3' grezzi Ep. 6 Avantieri e dopodomani
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Descrizione
Lo sanno tutti che le parole esistenti in una lingua condizionano il modo di pensare di chi le parla. E se fosse invece il contrario? Cerco di spiegarmi meglio in...
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Avete presente 'avantieri' e 'dopodomani'? Ci sono certe lingue che non hanno queste parole, ad esempio in inglese se voglio dire 'avantieri' devo dire 'il giorno prima di ieri', devo usare diverse parole allo stesso modo se voglio dire 'dopodomani' devo dire 'the day after tomorrow'. Però diciamo che più in generale in inglese si dice 'in two days' o 'two days ago'. Ci sono certe lingue invece che oltre ad avere, così come abbiamo noi in italiano, i termini 'dopodomani' e 'avantieri' ne hanno anche degli altri, molto interessanti.
Ecco, il giapponese ha non solo 'avantieri' e 'dopodomani' ma ha anche i corrispettivi per indicare lo stesso lasso di tempo però riferito alla settimana, quindi in giapponese c'è una parola, un termine che significa 'la settimana scorsa' e ce n'è un altro che significa 'la settimana prossima'. Non solo, ma c'è anche un termine che significa 'il mese scorso' quindi un'unica parola che significa il mese scorso, e un'unica parola che significa 'il mese prossimo' e - surprise! - ce n'è anche uno in giapponese che significa che vuol dire 'l'anno scorso' e 'l'anno prossimo'. Perché vi sto dicendo queste cose? Perché le trovo assolutamente affascinanti e mi chiedo anche che impatto abbiano, che impatto abbia l'esistenza di questi termini nella lingua, quando le persone crescono, quando da bambini si impara la lingua, perché insieme alla lingua si imparano anche i concetti.
Me lo sono chiesta perché mi rendo conto che aveva ragione Goethe quando diceva noi siamo tante persone quante lingue parliamo. Io lo prendo proprio alla lettera. Io mi rendo conto, quando ascolto la mia voce, che la mia voce è completamente diversa se parlo in italiano, se parlo in inglese o se parlo in tedesco, che sono le tre lingue che parlo, diciamo, bene. E questo anche se dico esattamente le stesse cose. Se traduco una cosa e la leggo prima in una lingua e poi nell'altra, cambia proprio il mio tono di voce, il ritmo del suono, eccetera. E quindi mi sono chiesta che impatto avrà il fatto che i giapponesi abbiano avuto la necessità di creare delle parole specifiche, quindi parole pronte da usare per non perder tempo a dire tante cose, volevano un termine unico che indicasse questi concetti.
Poi però mi sono resa conto che forse è esattamente il contrario: non è il fatto che questi termini esistano a dare un certo modo di pensare ai giapponesi, ma è proprio perché i giapponesi pensano in quel modo che hanno avuto bisogno di creare, di coniare questi termini così precisi. Vabbè, sono arrivata a 3 minuti.
Informazioni
Autore | M. Cristina Marras |
Organizzazione | M. Cristina Marras |
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