12 VITA – L’antispecismo galoppa

12 set 2022 · 4 min. 3 sec.
12 VITA – L’antispecismo galoppa
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Non mancano di suscitare quanto meno perplessità i due titoli affiancati sul numero di settembre del mensile Con, edito dalla Coop, alle pagine 36 e 37. Titoli, che cozzano l’uno...

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Non mancano di suscitare quanto meno perplessità i due titoli affiancati sul numero di settembre del mensile Con, edito dalla Coop, alle pagine 36 e 37. Titoli, che cozzano l’uno contro l’altro. Sulla facciata di destra, «Il diritto all’aborto negato anche online» e, su quella di sinistra, «Mettere fine alla strage dei pulcini maschi».

Nel primo articolo non una bioeticista, nemmeno una filosofa od una sociologa, bensì una «docente ed esperta di comunicazione web», come viene presentata, ovvero la professoressa Alessandra Farabegoli, definisce «inquietante», dopo la famosa sentenza della Corte Suprema americana, che, negli Stati Usa ove l’aborto sia stato bandito per legge, le autorità possano richiedere l’accesso ai dati individuali, per capire chi vi si sia sottoposto e chi no attraverso le app per il monitoraggio del ciclo, quelle per la geolocalizzazione presso cliniche abortiste di altri Stati e l’eventuale acquisto di medicinali abortivi. Perciò «le attiviste pro-choice hanno iniziato a consigliare di interrompere» quelle app, «senza limitarsi a disinstallarle dallo smartphone, ma richiedendo la cancellazione completa dei dati del proprio account». Esse temono anche quei gruppi pro-life, che fanno ricorso a database commerciali «per indirizzare le loro campagne a donne, i cui comportamenti lascino presumere l’intenzione di abortire»: sia mai che qualcuna di queste possa ripensarci e salvare la vita del figlio, che tiene in grembo! La professoressa Farabegoli conclude prevedibilmente il proprio articolo con l’appello, da donna a donne, a «continuare a impegnarci per difendere e ampliare i nostri diritti».

Dopo tanto accanimento a favore dell’aborto lascia perplessi il vigore con cui, nella pagina accanto, ci si scaglia invece contro «l’uccisione dei pulcini maschi nelle filiere delle galline ovaiole», perché «considerati “scarti” improduttivi», definendola una «prassi inutile e crudele». Lo stridore tra le due notizie è evidente. Com’è possibile che ai pulcini maschi si voglia riconoscere quel diritto alla vita che viceversa viene negato ai bambini nel grembo materno? Com’è possibile definire «prassi inutile e crudele» l’eliminazione dei pulcini e non l’aborto? Com’è possibile inorridire per il fatto che i pulcini vengano definiti «scarti improduttivi» e non per il fatto che i piccoli umani abortiti vengano considerati nelle cliniche e negli ospedali «materiale organico di scarto»?
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Autore radioromalibera.org
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