3 - Venivano dal mare, andavano su al cielo
17 apr 2024 ·
17 min. 48 sec.
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Descrizione
Ep. 3: Venivano dal mare (Testo e voce di Eleonora Andrighetto) Venivano dal mare, andavano su al cielo. Traghettate dall’acqua che saliva da fondo valle, fluttuavano morbide tra i pruni...
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Ep. 3: Venivano dal mare
(Testo e voce di Eleonora Andrighetto)
Venivano dal mare, andavano su al cielo. Traghettate dall’acqua che saliva da fondo valle, fluttuavano morbide tra i pruni come avrebbero fatto tra dei coralli, in un mondo lontano dal nostro. Spesso le osservavo danzare con le loro lunghe chiome filamentose sul terriccio bagnato: sollevavano mulinelli e si portavano dietro una memoria di polvere. Tracciavano scie, come di pance di serpenti.
Durante il giorno le creature parevano dormire, respirando basse sui campi di lavanda verso Bardi, ma al crepuscolo si risvegliavano e, mentre all’orizzonte si assopiva il sole, galleggiavano tra i salici fino alle fronde più alte, come a godere delle carezze delle foglie. Poi, cariche di una luminescenza lattiginosa e violetta, salivano verso lo specchio lucido che si stende sul borgo, esibendosi in una lenta sequenza di sussulti, sincopati come energiche inspirazioni. Per tutta la notte se ne stavano lì, sospese come lune, dove la superficie dell’acqua impediva loro di proseguire oltre il proprio viaggio.
Venivano dal mare, mi raccontava la Lina, ma andavano sicuramente su al cielo. Nessuno sapeva da dove venissero, né perché si ostinassero proprio verso quella dimensione che, a noi come a loro, rimaneva negata. Trasparenti e silenziose come innocui fantasmi, quelle visitatrici non avevano desiderio né bisogno di comunicare con noi. Creature di passaggio, si limitavano a ondeggiare tra i frutteti e i camini senza arrecare alcun danno o disturbo, e anche se quasi nulla del nostro quotidiano era mutato, da quando erano apparse a Osacca l’acquaria tutt’intorno aveva preso a mormorare di una corrente frizzante, come viva. Presto e allo stesso modo, aveva iniziato a mormorare il borgo.
Al loro arrivo - fu almeno sette anni fa sul finire della primavera - nessuno si aspettava che si sarebbero fermate così a lungo. Quando capimmo che erano pacifiche e intenzionate a rimanere in paese, cominciammo istintivamente a immaginare per loro un passato e un futuro. Venivano dal mare e andavano su al cielo: su questo eravamo tutti d’accordo. Era intorno alle loro origini, che il borgo si divideva.Alcuni romantici credevano che Osacca le avesse affascinate a tal punto che, anche se erano arrivate solo di passaggio, avevano infine deciso di rimanere per sempre. Altri invece dicevano che probabilmente stavano solo aspettando qualcosa: un segnale, un momento preciso, un fenomeno-portale… qualcosa insomma; anche se nessuno sapeva dire che cosa.Secondo altri ancora la loro improvvisa apparizione era stata una manifestazione divina, tanto che un gruppetto di fanatici aveva fondato un culto e si radunava ogni giorno all’alba sul promontorio della chiesa per guardarle discendere verso i campi di lavanda, dove andavano a riposare dopo le loro sortite notturne al limite della superficie. Da lì, i fedeli estasiati le salutavano con riverenza e attesa, allo stesso modo in cui si veneravano un tempo i tramonti o il sorgere del sole. Mute come divinità arcaiche, quelle li ignoravano.
Dal canto mio, io non avevo mai pensato che quelle creature avessero delle proprietà magiche o divine, come credevano Vito e quelli del Promontorio. Come tanti altri in paese le ritenevo delle semplici passanti, delle fluttuanti pellegrine che per qualche motivo avevano scelto Osacca per restare un po’ più a lungo a recuperare le forze. Noi le lasciavamo fare. Quali che fossero le loro reali intenzioni, dato che ormai abitavano la nostra acquaria da anni, ma sembravano sempre sognare di andarsene senza riuscire a trovare un modo per farlo, Lina e io, dopo i primi mesi, avevamo preso l’abitudine di chiamarle le Smarrite.
Oggi, la gran parte dei paesani chiama le creature con il nome che è stato dato loro per gli atti ufficiali, e cioè Funghe, ma anche se sono passati anni dal loro arrivo, si continua a discutere sul loro nome: ci sono quelli del Promontorio, che si ostinano a chiamarle “Messaggere”; poi ci sono i conformisti, e ovviamente ci siamo Lina e io, che a scuola abbiamo lanciato una vera e propria moda, per cui adesso tutti i ragazzi e le ragazze di Osacca le chiamano “le Smarrite”.
Podcast ideato, scritto e registrato nell'ambito di Oltrepasso 2023, residenza artistica nel villaggio di Osacca (PR).
Musica di:
Sabina Hansen - Clarinetto
Alessio Dal Checco - Sax, elettronica
Giovanni Di Bella - Tromba, chitarra elettrica
Sebastiano Ratti - Violoncello, elettronica
Serena Carapellese - Violoncello
Marco Minoia - Synth, Voce
Marco Bussi - Synth
Alberto Leoni - Synth, piano
Marco Nardella - Piano
Matteo Cenerini - Chitarra elettrica
Pieraldo Cassanelli - Chitarra elettrica
Testi di:
Eleonora Andrighetto
Davide Longo Langella
Lorenzo Manenti
Davide Rigamondi
Mastering e mixaggio: Sebastiano Ratti
Da un'idea di: Giorgio Kralkowski
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(Testo e voce di Eleonora Andrighetto)
Venivano dal mare, andavano su al cielo. Traghettate dall’acqua che saliva da fondo valle, fluttuavano morbide tra i pruni come avrebbero fatto tra dei coralli, in un mondo lontano dal nostro. Spesso le osservavo danzare con le loro lunghe chiome filamentose sul terriccio bagnato: sollevavano mulinelli e si portavano dietro una memoria di polvere. Tracciavano scie, come di pance di serpenti.
Durante il giorno le creature parevano dormire, respirando basse sui campi di lavanda verso Bardi, ma al crepuscolo si risvegliavano e, mentre all’orizzonte si assopiva il sole, galleggiavano tra i salici fino alle fronde più alte, come a godere delle carezze delle foglie. Poi, cariche di una luminescenza lattiginosa e violetta, salivano verso lo specchio lucido che si stende sul borgo, esibendosi in una lenta sequenza di sussulti, sincopati come energiche inspirazioni. Per tutta la notte se ne stavano lì, sospese come lune, dove la superficie dell’acqua impediva loro di proseguire oltre il proprio viaggio.
Venivano dal mare, mi raccontava la Lina, ma andavano sicuramente su al cielo. Nessuno sapeva da dove venissero, né perché si ostinassero proprio verso quella dimensione che, a noi come a loro, rimaneva negata. Trasparenti e silenziose come innocui fantasmi, quelle visitatrici non avevano desiderio né bisogno di comunicare con noi. Creature di passaggio, si limitavano a ondeggiare tra i frutteti e i camini senza arrecare alcun danno o disturbo, e anche se quasi nulla del nostro quotidiano era mutato, da quando erano apparse a Osacca l’acquaria tutt’intorno aveva preso a mormorare di una corrente frizzante, come viva. Presto e allo stesso modo, aveva iniziato a mormorare il borgo.
Al loro arrivo - fu almeno sette anni fa sul finire della primavera - nessuno si aspettava che si sarebbero fermate così a lungo. Quando capimmo che erano pacifiche e intenzionate a rimanere in paese, cominciammo istintivamente a immaginare per loro un passato e un futuro. Venivano dal mare e andavano su al cielo: su questo eravamo tutti d’accordo. Era intorno alle loro origini, che il borgo si divideva.Alcuni romantici credevano che Osacca le avesse affascinate a tal punto che, anche se erano arrivate solo di passaggio, avevano infine deciso di rimanere per sempre. Altri invece dicevano che probabilmente stavano solo aspettando qualcosa: un segnale, un momento preciso, un fenomeno-portale… qualcosa insomma; anche se nessuno sapeva dire che cosa.Secondo altri ancora la loro improvvisa apparizione era stata una manifestazione divina, tanto che un gruppetto di fanatici aveva fondato un culto e si radunava ogni giorno all’alba sul promontorio della chiesa per guardarle discendere verso i campi di lavanda, dove andavano a riposare dopo le loro sortite notturne al limite della superficie. Da lì, i fedeli estasiati le salutavano con riverenza e attesa, allo stesso modo in cui si veneravano un tempo i tramonti o il sorgere del sole. Mute come divinità arcaiche, quelle li ignoravano.
Dal canto mio, io non avevo mai pensato che quelle creature avessero delle proprietà magiche o divine, come credevano Vito e quelli del Promontorio. Come tanti altri in paese le ritenevo delle semplici passanti, delle fluttuanti pellegrine che per qualche motivo avevano scelto Osacca per restare un po’ più a lungo a recuperare le forze. Noi le lasciavamo fare. Quali che fossero le loro reali intenzioni, dato che ormai abitavano la nostra acquaria da anni, ma sembravano sempre sognare di andarsene senza riuscire a trovare un modo per farlo, Lina e io, dopo i primi mesi, avevamo preso l’abitudine di chiamarle le Smarrite.
Oggi, la gran parte dei paesani chiama le creature con il nome che è stato dato loro per gli atti ufficiali, e cioè Funghe, ma anche se sono passati anni dal loro arrivo, si continua a discutere sul loro nome: ci sono quelli del Promontorio, che si ostinano a chiamarle “Messaggere”; poi ci sono i conformisti, e ovviamente ci siamo Lina e io, che a scuola abbiamo lanciato una vera e propria moda, per cui adesso tutti i ragazzi e le ragazze di Osacca le chiamano “le Smarrite”.
Podcast ideato, scritto e registrato nell'ambito di Oltrepasso 2023, residenza artistica nel villaggio di Osacca (PR).
Musica di:
Sabina Hansen - Clarinetto
Alessio Dal Checco - Sax, elettronica
Giovanni Di Bella - Tromba, chitarra elettrica
Sebastiano Ratti - Violoncello, elettronica
Serena Carapellese - Violoncello
Marco Minoia - Synth, Voce
Marco Bussi - Synth
Alberto Leoni - Synth, piano
Marco Nardella - Piano
Matteo Cenerini - Chitarra elettrica
Pieraldo Cassanelli - Chitarra elettrica
Testi di:
Eleonora Andrighetto
Davide Longo Langella
Lorenzo Manenti
Davide Rigamondi
Mastering e mixaggio: Sebastiano Ratti
Da un'idea di: Giorgio Kralkowski
Informazioni
Autore | Akuatica - Oltrepasso 2023 |
Organizzazione | Oltrepasso |
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