumab in combinazione a chemioterapia con o senza bevacizumab, per pazienti affette da tumore della cervice uterina persistente, ricorrente o metastatico, con espressione di PDL1 con CPS maggiore o uguale a 1.
Quale rilevanza pratica di questa novità?
I dati dello studio KEYNOTE 826 dimostrano come la combinazione di chemioterapia + pembrolizumab (+/- bevacizumab) sia destinata a diventare il nuovo standard terapeutico in questo setting, con un beneficio in termini di sopravvivenza, soprattutto per le pazienti con CPS maggiore o uguale a 1. Ad oggi quindi, per queste pazienti è possibile utilizzare l’immunoterapia sia in I linea (dove è disponibile pembrolizumab), sia in II linea, a progressione da terapia a base di platino: in questo setting è disponibile cemiplimab a uso nominale, indipendentemente dal livello di PDL1.
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Sulla base dei risultati positivi ottenuti in altri tipi di neoplasie, anche nel tumore della cervice uterina sono stati condotti numerosi studi volti a valutare l'efficacia dell'immunoterapia, inizialmente come monoterapia e successivamente in combinazione. Ad ASCO 2023, sono stati presentati i dati maturi di OS dello studio KEYNOTE 826.
Con un follow-up mediano di 40 mesi, è emerso che per le pazienti con carcinoma squamoso della cervice l'aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia a base di platino in prima linea incrementa l’OS nell’ITT population (passando da 16,8 mesi a 26,4 mesi con un HR di 0,61), ma soprattutto nelle pazienti con punteggio CPS maggiore o uguale a 1 (dove la mOS passa da 16,5 mesi a 28,6, HR 0,60) e in quelle con CPS score maggiore o uguale a 10 (dove si passa da una mOS di 17,4 mesi a 29,6 mesi, HR 0,58).
Sulla base di questi risultati positivi, il 10 luglio 2023 è stata approvata la rimborsabilità di pembrolizumab in combinazione a chemioterapia con o senza bevacizumab, per pazienti affette da tumore della cervice uterina persistente, ricorrente o metastatico, con espressione di PDL1 con CPS maggiore o uguale a 1.
Quale rilevanza pratica di questa novità?
I dati dello studio KEYNOTE 826 dimostrano come la combinazione di chemioterapia + pembrolizumab (+/- bevacizumab) sia destinata a diventare il nuovo standard terapeutico in questo setting, con un beneficio in termini di sopravvivenza, soprattutto per le pazienti con CPS maggiore o uguale a 1. Ad oggi quindi, per queste pazienti è possibile utilizzare l’immunoterapia sia in I linea (dove è disponibile pembrolizumab), sia in II linea, a progressione da terapia a base di platino: in questo setting è disponibile cemiplimab a uso nominale, indipendentemente dal livello di PDL1.
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Autore | ACCMED |
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